Codice Civile art. 899 - Comunione di alberi.

Alberto Celeste

Comunione di alberi.

[I]. Gli alberi sorgenti nella siepe comune sono comuni.

[II]. Gli alberi sorgenti sulla linea di confine si presumono comuni, salvo titolo o prova in contrario.

[III]. Gli alberi che servono di limite o che si trovano nella siepe comune non possono essere tagliati, se non di comune consenso o dopo che l'autorità giudiziaria abbia riconosciuto la necessità o la convenienza del taglio.

Inquadramento

Completando il regime delle presunzioni di comunioni, dopo i fossi e le siepi, la norma in commento stabilisce, per quanto concerne gli alberi, che quelli sorgenti nella siepe comune sono comuni, quelli sorgenti sulla linea di confine si presumono comuni, salvo titolo o prova in contrario, e quelli che servono di limite o che si trovano nella siepe comune non possono essere tagliati, se non di comune consenso o dopo che l'autorità giudiziaria abbia riconosciuto la necessità o la convenienza del taglio. In particolare, l'art. 899, comma 1 e 2, sancisce, nel primo caso, una presunzione assoluta di comunione, che non ammette prova contraria, quale effetto della comunione di siepe, e, nel secondo caso, una presunzione iuris tantum pro indiviso e in parti eguali, in deroga al principio generale stabilito in materia di accessione dall'art. 934, in base a cui la proprietà dell'albero dovrebbe considerarsi materialmente divisa in parti, secondo la concreta posizione dell'albero al di qua e al di là della linea di confine. Tale ultima presunzione trova il suo fondamento sia nella verosimiglianza che l'albero sia stato piantato a spese comuni, sia nel fatto che, salvo la prova di una servitù contraria, non sarebbe altrimenti spiegabile l'esistenza di un albero a distanza minore da quella legale (art. 892), e, trattandosi di presunzione semplice, può essere vinta dalla prova contraria che potrà essere fornita mediante il titolo oppure con tutti gli altri mezzi diretti a dimostrare che l'albero non è comune e, in particolare, che esso fu piantato da uno solo dei vicini.

Dunque, l'ultimo comma dispone che gli alberi esistenti nella siepe comune o quelli che servono da limite non possono essere tagliati, se non di comune accordo fra i due confinanti o dopo che l'autorità giudiziaria abbia riconosciuto la necessità o la convenienza del taglio; si ritiene comunemente che la formula “alberi che servono da limite” corrisponda a quella utilizzata nel comma 2 “gli alberi sorgenti sulla linea di confine”, sì da ricomprendere anche gli alberi che, posti sul confine, non fungano da limiti.

Si discute in dottrina se tale capoverso si applichi anche agli alberi di proprietà esclusiva di uno dei due confinanti: secondo alcuni (De Martino, in Comm. S. B., 1976, 374), il comma 3 sarebbe applicabile ai soli alberi di proprietà comune, posto che la norma regola la comunione degli alberi e non ha inteso stabilire una limitazione al diritto di proprietà, mentre, secondo altri, tale regola ha una propria autonomia, e si rivela compatibile anche con il regime di proprietà esclusiva degli alberi (Nappi, Della proprietà, in Commentario al codice civile, diretto da Perlingieri, III, Torino 1980, 145).

Bibliografia

Alvino, Costruzione su fondi non contigui ed osservanza delle distanze, in Giust. civ., 1983, I, 156; Benedetti, Distanze legali tra costruzioni: il punto sull'applicazione dell'art. 873 c.c., in Riv. giur. edil. 1999, I, 456; De Cupis, Sulla distanza legale tra costruzioni, in Giust. civ. 1982, II, 431; De Giovanni, Rapporti di vicinato, Milano, 2013; Del Bene, Distanze tra costruzioni, in Enc. giur., XI, Roma, 1996; Fusaro, Le distanze nelle costruzioni, in Nuova giur. civ. 1986, II, 165; Galletto, Distanze fra costruzioni, in Dig. civ., VI, Torino, 1990; Terzago G. - Terzago P., I rapporti di buon vicinato, Milano, 1996.

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