Codice Civile art. 897 - Comunione di fossi.Comunione di fossi. [I]. Ogni fosso interposto tra due fondi si presume comune. [II]. Si presume che il fosso appartenga al proprietario che se ne serve per gli scoli delle sue terre, o al proprietario del fondo dalla cui parte è il getto della terra o lo spurgo ammucchiatovi da almeno tre anni. [III]. Se uno o più di tali segni sono da una parte e uno o più dalla parte opposta, il fosso si presume comune. InquadramentoLa norma in commento prevede che, ad ogni fosso interposto tra due fondi, viga la presunzione di comunione. In particolare, si presume che il fosso appartenga al proprietario che se ne serve per gli scoli delle sue terre, o al proprietario del fondo dalla cui parte è il getto della terra o lo spurgo ammucchiatovi da almeno tre anni. Se però uno o più di tali segni sono da una parte e uno o più dalla parte opposta, il fosso si presume comune. La presunzione di comunione di un fosso fra fondi limitrofi, fissata dall'art. 897, postula che il fosso medesimo risulti interposto, estendendosi i confini di detti immobili, rispettivamente, sino all'una ed all'altra riva, per cui, ove tale presupposto sia contestato, controvertendo i proprietari proprio sulla regolamentazione del confine, la mera presenza di un fosso, nella zona contesa, non può essere invocata per ottenere, tramite l'applicazione della citata norma, l'individuazione del confine secondo l'andamento del fosso stesso. Comunque, la presunzione semplice di comunione, fissata dal comma 1, al pari di quelle fissate dagli artt. 898 e 899, è fondata su ragioni di reciproca utilità per i confinanti, sia per la comunanza di interessi degli stessi, sia per l'opportunità di limitare le liti, in presenza di opere di cui è difficile accertare la proprietà. Presunzione di comunioneIn argomento, si è avuto modo di precisare (Cass. II, n. 19936/2007) che, qualora due fondi siano separati da un fosso, non è possibile parlare di fondi tra loro confinanti, dal che deriva l'inapplicabilità dell'art. 892 in riferimento agli alberi che uno dei due proprietari abbia piantato, all'interno del proprio fondo, in relazione al confine con il fosso. Inoltre, poiché il fosso si presume, fino a prova contraria, di proprietà comune (art. 897), il diritto di ciascuno dei comproprietari si estende — sia pure nei limiti della relativa quota — fino all'una ed all'altra riva, con la conseguenza che il rispetto delle distanze legali, in riferimento alle piantagioni esistenti nel fosso, va valutato partendo dall'argine di proprietà del vicino; tale disciplina non consente, comunque, l'impianto indiscriminato di alberi nel fosso, trattandosi di attività sottoposta al regime dell'art. 1102 in materia di uso della cosa comune. Ad avviso della dottrina (Albano, Fossi e canali, in Nuovo D.I., VII, Torino 1961, 612), una volta accertata la comproprietà del fosso, si applicano, per disciplinarla, le norme sulla comunione, sia per ciò che riguarda i diritti e i doveri dei proprietari frontisti, sia in ordine alla manutenzione del fosso. Segnatamente, ai sensi dell'art. 1104, è lecita la rinuncia al diritto di comunione del fosso, per liberarsi dagli obblighi inerenti alla conservazione, risultando irrilevante la circostanza che il rinunciante continui a trarre dal fosso qualche utilità, come l'immissione degli scoli, mentre, ai sensi dell'art. 1112, la comunione può anche essere sciolta, mediante divisione, a meno che, a seguito di essa, il fosso cessi di servire all'uso a cui è destinato. Comunque, la comunione del fosso ha sempre carattere volontario e non necessario, sicché, ove fosse dimostrata la proprietà esclusiva di esso, il vicino non potrebbe pretendere l'acquisto coattivo della comunione. Resta inteso che la presunzione di comunione del fosso ex art. 897 non può applicarsi ove il confine sia controverso, sicché essa non può essere invocata per regolare il confine secondo l'andamento del fosso in difformità da quanto risultante nelle mappe catastali (Cass. II, n. 22909/2015). BibliografiaAlvino, Costruzione su fondi non contigui ed osservanza delle distanze, in Giust. civ., 1983, I, 156; Benedetti, Distanze legali tra costruzioni: il punto sull'applicazione dell'art. 873 c.c., in Riv. giur. edil. 1999, I, 456; De Cupis, Sulla distanza legale tra costruzioni, in Giust. civ. 1982, II, 431; De Giovanni, Rapporti di vicinato, Milano, 2013; Del Bene, Distanze tra costruzioni, in Enc. giur., XI, Roma, 1996; Fusaro, Le distanze nelle costruzioni, in Nuova giur. civ. 1986, II, 165; Galletto, Distanze fra costruzioni, in Dig. civ., VI, Torino, 1990; Terzago G. - Terzago P., I rapporti di buon vicinato, Milano, 1996. |