Codice Civile art. 912 - Conciliazione di opposti interessi.

Alberto Celeste

Conciliazione di opposti interessi.

[I]. Se sorge controversia tra i proprietari a cui un'acqua non pubblica può essere utile, l'autorità giudiziaria deve valutare l'interesse dei singoli proprietari nei loro rapporti e rispetto ai vantaggi che possono derivare all'agricoltura o all'industria dall'uso a cui l'acqua è destinata o si vuol destinare.

[II]. L'autorità giudiziaria può assegnare un'indennità ai proprietari che sopportino diminuzione del proprio diritto.

[III]. In tutti i casi devono osservarsi le disposizioni delle leggi sulle acque e sulle opere idrauliche.

Inquadramento

La norma in commento detta le regole che devono guidare il magistrato qualora sorga una controversia tra i proprietari a cui un'acqua non pubblica può essere utile: in tali casi, l'autorità giudiziaria deve valutare l'interesse dei singoli proprietari nei loro rapporti e rispetto ai vantaggi che possono derivare all'agricoltura o all'industria dall'uso a cui l'acqua è destinata o si vuol destinare, nonché può assegnare un'indennità ai proprietari che sopportino diminuzione del proprio diritto, salvo, in tutti i casi, l'osservanza delle disposizioni delle leggi sulle acque e sulle opere idrauliche. L'art. 912 presuppone, per la sua operatività, un conflitto di interessi non superabile con l'applicazione dei criteri sulla distanza previsti dall'art. 911 in relazione all'art. 891, cioè che, per la conformazione di uno dei fondi, non sia possibile, qualunque sia la distanza dal confine dello scavo in esso praticato, evitare al proprietario di altro fondo il pregiudizio nella preesistente utilizzazione delle acque sotterranee. Tale potere conciliativo, comprensivo della facoltà di imporre criteri e limitazioni nell'uso dell'acqua in vista dell'interesse generale alla coesistenza del maggior numero possibile di utilizzazioni, è esercitabile, una volta accertato l'indicato presupposto, indipendentemente da una sollecitazione delle parti, quale che sia l'oggetto della controversia e, quindi, anche nel giudizio possessorio, data la riferibilità del termine controversia a qualunque azione concernente la preesistente utilizzazione dell'acqua sotterranea.

Pozzi trivellati

La norma de qua ha trovato precipua applicazione in materia di pozzi trivellati.

Invero, nella controversia fra proprietari confinanti, che abbiano trivellato nei rispettivi fondi pozzi attingenti alla stessa falda, in ordine all'utilizzazione delle acque della stessa falda — alla quale entrambi hanno pari diritto indipendentemente dalla priorità di scavo — il giudice del merito, può avvalersi dei poteri conferitigli dall'art. 912, e quindi può procedere ad una conciliazione degli opposti interessi, che non siano rimasti composti con l'osservanza delle prescrizioni e cautele previste dall'art. 911, anche in relazione ai vantaggi che all'utilizzazione sia in grado di arrecare all'agricoltura o alla industria, mediante una regolamentazione paritetica dei concorrenti diritti oppure, quando si renda necessario comprimere o diminuire il diritto di uno dei contendenti anche per il vantaggio della agricoltura o dell'industria, mediante l'imposizione a carico dell'altro di un'indennità (Cass. II, n. 9350/1987).

Nella controversia fra proprietari confinanti in ordine alla utilizzazione di acque non pubbliche, mediante pozzi trivellati nei rispettivi fondi a distanza legale ed attingenti alla medesima falda, il giudice del merito, pure in difetto di un'espressa richiesta in tal senso, può avvalersi dei poteri conferitigli dall'art. 912 e, quindi, può procedere ad una conciliazione degli opposti interessi, anche in relazione ai vantaggi che detta utilizzazione sia in grado di arrecare all'agricoltura mediante una regolamentazione paritetica dei concorrenti diritti (Cass. II, n. 3331/1982).

Giudizio possessorio

Sul versante processuale, si è affermato che (Cass. II, n. 6059/1981) che l'art. 912 secondo cui il giudice, nella controversia tra proprietari confinanti in ordine all'utilizzazione di acque non pubbliche, può procedere ad una conciliazione degli opposti interessi, presuppone, per la sua operatività, un conflitto di interessi non superabile con l'applicazione dei criteri sulla distanza previsti dall'art. 911 in relazione all'art. 891, cioè che, per la conformazione di uno dei fondi, non sia possibile, qualunque sia la distanza dal confine dello scavo in esso praticato, evitare al proprietario di altro fondo il pregiudizio nella preesistente utilizzazione delle acque sotterranee; tale potere conciliativo, comprensivo della facoltà di imporre criteri e limitazioni nell'uso dell'acqua in vista dell'interesse generale alla coesistenza del maggior numero possibile di utilizzazioni, è esercitabile, una volta accertato l'indicato presupposto, indipendentemente da una sollecitazione delle parti, quale che sia l'oggetto della controversia e, quindi, anche nel giudizio possessorio, data la riferibilità del termine “controversia” a qualunque azione concernente la preesistente utilizzazione dell'acqua sotterranea.

Resta inteso, ad avviso della dottrina (De Martino, in Comm. S.B., 1976, 436) che la norma in esame presuppone, per la sua operatività, un conflitto di interessi non superabile con l'applicazione dei criteri sulla distanza previsti dall'art. 911 in relazione all'art. 891, ossia che, per la conformazione di uno dei fondi, non sia possibile, qualunque sia la distanza dal confine dello scavo in esso praticato, evitare al proprietario di altro fondo il pregiudizio nella preesistente utilizzazione delle acque sotterranee.

Bibliografia

Azzaro, Scoli e avanzi d'acqua (servitù di), in Dig. civ., XVIII, Torino, 1998; Calabrese, Diritto sulle acque private e limiti nel loro uso, in Giur. agr. it. 1982, 39; Costantino, Acque private, in Dig. civ., I, Torino, 1987; Gaggero, Presa o derivazione d'acqua (servitù di), in Dig. civ., XIV, Torino, 1996; La Rocca, Problemi pratici derivanti dalla normativa in materia di deflusso delle acque per la pendenza del terreno, in Giur. agr. it. 1983, 474; Lipari, Alterazione del deflusso naturale di acque e risarcimento del danno, in Giur. agr. it. 1987, 486; Pescatore - Albano - Greco, Commentario del codice civile, III, Della proprietà, Torino, 1968; Taldone, Lavori nell'alveo di un fiume e necessità di preventiva autorizzazione, in Dir. e giur. agr. e ambiente 2005, 601.

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