Codice Civile art. 950 - Azione di regolamento di confini.

Alberto Celeste

Azione di regolamento di confini.

[I]. Quando il confine tra due fondi è incerto, ciascuno dei proprietari può chiedere che sia stabilito giudizialmente.

[II]. Ogni mezzo di prova è ammesso.

[III]. In mancanza di altri elementi, il giudice si attiene al confine delineato dalle mappe catastali.

Inquadramento

L'azione di regolamento di confini presuppone l'incertezza del confine tra due fondi. In quest'ottica, i rispettivi titoli di proprietà non sono contestati, perché quel che è incerto, e che l'azione de qua mira ad accertare, è l'estensione delle proprietà contigue, e dunque il confine. Tale azione ha la natura di una rivendica parziale e presenta alcune peculiarità, nel senso che ciascuna delle parti è, al tempo stesso, attore e convenuto. Tale natura di vindicatio duplex incertae partis giustifica il fatto che, quando il confine tra due fondi è incerto, ciascuno dei proprietari può chiedere che sia stabilito giudizialmente, e, sul versante probatorio, che ogni mezzo di prova è ammesso e, in mancanza di altri elementi, il giudice si possa attenere al confine delineato dalle mappe catastali. Ad ogni buon conto, trattasi di azione avente natura reale e petitoria e, pur nel silenzio dell'art. 950, che nulla dice in proposito, da considerarsi imprescrittibile, a meno che non venga eccepita l'usucapione.

Presupposti dell'azione

La giurisprudenza si è rivelata molto scrupolosa nel circoscrivere i confini dell'azione de qua.

Invero, nell'azione di regolamento di confini, l'attore non è tenuto a proporre un'espressa domanda di rilascio della porzione di terreno indebitamente occupata dalla controparte, essendo tale domanda implicita nella proposizione dell'azione; essa, pertanto, può essere specificata all'udienza di precisazione delle conclusioni, senza che ciò configuri la proposizione di una domanda nuova e, dunque, inammissibile, il cui accoglimento vizierebbe di ultrapetizione la pronuncia del giudice (Cass. II, n. 6148/2016, la quale ha ritenuto la domanda di rilascio un corollario dell'accertamento; Cass. II, n. 4288/2011); di recente, Cass. II, n. 8693/2019, riguardo all'obbligo di rilascio della porzione indebitamente posseduta, ha parlato di “intrinseco effetto recuperatorio”, indipendentemente dall'intenzionalità dell'accertata occupazione abusiva).

Al contempo, però, qualora in primo grado sia stato chiesto, mediante la proposizione di un'azione di revindica (la quale involge la contestazione sul diritto di proprietà), il rilascio di un bene posseduto dal convenuto, costituisce domanda nuova, se proposta per la prima volta in appello, quella con la quale si chiede il regolamento dei confini, atteso che l'individuazione dei confini costituisce un bene giuridico diverso da quello dell'attribuzione in proprietà di un bene abusivamente posseduto dal convenuto medesimo (Cass. II, n. 21649/2019).

In tema di regolamento di confini, il giudice può riscontrare, anche d'ufficio, il difetto del presupposto della relativa azione, consistente nell'incertezza, oggettiva o soggettiva, del confine tra i fondi; ne consegue che il giudice medesimo deve rigettare la domanda quando gli risulti che il confine tra i due fondi sia certo, in quanto precisamente indicato sul terreno da una serie di termini lapidei allineati ad una stabile e remota struttura muraria, nonostante il contrario avviso espresso dal consulente tecnico d'ufficio nella sua relazione scritta (Cass. II, n. 3723/2011). Del resto, premesso che, per determinare il confine è utilizzabile ogni mezzo istruttorio, ivi comprese la prova testimoniale e per presunzioni, il ritrovamento dei termini lapidei - nella specie, un muro la cui preesistenza era stata rilevata dal consulente tecnico e riferita dai testi escussi - già apposti dalle parti o dai loro danti causa, e dapprima non apparenti fuori del suolo, può costituire una prova decisiva, se vi era una zona di possesso promiscuo e può fondare, in tal caso, una presunzione di regolamento stragiudiziale del confine mentre, se risulta provato che vi furono modificazioni nella determinazione del confine e nella conseguente apposizione di termini, esso costituisce un indizio che il giudice di merito può apprezzare nel quadro di tutte le altre risultanze processuali (Cass. II, n. 34825/2021).

