Codice Civile art. 970 - Prescrizione del diritto dell'enfiteuta.

Alberto Celeste

Prescrizione del diritto dell'enfiteuta.

[I]. Il diritto dell'enfiteuta si prescrive per effetto del non uso protratto per venti anni [2934 ss.].

Inquadramento

In linea con gli altri diritti reali su cosa altrui, anche il diritto dell'enfiteuta — che si configura come un diritto reale di godimento a favore del concessionario o utilista sul fondo che rimane di proprietà del concedente, titolare del dominio diretto — si prescrive per effetto del non uso protratto per venti anni. In tal caso, l'uso che impedisce la prescrizione del diritto ai sensi dell'art. 970 ricorre non solo se il fondo sia coltivato dall'enfiteuta, direttamente o tramite suoi dipendenti, ma anche in ipotesi di utilizzazione ad opera di terzi purché insediati nel fondo dall'enfiteuta o comunque da lui autorizzati alla coltivazione, mentre si ha non uso solo se vi sia stato un abbandono totale del fondo o una radicale dismissione del suo godimento, da ravvisarsi anche quando il terzo che coltivi il fondo sia un occupante abusivo ed abbia agito senza o contro la volontà dell'utilista, il quale sia rimasto inerte di fronte all'illegittima occupazione. Comunque, mentre è possibile la prescrizione per non uso del diritto del concessionario, il dominio diretto è imprescrittibile. La proprietà può essere acquistata da chiunque con il possesso ad usucapionem protratto per il termine di legge, ma l'enfiteuta, proprio perché il suo possesso corrisponde all'esercizio di un diritto reale su cosa altrui, non può usucapire la proprietà se il titolo del suo possesso non è mutato per causa proveniente da un terzo o in forza di opposizione da lui fatta contro il diritto del proprietario. In quest'ottica, l'omesso pagamento del canone, per qualsiasi tempo protratto, non giova a mutare il titolo del possesso, neppure nel singolare caso che al pagamento sia stata attribuita dalle parti efficacia ricognitiva.

In dottrina, si opina che, affinché si realizzi il non uso previsto dalla norma in questione, sia necessario il mancato godimento del fondo e, pertanto, l'eventuale pagamento del canone o dei pesi, che non sia accompagnato dal godimento del fondo, non impedisce l'estinzione del diritto (Orlando Cascio, 950). Si è precisato che se l'enfiteuta conserva il possesso, senza utilizzare il fondo, non si potrebbe riconoscere il non uso, perché il possesso è già uso del diritto (Albano-Greco-Pescatore, 39).

Bibliografia

Albano - Greco - Pescatore, Della proprietà, in Commentario al codice civile, III, Torino 1968; Alessi, Enfiteusi (diritto civile), in Enc. giur., XII, Roma 1989; Cattedra, L'enfiteusi, manuale teorico-pratico, Firenze, 1983; Marinelli, Sulla prevalenza dell'affrancazione sulla devoluzione del fondo enfiteutico, in Giust. civ. 1985, I, 2766; Musolino, Enfiteusi e affrancazione del bene, in Riv. notar. 2001, 154; Orlando Cascio, Enfiteusi, in Enc. dir., XIV, Milano, 1965; Palermo, Contributo allo studio dell'enfiteusi (dal codice civile alle leggi di riforma), in Riv. notar. 1982, 804; Tomassetti, Enfiteusi, in Enc. giur., VI, Milano, 2007; Vitucci, Enfiteusi, in Dig. civ., VII, Torino, 1991.

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