Codice Civile art. 890 - Distanze per fabbriche e depositi nocivi o pericolosi.Distanze per fabbriche e depositi nocivi o pericolosi. [I]. Chi presso il confine, anche se su questo si trova un muro divisorio, vuole fabbricare forni, camini, magazzini di sale, stalle e simili, o vuol collocare materie umide o esplodenti o in altro modo nocive, ovvero impiantare macchinari, per i quali può sorgere pericolo di danni, deve osservare le distanze stabilite dai regolamenti e, in mancanza, quelle necessarie a preservare i fondi vicini da ogni danno alla solidità, salubrità e sicurezza [844]. InquadramentoLa norma in commento si preoccupa di disciplinare il posizionamento di manufatti lato sensu nocivi e pericolosi. Nello specifico, se qualcuno intenda, presso il confine, anche se su questo si trova un muro divisorio, fabbricare forni, camini, magazzini di sale, stalle e simili, o collocare materie umide o esplodenti o in altro modo nocive, oppure impiantare macchinari, per i quali possa sorgere pericolo di danni, deve osservare le distanze stabilite dai regolamenti e, in mancanza, quelle necessarie a preservare i fondi vicini da ogni danno alla solidità, salubrità e sicurezza. Si ritiene che tale disposizione in tema di distanze legali, volta a preservare il vicino da ogni possibile danno insito nella destinazione della costruzione, contenga una elencazione meramente esemplificativa. Peraltro, anche il termine “regolamenti” richiamato in essa va inteso in senso estensivo comprensivo non solo dei regolamenti generali e di quelli particolari, ma anche della normativa generale dettata in tema di distanze per fabbriche e depositi nocivi o pericolosi. La norma de qua attribuisce al vicino una tutela immediata e diretta per il rispetto delle distanze prescritte e, quindi, la possibilità di chiedere ai sensi dell'art. 872, comma 2, la riduzione in pristino indipendentemente dallo stabilire se tali norme regolamentari o regionali siano integrative o non delle disposizioni del codice civile. Esemplificatività dell'elencazioneIn quest'ultima prospettiva, si è ritenuto (Cass. II, n. 13650/1991) che i silos destinati alla conservazione di foraggi, con la possibilità di formazione di processi putrefattivi suscettibili di espandersi all'esterno, rientrano nel novero di quelle fabbriche che per la loro natura e destinazione possono recare nocumento al vicino nei termini previsti dall'art. 890, la cui elencazione non è tassativa ma meramente esemplificativa, e sono perciò soggetti al regime giuridico delle distanze previste dalla disposizione richiamata, conseguentemente deve trovare applicazione nei loro confronti il principio cui si ispira la norma citata della presunzione di pericolo (assoluta se la distanza da osservare sia stabilita nei regolamenti; relativa negli altri casi nei quali le distanze da osservare sono quelle che nelle specifiche circostanze si rivelano necessarie a preservare i fondi vicini da ogni danno alla solidità, salubrità e sicurezza). In dottrina, si è evidenziato che la norma in esame raggruppa in tre categorie le opere per le quali vanno rispettate le distanze: a) costruzione di forni, camini, magazzini di sale, stalle e simili; b) collocamento di materie umide o esplodenti o in altro modo nocive; c) impianto di macchinari per i quali può sorgere pericolo di danni; mentre per le prime due categorie vige la presunzione iuris et de iure di pericolo, per l'ultima categoria non vi è alcuna presunzione e, di volta in volta, va provata l'esistenza di un pericolo di danni, in assenza del quale non dovrà rispettarsi alcuna distanza (Gardani, Distanze legali, in Enc. dir., XIII, Milano 1964, 308). Presunzione di pericolositàSul punto, si è precisato che il rispetto della distanza prevista, per fabbriche e depositi nocivi e pericolosi, dall'art. 890 è collegato ad una presunzione assoluta di nocività o pericolosità che prescinde da ogni accertamento concreto, nel caso in cui vi sia un regolamento edilizio comunale che stabilisce la distanza medesima, mentre, in difetto di una disposizione regolamentare, si ha solamente una presunzione di pericolosità, che può essere superata ove si dimostri che in relazione alla peculiarità della fattispecie e degli eventuali accorgimenti può ovviarsi al pericolo o al danno per il fondo vicino (Cass. II, n. 3199/2002; Cass. II, n. 11138/1994; Cass. II, n. 8055/1990). CasisticaCome per l'articolo precedente, anche per la norma di cui all'art. 890 i giudici di legittimità hanno avuto modo di analizzare compiutamente le singole fattispecie. Così, in tema di distanze, l'alloggiamento di bombole di gas per uso domestico non è soggetto al disposto dell'art. 889, comma 2, riguardante la diversa ipotesi di tubazioni destinate al flusso costante di sostanze liquide o gassose, per le quali soltanto è configurabile la presunzione assoluta di pericolosità per il fondo del vicino, essendo esso viceversa soggetto all'art. 890, sicché la pericolosità delle bombole deve essere accertata in concreto (Cass. II, n. 22635/2013). Gli impianti di riscaldamento per uso domestico, alimentati a nafta, non sono assoggettabili alla disciplina prevista dall'art. 889 in tema di distanze delle cisterne, ma a quella prevista dall'art. 890, il quale stabilisce il regime delle distanze per le fabbriche e i depositi nocivi o pericolosi in base ad una presunzione di nocività e pericolosità, che è assoluta ove prevista da una norma del regolamento edilizio comunale, ed è invece relativa — e, come tale, superabile con la dimostrazione che, in relazione alla peculiarità della fattispecie ed agli accorgimenti usati, non esiste danno o pericolo per il fondo vicino — ove manchi una simile norma regolamentare (Cass. II, n. 4286/2011). Rapporti con la domanda di cessazione delle immissioniÈ nuova la domanda di arretramento della fabbrica o deposito nocivi o pericolosi situati sul fondo del vicino in violazione delle distanze indicate dall'art. 890 rispetto a quella di cessazione per intollerabilità, ai sensi dell'art. 844, delle immissioni emananti dalle medesime, introduttiva del giudizio, perché, per l'una, occorre accertare se l'installazione viola le distanze previste dai regolamenti, o, in mancanza, quelle necessarie ad evitare qualsiasi danno alla solidità, salubrità e sicurezza del fondo vicino, mentre, per l'altra, se l'immissione supera la normale tollerabilità, contemperando le esigenze della produzione con le ragioni della proprietà ed eventualmente considerando la priorità dell'uso (Cass. II, n. 4712/2001). BibliografiaAlvino, Costruzione su fondi non contigui ed osservanza delle distanze, in Giust. civ., 1983, I, 156; Benedetti, Distanze legali tra costruzioni: il punto sull'applicazione dell'art. 873 c.c., in Riv. giur. edil. 1999, I, 456; De Cupis, Sulla distanza legale tra costruzioni, in Giust. civ. 1982, II, 431; De Giovanni, Rapporti di vicinato, Milano, 2013; Del Bene, Distanze tra costruzioni, in Enc. giur., XI, Roma, 1996; Fusaro, Le distanze nelle costruzioni, in Nuova giur. civ. 1986, II, 165; Galletto, Distanze fra costruzioni, in Dig. civ., VI, Torino, 1990; Terzago G. - Terzago P., I rapporti di buon vicinato, Milano, 1996. |