L'azione di regolamento di confini, pur avendo natura ricognitiva, in quanto mira ad eliminare l'incertezza sulla demarcazione tra fondi, adeguando la situazione di fatto a quella di diritto ha un effetto recuperatorio che non altera la predetta natura, ma comporta l'obbligo di rilascio di quanto indebitamente posseduto (Cass. II, n. 13986/2010).

Il regolamento amichevole della linea di confine tra due fondi — avvenuto mediante la costruzione, su accordo dei proprietari confinanti, di un muro per delimitarla — rendendo definitiva ed immutabile una situazione obiettivamente incerta, preclude ogni ulteriore contestazione al riguardo e, quindi, l'esperibilità dell'actio finium regundorum (Cass. II, n. 8251/2009).

Il negozio di accertamento è caratterizzato dall'intento di imprimere certezza giuridica ad un precedente rapporto, cui si collega, al fine di precisarne contenuto ed effetti, rendendo definitive e immutabili situazioni di obiettiva incertezza; in particolare, nel caso in cui le parti vogliano riconoscere e determinare l'esatto confine tra terreni contigui, il negozio di accertamento non è soggetto a forme scritte, potendosi perfezionare anche verbalmente o mediante comportamento concludente (Cass. II, n. 1636/2019;  Cass. II, n. 7640/2009).

L'azione di regolamento dei confini presuppone che l'incertezza, oggettiva o soggettiva, cada sul confine tra due fondi, non sul diritto di proprietà degli stessi, anche se oggetto di controversia è la determinazione quantitativa delle rispettive proprietà; essa, pertanto, non muta natura, trasformandosi in azione di rivendica, nel caso in cui l'attore sostenga che il confine di fatto non sia quello esatto per essere stato parte del suo fondo usurpato dal vicino (Cass. II, n. 15304/2006 ; v., di recente, Cass. II, n. 22645/2018, la quale ha inquadrato la vicenda nell'ambito dell'azione di regolamento di confini, a fronte di una domanda dell'attore che assumeva l'avvenuta realizzazione di una costruzione su di una parte del suo fondo e di una difesa della convenuta la quale, senza contestare il titolo del primo, si era limitata a sostenere che in realtà il suo titolo prevedeva il trasferimento di un bene avente dimensioni tali da includere anche la porzione interessata dalla domanda attorea).

In altri termini, l'azione di rivendica e quella di regolamento di confini si differenziano tra loro, giacché, nel primo caso - che presuppone un conflitto di titoli - l'attore non ha incertezza alcuna circa il confine (che è anzi indicato in modo certo e chiaro) e chiede la restituzione della porzione di fondo usurpata, indicandone con esattezza estensione e misura, mentre nel secondo - in cui la contestazione involge non già i titoli di proprietà, ma la delimitazione dei rispettivi fondi - l'attore non solo non è sicuro ab initio dei confini del proprio fondo, ma neppure è certo che questo sia stato parzialmente occupato dal convenuto, conseguendone che, ove venga attribuito un erroneo nomen iuris all'azione, occorre avere riguardo all'effettiva natura della controversia, così che, ove l'attore, pur dichiarando di esercitare un'azione di regolamento di confini chieda, con espressione precisa ed univoca, l'affermazione del suo diritto di proprietà su zone possedute dal convenuto ed il rilascio di esse, indicando come vero un determinato confine a lui più favorevole, la domanda deve essere qualificata come azione di rivendica (Cass. II, n. 20192/2021; cui adde Cass. II, 22095/2020, secondo la quale, mentre l'azione di rivendica presuppone un conflitto di titoli determinato dal convenuto, il quale oppone a suo favore un titolo - anche non negoziale - diverso da quello su cui l'attore fonda la sua istanza, nell'azione di regolamento di confini il conflitto è tra fondi, in quanto il convenuto deduce che, in forza del titolo dedotto dall'attore e del titolo di proprietà del fondo a lui appartenente, il confine è diverso, a nulla rilevando, in presenza di un'incertezza del confine per avvenuta usurpazione di parte del terreno, l'effetto recuperatorio di detta domanda che consegua soltanto all'eliminazione del preesistente stato di incertezza sui confini).

