Codice Civile art. 930 - Premio dovuto al ritrovatore.Premio dovuto al ritrovatore. [I]. Il proprietario deve pagare a titolo di premio al ritrovatore, se questi lo richiede, il decimo della somma o del prezzo della cosa ritrovata. [II]. Se tale somma o prezzo eccede i 5,16 euro, il premio per il sovrappiù è solo del ventesimo. [III]. Se la cosa non ha valore commerciale, la misura del premio è fissata dal giudice secondo il suo prudente apprezzamento. InquadramentoLa norma in commento prevede, per evidenti ragioni di equità, che il proprietario della cosa smarrita, una volta identificato, debba pagare a titolo di premio al ritrovatore, se questi lo richiede, il decimo della somma o del prezzo della cosa ritrovata (c.d. praemium inventionis). Si precisa, al riguardo, che se tale somma o prezzo eccede i 5,16 euro, il premio per il sovrappiù è solo del ventesimo, mentre, se la cosa non ha valore commerciale, la misura del premio è fissata dal giudice secondo il suo prudente apprezzamento. Qualora, per il ritrovamento della cosa smarrita, sia stato promesso un corrispettivo ex art. 1989, è ragionevole ritenere che, pur quando cessi il vincolo del promittente, non venga meno la possibilità per il ritrovatore di giovarsi del disposto della presente norma e chiedere il premio ivi previsto. Un problema potrebbe porsi quando il premio promesso al pubblico sia inferiore, nell'ammontare, a quello previsto nella norma de qua: in tal caso, non appare automatico che l'accettazione del premio promesso comporti una rinuncia tacita alla maggior somma che spetterebbe ex art. 930. Si ritiene che il premio dovuto al ritrovatore di cosa smarrita, ai sensi del citato articolo, spetti, a prescindere dalla causa di dispersione della medesima cosa, anche nel caso che si tratti di cosa furtiva (ad esempio, un'auto rubata), purché sussista la buona fede del ritrovatore stesso, ossia la sua ignoranza della provenienza delittuosa del bene, esclusa soltanto dalla dimostrata piena consapevolezza del suddetto circa tale provenienza, e non anche da semplici dubbi o sospetti al riguardo; in presenza della mala fede, ossia laddove si registri una complicità con i ladri, si potrebbe rispondere del delitto di ricettazione di cui all'art. 648 c.p. Valore economico della cosa ritrovataAl riguardo, si è avuto modo di precisare che il premio dovuto al ritrovatore di cosa mobile deve essere riconosciuto, ai sensi dell'art. 930, ogni volta il bene rinvenuto abbia in sé un valore economico e, quindi, un'ovvia utilità per chi il bene stesso abbia smarrito ed, ai sensi del terzo comma della stessa disposizione normativa, qualora il ritrovamento abbia comunque una qualche utilità, anche di natura non economica, per il proprietario o detentore; utilità da determinarsi non in base a valutazioni soggettive di chi il bene abbia smarrito, ma in base a valutazioni di ordine oggettivo e generale (Cass. II, n. 10687/2000). Bene demanialeIl premio dovuto al ritrovatore di cosa smarrita ha la sua ragione giustificatrice nell'attività di cooperazione che comporta il ripristino del possesso del bene in capo al proprietario, prescindendo del tutto dalla giuridica possibilità, per il ritrovatore stesso, di acquistare la cosa, sicché l'essere questa un bene demaniale o, comunque, una res extra commercium (nella specie, dipinto costituente oggetto destinato al culto) non comporta alcun ostacolo al riconoscimento del diritto al premio suddetto (Cass. II, n. 6060/1982). Libretto di deposito a risparmioLa giurisprudenza si occupata prevalentemente del libretto bancario di deposito a risparmio. Invero, in caso di ritrovamento e restituzione di tale libretto pagabile al portatore — che non sia obiettivamente pregiudicato al momento del ritrovamento (come nel caso di già intervenuto ammortamento o sequestro) — al ritrovatore è dovuto il premio previsto dai primi due commi dell'art. 930, atteso che il trasferimento del detto libretto si perfeziona con la semplice consegna del titolo e che il possessore, legittimato all'esercizio del diritto incorporato nel titolo, ha diritto, in forza della presentazione alla banca, alla prestazione ivi certificata, e, ai fini della quantificazione del premio, il valore commerciale del libretto si determina in base alla somma ivi depositata (Cass. I, n. 6504/1996). Inoltre, con una remota pronuncia (Cass. II, n. 241/1961), si è affermato che il libretto di deposito a risparmio nominativo, pagabile al portatore, non è un titolo di credito, ma un documento di legittimazione; tuttavia, un tale libretto smarrito potrebbe essere suscettibile di utilizzazione economica per il ritrovatore, che avrebbe perciò diritto al premio proporzionale di cui all'art. 930, comma 2; ogni possibilità di utilizzazione economica del libretto smarrito è da escludersi, qualora sia incensurabilmente accertato dal giudice di merito che la banca (per varie ragioni, tra cui quella di essere stata prontamente informata dello smarrimento) nulla avrebbe pagato al ritrovatore, in mancanza di autorizzazione del cliente intestatario del libretto, qualora egli avesse richiesto il versamento della somma depositata; di conseguenza, in tale ipotesi, il ritrovatore non può pretendere il premio proporzionale, ma la misura del premio gli deve essere liquidata, secondo il prudente apprezzamento del giudice, a norma del comma 3 del citato art. 930. BibliografiaCiani, Occupazione “appropriativa” e acquisto della proprietà: una nuova pronuncia, in Giur. agr. it. 1990, 173; De Giovanni, Acquisto della proprietà del suolo per effetto dell'esecuzione di opera pubblica, in Vita not. 1983, 937; Martini, Tesoro, in Dig. civ., Torino, 2000; Varlaro Sinisi, L'occupazione acquisitiva: prova dell'acquisto, a titolo originario, del diritto di proprietà. Conseguenze in ordine alla trascrizione immobiliare ed alla volturazione catastale, in Giust. civ. 1998, II, 25. |