Codice Civile art. 918 - Consorzi volontari.Consorzi volontari. [I]. Possono costituirsi in consorzio i proprietari di fondi vicini che vogliano riunire e usare in comune le acque defluenti dal medesimo bacino di alimentazione o da bacini contigui. [II]. L'adesione degli interessati e il regolamento del consorzio devono risultare da atto scritto [1418]. [III]. Il regolamento del consorzio è deliberato dalla maggioranza calcolata in base all'estensione dei terreni a cui serve l'acqua. InquadramentoLa norma in commento prevede la possibilità della costituzione di un consorzio volontario tra i proprietari di fondi vicini, che vogliano riunire e usare in comune le acque defluenti dal medesimo bacino di alimentazione o da bacini contigui. In tal caso, si stabilisce che l'adesione degli interessati e il regolamento del consorzio devono risultare da atto scritto. Si specifica, poi, che il regolamento di tale consorzio sia deliberato dalla maggioranza calcolata in base all'estensione dei terreni a cui serve l'acqua. Sul presupposto che il recesso tende allo scioglimento del rapporto, ma non implica affatto rinuncia ai diritti già sorti in base a tale rapporto o liberazione da obblighi corrispondente, si ritiene che esso non possa essere addotto dal partecipante ad un consorzio idrico volontario ai sensi dell'art. 918, al fine di liberarsi dagli obblighi inerenti alla conservazione e manutenzione delle opere costruite per l'uso o l'utilizzazione delle acque defluenti dal medesimo bacino di alimentazione. Pertanto, a differenza dei consorzi di cui all'art. 914, aventi per scopo la difesa dei fondi dalle acque, i consorzi di cui all'art. 918 hanno lo scopo di provvedere ad una migliore e più proficua utilizzazione delle acque, al fine di avvantaggiare i singoli ma anche di apportare un benefico incremento della produzione. Presupposto della costituzione del consorzio è, dunque, l'esistenza di un bacino di alimentazione di acque o di bacini contigui. L'atto costitutivo del consorzio richiede il consenso di tutti i proprietari interessati e può essere inquadrato tra i negozi complessi (De Martino, in Comm. S.B.,1976, 458). Il regolamento del consorzio deve invece essere approvato solo dalla maggioranza semplice degli utenti. Entrambi gli atti devono essere redatti in forma scritta ad substantiam, ed il primo deve essere trascritto per avere efficacia nei confronti dei terzi, ex art. 2643, n. 11), quando la durata del consorzio eccede i nove anni o è indeterminata. BibliografiaAzzaro, Scoli e avanzi d'acqua (servitù di), in Dig. civ., XVIII, Torino, 1998; Calabrese, Diritto sulle acque private e limiti nel loro uso, in Giur. agr. it. 1982, 39; Costantino, Acque private, in Dig. civ., I, Torino, 1987; Gaggero, Presa o derivazione d'acqua (servitù di), in Dig. civ., XIV, Torino, 1996; La Rocca, Problemi pratici derivanti dalla normativa in materia di deflusso delle acque per la pendenza del terreno, in Giur. agr. it. 1983, 474; Lipari, Alterazione del deflusso naturale di acque e risarcimento del danno, in Giur. agr. it. 1987, 486; Pescatore - Albano - Greco, Commentario del codice civile, III, Della proprietà, Torino, 1968; Taldone, Lavori nell'alveo di un fiume e necessità di preventiva autorizzazione, in Dir. e giur. agr. e ambiente 2005, 601. |