In quest'ottica si è puntualizzato (Cass. II, n. 2297/2017) che è correttamente qualificata actio finium regundorum, e non rivendica, l'azione proposta dal proprietario che, pur in presenza di un confine apparente, ne deduca l'incertezza per intervenuta usurpazione di una porzione del proprio terreno da parte del vicino, e chieda, per l'effetto, un accertamento giudiziale della superficie dei fondi confinanti senza porre in discussione i titoli di proprietà, dovendosi ritenere del tutto irrilevante, al riguardo, che l'accertamento della proprietà di una delle parti sulla porzione di fondo controversa comporti anche un effetto recuperatorio della proprietà stessa quale mera conseguenza dell'esperimento della detta azione, la cui finalità è soltanto quella di eliminare l'incertezza e le contestazioni relativa alla linea divisoria, prescindendo da ogni controversia sul diritto di proprietà ((a sua volta , Cass. II, n. 11822/2018ha ritenuto irrilevante che oggetto di controversia sia la determinazione quantitativa delle rispettive proprietà, sicché ha escluso, con riferimento ad una lite intercorsa fra i proprietari di due immobili confinanti che avevano ricevuto il loro bene da una stessa cooperativa, che la questione avente ad oggetto l'assegnazione, da parte di tale cooperativa, di un terreno di estensione inferiore a quella promessa configurasse la situazione di incertezza sui confini che costituisce il presupposto dell'azione di regolamento dei confini).In relazione alla finalità dell'azione di regolamento di confini, che è quella di imprimere certezza ad un confine oggettivamente o soggettivamente incerto tra due fondi, l'art. 950 riconosce al giudice poteri più ampi di quelli spettantigli nelle controversie di rivendica e di accertamento della proprietà, svincolandolo, per un verso, dall'osservanza del principio actore non probante reus absolvitur, poiché l'onere di indicare gli elementi utili grava su entrambe le parti, e dandogli, per altro verso, ampia facoltà di scegliere gli elementi ritenuti decisivi o di avvalersi di più elementi concordanti, fatto salvo, nell'ipotesi di mancanza di prove o di inidoneità di quelle disponibili, il ricorso alle mappe catastali.

Al riguardo, si è, precisato (Cass. II, n. 14131/2016) che l'azione di regolamento di confini mira a un accertamento qualificato e al recupero della porzione di terreno illegittimamente occupata, non ad imporre il compimento di opere, sicché, ove sia necessaria la demolizione di un muro ai fini recuperatori, non può il giudice imporre - difettando altra e specifica domanda - la ricostruzione del muro stesso sulla linea di confine accertata.

Sempre nell'ottica di perimetrare l'àmbito applicativo della norma de qua, si è chiarito (Cass. II, n. 15951/2019) che l'azione di regolamento di confini e quella volta al rispetto delle distanze legali non sono riconducibili ad unità in quanto, mentre la prima presuppone uno sconfinamento e, quindi, un illecito utilizzo del bene altrui, la seconda, avente ad oggetto l'arretramento a distanza legale dal confine, riguarda interventi edilizi realizzati dal convenuto sulla sua proprietà, sebbene in violazione del regime legale delle distanze dal confine e tra costruzioni.

Resta inteso che l'art. 950 - nel prevedere che ciascuno dei proprietari possa chiedere che sia giudizialmente stabilito l'incerto confine tra “due fondi” e che si possa ricorrere, in mancanza di altri elementi, alle mappe catastali - si riferisce non solo ai terreni rustici, ma anche a quelli urbani, edificati o non, essendo la parola “fondo” indicativa dell'unità immobiliare come area suscettibile di tutte le sue possibili utilizzazioni (Cass. II, n. 25354/2017; Cass. II, n. 801/1983).

