Codice Civile art. 891 - Distanze per canali e fossi.Distanze per canali e fossi. [I]. Chi vuole scavare fossi o canali presso il confine, se non dispongono in modo diverso i regolamenti locali, deve osservare una distanza eguale alla profondità del fosso o canale. La distanza si misura dal confine al ciglio della sponda più vicina, la quale deve essere a scarpa naturale ovvero munita di opere di sostegno. Se il confine si trova in un fosso comune o in una via privata, la distanza si misura da ciglio a ciglio o dal ciglio al lembo esteriore della via [911]. InquadramentoLa norma in commento prescrive che chi intenda scavare fossi o canali presso il confine, se non dispongono in modo diverso i regolamenti locali, deve osservare una distanza eguale alla profondità del fosso o canale; la distanza ivi fissata ha, quindi, carattere sussidiario, in quanto si applica solo quando non dispongano diversamente, i regolamenti locali. Tale distanza si misura dal confine al ciglio della sponda più vicina, la quale deve essere a scarpa naturale o munita di opere di sostegno, mentre, se il medesimo confine si trova in un fosso comune o in una via privata, la distanza si misura da ciglio a ciglio o dal ciglio al lembo esteriore della via. La disposizione in esame si differenzia, però, rispetto a quella di cui al precedente art. 889, in considerazione della specificità sia della natura delle opere in esse rispettivamente previste, sia della ratio cui ciascuna è informata: quest'ultima (distanze per pozzi, cisterne, fossi e tubi) mira ad evitare il pericolo di infiltrazioni a danno del fondo del vicino (nei cui confronti prevede una presunzione assoluta di danno), allorché le opere in essa indicate siano eseguite a distanza inferiore di due metri dal confine, mentre la prima (distanze tra i canali, i fossi ed il confine) è ispirata all'esigenza di scongiurare il pericolo di franamento che tali opere possono cagionare nei confronti del fondo del vicino. Ratio della disposizione è, dunque, quella di evitare che il vicino resti danneggiato dallo scavo del fosso, principalmente per un pericolo di frane e, a tal fine, si impone, nello scavo dei fossi, l'osservanza della c.d. distanza “solonica” dal fondo vicino. L'interesse del vicino, tutelato dalla norma, ha carattere privatistico, sicché la norma stessa può essere derogata con private convenzioni che importino la costituzione del diritto di tenere i fossi a distanza inferiore a quella legale. La deroga può convenirsi sia prima che dopo l'esecuzione dello scavo; in questo secondo caso, a seguito di accordi transattivi sul mantenimento del fosso o del canale. Si ritiene che la servitù contraria al contenuto della norma, apparente perché caratterizzata dall'esistenza di opere visibili e permanenti destinate al suo esercizio, possa essere costituita per usucapione o per destinazione del padre di famiglia (Miglietta, Fossi e canali, in Dig. civ., VIII, Torino 1982, 469).
La nozione di scavoA questo punto, è rilevante verificare come la giurisprudenza ha inteso la nozione di scavo: la risposta è stata nel senso che, in tema di distanze di fosse e canali dal confine, la regola stabilita dall'art. 891 è applicabile a qualsiasi escavazione effettuata in un fondo, a nulla rilevando che essa sia destinata o meno a ricevere acqua, purché provvista delle caratteristiche del fosso o del canale e non meramente provvisoria; tale disciplina è perciò applicabile anche alle escavazioni fatte a scopo estrattivo, senza che eventuali normative speciali predisposte a tutela di interessi generali possano interferire sulla posizione dei proprietari dei fondi confinanti che, nel rapporto privatistico di vicinato, mantengono il diritto all'osservanza delle distanze legali negli scavi effettuati sul fondo vicino (Cass. II, n. 11387/2006; Cass. II, n. 5114/1999). In argomento, si è, altresì, affermato che, in tema di distanze legali, rientrano nel concetto di “costruzione”, agli effetti dell'art. 873, il terrapieno ed i locali in esso ricompresi, avendo il medesimo terrapieno la funzione essenziale di stabilizzare il piano di campagna posto a quote differenti dal fondo confinante, mediante un manufatto eretto a chiusura statica del terreno, e potendo, tuttavia, egualmente qualificarsi il riporto di terra volto a sopraelevare il piano di campagna allo scopo di coprire degli insediamenti edilizi, senza che risulti di impedimento alla ravvisata equiparazione del terrapieno alla costruzione la sopravvenuta separazione del muro di contenimento dal retrostante accumulo di terreno, in quanto tale muro è soltanto diretto ad eliminare la pericolosità del riporto, allorché non sia stata rispettata la distanza solonica di cui all'art. 891 (Cass. II, n. 11388/2013). Comunque, la disciplina speciale in materia di cave e miniere prevista dal d.P.R. n. 128/1959 (nella specie, laddove prevede, all’art. 104, distanze diverse per gli scavi e specifici criteri di misurazione) prevale su quella del codice civile e del codice della strada in quanto legge speciale, dovendo ritenersi che l’interesse pubblico sotteso alla coltivazione di cave e miniere sia prevalente, salve le norme di raccordo eventualmente e specificamente adottate dalla disciplina speciale, su quella generale dettata in tema di rapporti di vicinato e su quella altrettanto generale di polizia e di sicurezza delle strade, genericamente intese quali manufatti destinati alla circolazione di pedoni e veicoli (Cass. S.U. n. 15279/2017). Pericolo di frane e misure alternativeIn argomento, sono intervenute due importanti puntualizzazioni. Per un verso, si è affermato che l'osservanza delle distanze dal confine prescritte dall'art. 891 per chi scavi nel proprio fondo fossi o canali non esclude l'obbligo di prevenire smottamenti e frane dannosi per l'altrui proprietà quando questi siano resi possibili nonostante il rispetto delle distanze (Cass. II, n. 4531/1992). Per altro verso, si è statuito che l'art. 891 (distanze fra i canali, i fossi ed il confine) è ispirata all'esigenza di scongiurare il pericolo di franamento che tali opere possono cagionare nei confronti del fondo del vicino, per cui la disposizione in esame, non prevedendo una presunzione assoluta di danno, consente l'adozione di misure alternative quali l'applicazione di una grata metallica di copertura (Cass. II, n. 4488/2000). BibliografiaAlvino, Costruzione su fondi non contigui ed osservanza delle distanze, in Giust. civ., 1983, I, 156; Benedetti, Distanze legali tra costruzioni: il punto sull'applicazione dell'art. 873 c.c., in Riv. giur. edil. 1999, I, 456; De Cupis, Sulla distanza legale tra costruzioni, in Giust. civ. 1982, II, 431; De Giovanni, Rapporti di vicinato, Milano, 2013; Del Bene, Distanze tra costruzioni, in Enc. giur., XI, Roma, 1996; Fusaro, Le distanze nelle costruzioni, in Nuova giur. civ. 1986, II, 165; Galletto, Distanze fra costruzioni, in Dig. civ., VI, Torino, 1990; Terzago G. - Terzago P., I rapporti di buon vicinato, Milano, 1996. |