Codice Civile art. 946 - Alveo abbandonato (1).

Alberto Celeste

Alveo abbandonato (1).

[I]. Se un fiume o un torrente si forma un nuovo letto, abbandonando l'antico, il terreno abbandonato rimane assoggettato al regime proprio del demanio pubblico.

(1) Articolo così sostituito dall'art. 3 l. 5 gennaio 1994, n. 37. Il testo precedente recitava: «[I]. Se un fiume o torrente si forma un nuovo letto, abbandonando l'antico, questo spetta ai proprietari confinanti con le due rive. Essi se lo dividono fino al mezzo del letto medesimo, secondo l'estensione della fronte del fondo di ciascuno».

Inquadramento

Anche questa norma, disciplinante l'alveus derelictus, ha subìto l'intervento modificativo dell'art. 3 l. n. 37/1994 e, nell'attuale testo, dispone che, se un fiume o un torrente si forma un nuovo letto, abbandonando l'antico, il terreno abbandonato rimane assoggettato al regime proprio del demanio pubblico. Va, comunque, differenziata la fattispecie de qua da quella disciplinata nell'art. 942 perché, in quel caso, l'acqua corrente si sposta lentamente ed impercettibilmente da una via verso l'altra, mentre, nel caso di alveo abbandonato, si attua un repentino abbandono del letto originario del fiume, per un nuovo corso.

Ad ogni buon conto, la giurisprudenza aveva rilevato che le disposizioni degli artt. 3 e 4, l. n. 37/1994, sostitutive degli artt. 946 e 947, le quali escludono la sdemanializzazione dei terreni comunque abbandonati per fenomeni di inalveamento, sia a seguito di eventi naturali, che di fatti artificiali indotti dall'attività antropica — fossero prive di efficacia retroattiva (Cass. S.U., n. 11101/2002; Cass. II, n. 300/1997).

Nozione di alveo

In argomento, con una remota pronuncia (Cass. II, n. 1688/1961), si è puntualizzato che l'alveo del fiume s'identifica nella porzione cava del terreno che il fiume stesso si è scavata naturalmente e su cui le sue acque scorrono fino al limite delle piene normali; appartenendo i fiumi al pubblico demanio, anche l'alveo su cui essi scorrono si considera pubblico, finché non intervenga uno di quei fatti naturali, previsti dagli artt. 942 ss., e per i quali il legislatore ha ritenuto opportuno farlo passare in proprietà dei privati.

Accessioni fluviali e cause naturali

Ai sensi dell'art. 947, nel testo anteriore alle modifiche ad esso apportate dalla l. n. 37/1994, le accessioni fluviali comportano l'acquisto della proprietà a titolo originario da parte del proprietario rivierasco solo se si verificano per cause naturali, con la conseguenza che gli appezzamenti di terreno rientranti, in quanto posti al di sotto della quota dell'altezza di piena ordinaria, nel perimetro dell'invaso naturale di un lago, non perdono la loro natura di beni demaniali se, per effetto di successivo innalzamento dipendente da regolamento artificiale o da altre attività antropiche, vengano a trovarsi al di sopra di tale quota, essendo in tal caso rimesso alla scelta del soggetto titolare del demanio il potere di disporre la sdemanializzazione del terreno — che era ma non è più al di sotto della quota limite dell'alveo del lago — per acquisirlo al patrimonio disponibile (Cass. I, n. 4753/2002).

Bibliografia

Alpa, Accessione, in Dig. civ., I, Torino, 1987; Cimmino, Accessione e costruzione sul suolo comune, in Not. 2011, 634; Dell'Aquila, L'acquisto della proprietà per accessione, unione, commistione e specificazione, Milano, 1979; Dinacci, Accessione, in Enc. dir., I, Milano 2007; Messinetti, I fenomeni acquisitivi da eventi materiali (art. 934-940 c.c.), Padova, 2004; Musolino, L'accessione di opere fatte da un terzo con materiali propri: la nozione di terzo, in Riv. not. 2001, 1426; Paradiso, L'accessione al suolo - art. 934-938, Milano, 1994; Salaris, Accessione, in Enc. giur., I, Roma 1997; Santersiere, Accessione e rimozione di opera illegittima su fondo altrui, in Nuovo dir. 1999, 265; Terzago, La buona fede nell'accessione invertita, in Immob. & diritto 2005, n. 9, 94.

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