Posizione processuale delle parti

La peculiarità di tale azione si riflette riguardo alla posizione delle parti ed ai poteri del giudice, segnatamente in ordine all'assolvimento dell'onere probatorio.

Invero, nell'azione di regolamento di confini, mentre l'attore è dispensato dal proporre un'espressa domanda di rilascio della porzione di terreno indebitamente occupata dalla controparte essendo essa implicita nella proposizione di detta azione, il convenuto, ove intenda non solo resistere alla domanda altrui, ma anche ottenere la restituzione del terreno che assume essere ingiustificatamente occupato in eccedenza, ha l'onere di proporre tempestivamente apposita domanda riconvenzionale, sia pure avente contenuto analogo e reciproco rispetto a quella proposta dall'attore; in mancanza di una domanda riconvenzionale il giudice non può, pertanto, disporre il rilascio della porzione che risulti illegittimamente goduta dall'attore ed ove lo faccia ricorre il vizio di ultrapetizione; per ottenere il rilascio il convenuto, in mancanza di un rilascio spontaneo dell'attore, deve agire con un successivo giudizio, facendo valere l'intervenuto accertamento sullo stato di godimento (Cass. II, n. 852/2016; Cass. II, n. 858/2007).

Nel giudizio di regolamento di confini, che ha per oggetto l'accertamento di un confine obiettivamente e soggettivamente incerto tra due fondi, le posizioni dell'attore e del convenuto sono sostanzialmente uguali, incombendo su ciascuno di essi l'onere di allegare e fornire qualsiasi mezzo di prova idoneo all'individuazione della esatta linea di confine, mentre il giudice, che ha un discrezionale potere di scelta e di valutazione dei mezzi probatori acquisiti al processo, può anche integrare o disattendere gli elementi raccolti con il sussidiario ricorso alle indicazioni delle mappe catastali, in caso di loro insufficienza od inidoneità alla determinazione del confine; l'omessa produzione del titolo d'acquisto di uno dei fondi confinanti non comporta, pertanto, la soccombenza per mancato assolvimento dell'onere della prova, ma solo la conseguenza di imporre e giustificare il ricorso ad altri mezzi di prova (Cass. II, n. 3082/2006).

In altri termini, nell'azione di regolamento di confini, la quale si configura come una vindicatio incertae partis, incombe sia sull'attore che sul convenuto l'onere di allegare e fornire qualsiasi mezzo di prova idoneo all'individuazione dell'esatta linea di confine, mentre il giudice, del tutto svincolato dal principio actore non probante reus absolvitur, deve determinare il confine in relazione agli elementi che gli sembrano più attendibili, ricorrendo in ultima analisi alle risultanze catastali, aventi valore sussidiario (Cass. II, n. 10062/2018; Cass. II, n. 14993/2012).

Anche secondo la dottrina, l'onere della prova è molto più agevole rispetto alla rivendicazione (Villani, Brevi note sul regime probatorio nell'azione di regolamento di confini, in Giur. it. 2002, 50). Peraltro, posto che comunque il giudice deve segnare la linea confinaria tra i due fondi, tale esito sarà raggiunto basandosi sulle prove esistenti fornite da entrambe le parti: ciò spiega la norma di chiusura di cui al comma 3, che consente di tracciare il confine secondo le indicazioni delle mappe catastali. Emerge qui il carattere di iudicium duplex dell'azione, in cui entrambe le parti hanno l'onere di provare quello che ritengono essere l'esatto confine.

Poteri del giudice

In tema di azione di regolamento di confini, il giudice di merito deve fondare il proprio accertamento sulla base delle risultanze dei rispettivi titoli di proprietà delle parti; il mero richiamo in essi ad un atto di transazione precedentemente intervenuto tra i rispettivi danti causa non può pertanto costituire elemento determinante per ritenere esistenti eventuali limitazioni ai diritti ceduti, ove i suoi estremi non risultino dalla nota di trascrizione dell'atto di provenienza, non essendo tali limitazioni opponibili al terzo avente causa in difetto di adeguata pubblicità (Cass. II, n. 13707/2007).

