Codice Civile art. 927 - Cose ritrovate.InquadramentoL'altro modo di acquisto della proprietà a titolo originario è costituito dall'invenzione, che ha ad oggetto le cose mobili smarrite: in questo caso, chi le trova deve restituirle al proprietario, e, se non lo conosce, deve consegnarle senza ritardo al sindaco del luogo in cui le ha trovate, indicando le circostanze del ritrovamento, altrimenti potrebbe rispondere del delitto di appropriazione indebita di cose smarrite contemplato nell'art. 647 c.p. Agli effetti di cui all'art. 927, si ha cosa smarrita quando la stessa, uscita per un accidente fortuito dal possesso (inteso come disponibilità materiale) del proprietario, ma non dal suo patrimonio, possa essere appresa dal ritrovatore che vi ci sia imbattuto o l'abbia vista, mentre il proprietario (o possessore o detentore) ignori dove la cosa si trovi e perciò non abbia che un'incerta possibilità di recupero in base a ricerche di dubbio esito. Pertanto, il legislatore codicistico presuppone che i beni mobili di un certo valore economico, che sono senza un possessore, vanno considerati smarriti e non abbandonati, ai sensi della differente disciplina dell'art. 923; il ritrovamento di una cosa smarrita — a differenza di quello di una res derelicta — non comporta perciò l'acquisto della proprietà, ma impone l'obbligo di restituirla al proprietario, e non solo a lui (art. 931). Appropriazione di cosa smarritaDunque, la norma in commento e la successiva predispongono un meccanismo per garantire la restituzione del bene al proprietario qualora il ritrovatore non sappia chi sia: il bene va consegnato al sindaco del luogo di ritrovamento, e la consegna deve avvenire “senza ritardo”; è quindi lecito il comportamento di chi — ritrovata una cosa smarrita in luoghi di pubblico accesso, a sua disposizione — la conservi presso di sé per un tempo ragionevolmente breve nella speranza che il proprietario, accortosi dello smarrimento, ritorni sui propri passi: solo a questi fini potrebbe esservi rilevanza della distinzione tra cosa smarrita e cosa dimenticata (Salaris, in Tr. Res., 1982, 639). Sul versante penale, si è chiarito (Cass. pen. IV, n. 11148/2000) che, in tema di appropriazione di cosa smarrita, per l'affermazione della penale responsabilità, occorre accertare che il soggetto abbia manifestato nei confronti della cosa rinvenuta la volontà di comportarsi uti dominus; tale volontà va esclusa non solo quando venga attivata la speciale procedura di restituzione prevista dagli artt. 927 ss., ma anche in presenza di ogni comportamento che dimostri inequivocabilmente l'assenza della volontà di appropriarsi della cosa, come nel caso che l'agente avverta del rinvenimento l'autorità mettendo la cosa a disposizione per la riconsegna al proprietario. BibliografiaCiani, Occupazione “appropriativa” e acquisto della proprietà: una nuova pronuncia, in Giur. agr. it. 1990, 173; De Giovanni, Acquisto della proprietà del suolo per effetto dell'esecuzione di opera pubblica, in Vita not. 1983, 937; Martini, Tesoro, in Dig. civ., Torino, 2000; Varlaro Sinisi, L'occupazione acquisitiva: prova dell'acquisto, a titolo originario, del diritto di proprietà. Conseguenze in ordine alla trascrizione immobiliare ed alla volturazione catastale, in Giust. civ. 1998, II, 25. |