Codice Civile art. 896 bis - Distanze minime per gli apiari (1).

Alberto Celeste

Distanze minime per gli apiari (1).

[I]. Gli apiari devono essere collocati a non meno di dieci metri da strade di pubblico transito e a non meno di cinque metri dai confini di proprietà pubbliche o private.

[II]. Il rispetto delle distanze di cui al primo comma non è obbligatorio se tra l'apiario e i luoghi ivi indicati esistono dislivelli di almeno due metri o se sono interposti, senza soluzioni di continuità, muri, siepi o altri ripari idonei a non consentire il passaggio delle api. Tali ripari devono avere un'altezza di almeno due metri. Sono comunque fatti salvi gli accordi tra le parti interessate.

[III]. Nel caso di accertata presenza di impianti industriali saccariferi, gli apiari devono rispettare una distanza minima di un chilometro dai suddetti luoghi di produzione.

(1) Articolo inserito dall'art. 8 l. 24 dicembre 2004, n. 313.

Inquadramento

Al fine di colmare una lacuna esistente nel codice civile, l'art. 8 l. n. 313/2004, inserendo la norma in commento, ha regolamentato le distanze minime che si devono osservare per gli apiari. Segnatamente, questi ultimi devono essere collocati a non meno di dieci metri da strade di pubblico transito e a non meno di cinque metri dai confini di proprietà pubbliche o private. Il rispetto di tali distanze non è, però, obbligatorio se tra l'apiario ed i luoghi ivi indicati esistono dislivelli di almeno due metri o se sono interposti, senza soluzioni di continuità, muri, siepi o altri ripari idonei a non consentire il passaggio delle api, specificando che tali ripari devono avere un'altezza di almeno due metri, salvi sempre eventuali accordi derogatori tra le parti interessate. Nel caso di accertata presenza di impianti industriali saccariferi, gli stessi apiari, per motivi di sicurezza, devono rispettare una distanza minima di un chilometro dai suddetti luoghi di produzione.

La dottrina (Costato, La disciplina dell'apicoltura, in Riv. dir. agr. 2005, 128) ha sottolineato la valutazione complessivamente negativa del legislatore sull'apicoltura, evidenziando, peraltro, la scarsa utilità in ordine all'introduzione di una specifica norma inerente alle distanze minime per gli apiari nell'àmbito del codice civile. In particolare, si reputa comprensibile che lo stesso legislatore abbia fissato le distanze dalle strade per ragioni igienico-sanitarie, a salvaguardia del miele e delle api stesse, mentre più dubbia è apparsa, invece, la previsione di distanze dai confini delle proprietà altrui, salvo che lo scopo sia di protezione delle api e degli individui da reciproche interferenze. Peraltro, l'ultimo periodo del capoverso della norma in oggetto, che fa salvi gli accordi tra le parti interessate in ordine alla concreta sistemazione dei luoghi, lascia nel vago se l'autonomia privata possa sempre prevalere anche con riferimento alla parallela disciplina sulle distanze dei muri limitrofi (artt. 874 ss.) nonché delle siepi (art. 892, comma 1, n. 3), entrambi evocati nel medesimo contesto precettivo quali “ripari idonei” ad esonerare dal rispetto delle distanze per gli apiari ivi prescritte, a meno di non volerne inquadrare la natura nell'àmbito delle servitù volontarie.

Bibliografia

Alvino, Costruzione su fondi non contigui ed osservanza delle distanze, in Giust. civ., 1983, I, 156; Benedetti, Distanze legali tra costruzioni: il punto sull'applicazione dell'art. 873 c.c., in Riv. giur. edil. 1999, I, 456; De Cupis, Sulla distanza legale tra costruzioni, in Giust. civ. 1982, II, 431; De Giovanni, Rapporti di vicinato, Milano, 2013; Del Bene, Distanze tra costruzioni, in Enc. giur., XI, Roma, 1996; Fusaro, Le distanze nelle costruzioni, in Nuova giur. civ. 1986, II, 165; Galletto, Distanze fra costruzioni, in Dig. civ., VI, Torino, 1990; Terzago G. - Terzago P., I rapporti di buon vicinato, Milano, 1996.

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