Nell'azione di cui all'art. 950, in ossequio al principio della forma scritta per la costituzione, il trasferimento e la modifica di diritti reali, previsto dall'art. 1350, che rende di norma inammissibili per irrilevanza, ai fini della determinazione dell'oggetto degli inerenti titoli, la prova per testimoni, di questa può tenersi conto solo in via residuale, qualora sulla base degli oggettivi elementi forniti dai titoli e dal frazionamento in essi richiamato, sia risultato comunque incerto il confine (Cass. II, n. 23500/2007).

La controversia tra proprietari confinanti in cui, senza porre in discussione i titoli di proprietà, si dibatta esclusivamente sulla estensione dei rispettivi fondi va qualificata come regolamento di confini, con l'effetto che l'onere della prova, diversamente da quanto avviene nel giudizio di rivendica, incombe su entrambe le parti e che il giudice, se esso non è compiutamente assolto, è comunque tenuto a provvedere nel merito, indicando il confine come delineato nelle mappe catastali (Cass. II, n. 12891/2006).

Nell'azione di regolamento di confini, l'attore è sollevato dalla prova della sua proprietà originaria in quanto non vengono in discussione i titoli di acquisto ma solo la determinazione quantitativa dell'oggetto della proprietà dei fondi confinanti; a tale fine su entrambe le parti del giudizio spetta l'onere di fornire le prove dei fatti suscettibili di libera valutazione da parte del giudice (Cass. II, n. 4372/2006).

Nell'accertamento del confine tra due fondi limitrofi, costituenti lotti separati di un appezzamento originariamente unico, la fonte primaria di valutazione è rappresentata dall'esame dei titoli di acquisto delle rispettive proprietà e del frazionamento agli stessi allegato, potendo il giudice di merito ricorrere ad ogni altro mezzo di prova solo qualora, sulla base delle risultanze dei predetti elementi, il confine risulti comunque incerto (Cass. II, n. 6740/2016).

Rilevanza dei titoli

L'attenzione dei giudici di legittimità si è rivolta soprattutto nell'individuare le fonti del convincimento del giudice, alla luce delle summenzionate peculiarità dell'azione de qua.

Invero, in tema di azione di regolamento di confini, ai sensi dell'art. 950, in ossequio al principio della forma scritta per la costituzione, il trasferimento e la modifica di diritti reali, previsto dall'art. 1350, che rende di norma inammissibili per irrilevanza, ai fini della determinazione dell'oggetto degli inerenti titoli, la prova per testimoni, di questa può tenersi conto solo in via residuale, qualora sulla base degli oggettivi elementi forniti dai titoli e dal frazionamento in essi richiamato, sia risultato comunque incerto il confine (Cass. II, n. 23500/2007).

In tema di azione di regolamento di confini, per l'individuazione della linea di separazione fra fondi limitrofi la base primaria dell'indagine del giudice di merito è costituita dall'esame e dalla valutazione dei titoli d'acquisto delle rispettive proprietà; solo la mancanza o l'insufficienza di indicazioni sul confine rilevabile dai titoli, ovvero la loro mancata produzione, giustifica il ricorso ad altri mezzi di prova, ivi comprese le risultanze delle mappe catastali (Cass. II, n. 21686/2006; Cass. II, n. 10234/2002).

Al fine di determinare il confine tra fondi il giudice di merito pur avendo ampia facoltà di scegliere gli elementi ritenuti decisivi o di avvalersi di più elementi concordanti, senza alcuna graduatoria di importanza (salvo per le indicazioni solo sussidiarie delle mappe catastali), non può tuttavia prescindere dall'esame dei titoli di acquisto delle rispettive proprietà, né trattandosi di lotti separati di un appezzamento in origine unico, dalle misure risultanti dalle planimetrie allegate agli atti di vendita e dal tipo di frazionamento contenente gli estremi della lottizzazione quando le misure stesse siano gli unici elementi idonei ad individuare la linea di demarcazione tra due proprietà (Cass. II, n. 8793/2000; Cass. II, n. 2204/1997; Cass. II, n. 12742/1993).

Tipi di frazionamento

Nello stesso ordine di concetti, si è affermato che, nell'indagine diretta all'individuazione del confine tra due fondi riveste importanza fondamentale il tipo di frazionamento allegato ai singoli atti di acquisto ed in essi richiamato con valore vincolante, sicché il giudice può ricorrere ad altri mezzi di prova soltanto nel caso in cui le indicazioni desumibili dai rispettivi titoli di provenienza siano mancanti o insufficienti (Cass. II, n. 12327/2020; Cass. II, n. 15304/2006).

In tema di accertamento del confine, tra due fondi limitrofi costituenti lotti separati di un appezzamento originariamente unico, va attribuita peculiare rilevanza ai tipi di frazionamento allegati ai singoli atti di acquisto e, in particolare, nel caso in cui i dati sul confine siano discordanti e gli acquisti siano stati effettuati in tempi diversi, al confine indicato nel tipo di frazionamento allegato al titolo di acquisto più risalente nel tempo (Cass. II, n. 11322/2020; Cass. II, n. 17756/2015; Cass. II, n. 512/2006).

Nell'indagine diretta a delimitare il confine tra due fondi contigui costituenti lotti separati di un appezzamento originariamente unico rivestono importanza fondamentale i tipi di frazionamento allegati ai singoli atti di acquisto ed in essi richiamati con valore negozialmente vincolante; in siffatta ipotesi, allorché i dati sul confine desumibili dai tipi di frazionamento non siano fra loro concordanti, in difetto di altri elementi concreti di individuazione, dovrà darsi prevalenza a quello risultante dal tipo di frazionamento allegato al titolo anteriormente formatosi e trascritto (Cass. II, n. 6770/2001; Cass. II, n. 10615/1990).

Mappe catastali

Proseguendo sul versante probatorio, si è rilevato che la prova della proprietà dei beni immobili non può essere fornita con la produzione dei certificati catastali, i quali sono solo elementi sussidiari in materia di regolamento di confini ai sensi dell'art. 950 (Cass. II, n. 5257/2011).

La controversia tra proprietari confinanti in cui, senza porre in discussione i titoli di proprietà, si dibatta esclusivamente sulla estensione dei rispettivi fondi va qualificata come regolamento di confini, con l'effetto che l'onere della prova, diversamente da quanto avviene nel giudizio di rivendica, incombe su entrambe le parti e che il giudice, se esso non è compiutamente assolto, è comunque tenuto a provvedere nel merito, indicando il confine come delineato nelle mappe catastali (Cass. II, n. 12891/2006).

Nel giudizio di regolamento di confini, che ha per oggetto l'accertamento di un confine obiettivamente e soggettivamente incerto tra due fondi, le posizioni dell'attore e del convenuto sono sostanzialmente uguali, incombendo su ciascuno di essi l'onere di allegare e fornire qualsiasi mezzo di prova idoneo all'individuazione della esatta linea di confine, mentre il giudice, che ha un discrezionale potere di scelta e di valutazione dei mezzi probatori acquisiti al processo, può anche integrare o disattendere gli elementi raccolti con il sussidiario ricorso alle indicazioni delle mappe catastali, in caso di loro insufficienza od inidoneità alla determinazione del confine (Cass. II, n. 3082/2006).

In tema di regolamento di confini, il ricorso al sistema di accertamento sussidiario costituito dalle mappe catastali (art. 950) è consentito al giudice non soltanto in caso di mancanza assoluta ed obbiettiva di altri elementi, ma anche nell'ipotesi in cui questi (per la loro consistenza, o per ragioni attinenti alla loro attendibilità) risultino, secondo l'incensurabile apprezzamento svolto in sede di merito, comunque inidonei alla determinazione certa del confine (Cass. II, n. 14020/2017), con la conseguenza che la parte che eventualmente si dolga del ricorso, da parte del giudicante, a tale mezzo sussidiario di prova ha l'onere di indicare gli specifici elementi alla cui stregua andrebbe, invece, difformemente accertata la linea di confine controversa (Cass. II, n. 22298/2010; Cass. II, n. 28103/2009; Cass. II, n. 3101/2005; Cass. II, n. 10121/2002).

La regola stabilita dall'art. 950, ultimo comma, trova applicazione anche nel caso in cui all'accertamento del confine si proceda in via incidentale, ai fini della verifica del rispetto delle distanze, fuori del tipico processo di regolamento di confini previsto nel citato articolo, sicché il giudice deve rilevare la sussistenza di una eventuale difformità tra il confine catastale e quello risultante dallo stato dei luoghi, da privilegiarsi rispetto alle mere risultanze delle mappe catastali, anche in mancanza di una domanda di regolamento dei confini (Cass. II, n. 20691/2018).

Sotto il profilo della giurisdizione, il massimo organo di nomofilachia (Cass. S.U., n. 2950/2016) ha statuito che appartiene al giudice ordinario la giurisdizione sulle controversie tra privati, o tra privati e P.A., aventi ad oggetto l'esistenza ed estensione del diritto di proprietà, controversie nelle quali le risultanze catastali possono essere utilizzate a fini probatori; tuttavia, qualora tali risultanze siano contestate per ottenerne la variazione, anche al fine di adeguarle all'esito di un'azione di rivendica o regolamento di confini, la giurisdizione spetta al giudice tributario, ai sensi dell'art. 2, comma 2, d.lgs. n. 546/1992 e in ragione della diretta incidenza degli atti catastali sulla determinazione dei tributi.

Legittimazione

Sul versante della legittimazione, si è statuito che, poiché l'azione di regolamento di confini spetta unicamente ai proprietari confinanti, la mancata prova del diritto di comproprietà esclude la legittimazione attiva all'esercizio di tale azione (Cass. II, n. 21245/2007).

Tuttavia, si è, da ultimo, puntualizzato che L'azione di regolamento di confini di cui all'art. 950 può essere esercitata, sussistendone i presupposti, anche nel caso in cui, per effetto della traslazione dei confini, i fondi interessati dalla situazione di incertezza siano a due a due contigui, ove, in base alle relazioni geometriche esistenti tra le rispettive giaciture dei confini, l'attore abbia interesse a farli accertare tutti in un unico processo (Cass. II, n. 20349/2017).

Sotto l'aspetto passivo, si è precisato che, nell'azione di regolamento di confini, deve ritenersi privo di legittimazione passiva il convenuto il quale sia proprietario di un fondo non contiguo a quello dell'attore (Cass. II, n. 6186/1981).

Ipotesi di litisconsorzio necessario

Completando l'argomento processuale, si è chiarito che, in tema di azione di regolamento di confini, se i fondi confinanti appartengono a più proprietari, non ricorre un'ipotesi di litisconsorzio necessario e ciascuno dei comproprietari è legittimato ad agire o resistere senza l'intervento degli altri, in ragione della natura dichiarativa della sentenza che occorre pronunciare; parimenti, non è necessaria l'integrazione del contraddittorio nel caso in cui alla domanda di regolamento di confini si accompagni la richiesta, di uno, o di alcuni, soltanto dei comproprietari di uno dei fondi confinanti, di rilascio o di riduzione in pristino della zona che si ritiene usurpata in conseguenza dell'incertezza oggettiva o soggettiva dei confini, sempre che, però, tale domanda sia stata proposta nei confronti dell'unico proprietario dell'altro fondo (Cass. II, n. 11770/2019; Cass. II, n. 12558/2002; Cass. II, n. 8689/2000; Cass. I, n. 9510/1997).

Il giudizio di regolamento di confine fra due fondi attribuiti, in sede di divisione di un compendio indiviso, in proprietà esclusiva a due distinti proprietari, deve svolgersi soltanto fra questi ultimi, non sussistendo il litisconsorzio necessario nei confronti di tutti gli altri soggetti che hanno partecipato alla pregressa divisione (Cass. II, n. 1512/1980).

Bibliografia

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