Codice Civile art. 971 - Affrancazione (1).

Alberto Celeste

Affrancazione (1).

[I]. Se più sono gli enfiteuti, l'affrancazione può promuoversi anche da uno solo di essi, ma per la totalità. In questo caso l'affrancante subentra nei diritti del concedente verso gli altri enfiteuti, salva, a favore di questi, una riduzione proporzionale del canone.

[II]. Se più sono i concedenti, l'affrancazione può effettuarsi per la quota che spetta a ciascun concedente.

[III]. L'affrancazione si opera mediante il pagamento di una somma risultante dalla capitalizzazione del canone annuo sulla base dell'interesse legale (2) [1284]. Le modalità sono stabilite da leggi speciali [957 2] (3).

(1) L'art. 10 l. 18 dicembre 1970, n. 1138 ha abrogato gli originari commi 1, 2 e 3 che così recitavano: «[I]. L'enfiteuta può affrancare il fondo dopo venti anni dalla costituzione dell'enfiteusi. [II]. Nell'atto costitutivo può essere stabilito un termine superiore ai venti anni, ma non eccedente i quarant'anni. [III]. Anche quando nell'atto costitutivo non è indicato alcun termine, se in esso è prestabilito un piano di miglioramento, l'enfiteuta non può procedere alla affrancazione prima che i miglioramenti siano stati compiuti».

(2) Ma v. art. 9 l. n. 1138, cit.

(3) V. l. 22 luglio 1966, n. 607; l. 18 dicembre 1970, n. 1138; l. 14 giugno 1974, n. 270.

Inquadramento

L'art. 978 ha subìto un rimaneggiamento a seguito dell'art. 10 l. n. 1138/1970, recante nuove norme in materia di enfiteusi, che ha abrogato i primi tre capoversi. La norma in commento regolamenta l'istituto dell'affrancazione, che costituisce un potere, attribuito all'enfiteuta, di diventare proprietario del fondo mediante il pagamento di una determinata somma (così come liquidata nell'intervento delle leggi speciali). Tale diritto si atteggia come un diritto potestativo, nel senso che, qualora il concedente si rifiutasse di aderire alla dichiarazione di affrancazione fatta dall'enfiteuta, quest'ultimo potrebbe rivolgersi all'autorità giudiziaria ed ottenere una sentenza costitutiva che pronuncia tale affrancazione. Nello specifico, la norma in commento — dopo aver appunto stabilito che l'affrancazione si opera mediante il pagamento di una somma risultante dalla capitalizzazione del canone annuo sulla base dell'interesse legale, le cui modalità sono stabilite da leggi speciali — ha previsto che, se più sono gli enfiteuti, l'affrancazione può promuoversi anche da uno solo di essi, ma per la totalità. In questo caso, l'affrancante subentra nei diritti del concedente verso gli altri enfiteuti, salva, a favore di questi, una riduzione proporzionale del canone, mentre, se più sono i concedenti, l'affrancazione può effettuarsi per la quota che spetta a ciascun concedente.

Effetti dell'atto di affrancazione

L'atto di affrancazione del fondo enfiteutico costituisce l'esercizio di un diritto potestativo dell'enfiteuta, che non importa l'estinzione del dominio utile spettante al concedente, ma ne determina il passaggio a favore dell'affrancante, il quale, perciò, lo acquista a titolo derivativo, consolidando, nell'unico diritto di piena proprietà, i diritti di dominio utile e di dominio diretto prima divisi fra lui ed il concedente (Cass. III, n. 1221/1989).

Presupposti per l'accoglimento della domanda di affrancazione

Ai fini dell'accoglimento della domanda di affrancazione di un fondo enfiteutico, non è necessario che il colono sia in regola con il pagamento dei canoni, basandosi il diritto all'affrancazione sulla realtà e perpetuità del rapporto e prevalendo sulla devoluzione anche se richiesta per morosità nel pagamento del canone (Cass. III, n. 8468/1991).

Provvedimento giudiziale di affrancazione

Il provvedimento giudiziale di affrancazione di fondo concesso in enfiteusi produce i suoi effetti costitutivi con efficacia dalla data di notificazione del ricorso introduttivo del relativo giudizio anche in relazione alla disciplina dettata in materia dalla l. n. 607/1966, dovendosi dare particolare rilievo alla natura potestativa del relativo diritto e — piuttosto che all'elemento letterale dell'art. 5, comma 4 della legge citata, secondo cui l'enfiteusi si estingue nei confronti di chiunque una volta intervenuta la notifica dell'ordinanza del pretore — alla previsione dell'art. 4, comma 3, della stessa legge, che stabilisce che il pagamento del canone al concedente è sospeso dalla data del deposito del capitale d'affranco, cioè da un momento anteriore a quello della pronuncia dell'ordinanza conclusiva del procedimento davanti al pretore. Ne consegue che ai fini della determinazione del capitale d'affranco deve farsi riferimento all'epoca della proposizione della domanda giudiziale (Cass. II, n. 1375/1997).

Pluralità di enfiteuti

In dottrina, si è osservato che il codice civile del 1942 stabilisce che il singolo coenfiteuta può promuovere l'affrancazione, ma per l'intero fondo. Questi subentra nei diritti del concedente verso gli altri coenfiteuti, che acquistano il diritto ad una proporzionale riduzione del canone e possono per le loro quote valersi della procedura di affrancazione (Trifone, in Comm. S. B., 1978, 124). La regola dell'affrancazione totale, invece, non si applica per l'ipotesi di più concedenti. Nei confronti di più concedenti, si può avere anche un'affrancazione parziale, la quale sarà effettiva, poiché il fondo è liberato a mano a mano che si procede all'affrancazione. Infatti, nell'ipotesi di più enfiteuti, l'affrancazione è totale solo in apparenza, poiché l'enfiteuta affrancante si sostituisce al concedente e gli altri enfiteuti restano vincolati fino a che anch'essi non affranchino.

Ad avviso della giurisprudenza, nel caso di più enfiteuti dello stesso fondo, l'art. 971, nel prevedere il diritto di affrancazione del singolo enfiteuta solo per la totalità, e non per quota, mira a tutelare il concedente, e, pertanto, non osta a che l'affrancazione parziale possa validamente essere esercitata quando vi sia l'accettazione del concedente medesimo (Cass. III, n. 3833/1986).

Determinazione dei canoni enfiteutici

La dichiarazione di illegittimità costituzionale dell'art. 1 l. n. 270/1974, nella parte in cui non prevede che i valori di riferimento da essi prescelti per la determinazione dei canoni enfiteutici siano periodicamente aggiornati mediante l'applicazione di coefficienti di maggiorazione idonei a mantenerne adeguata, con una ragionevole approssimazione, la corrispondenza all'effettiva realtà economica (Corte Cost. n. 406/1988), non ha comportato il venir meno dell'efficacia della relativa disposizione e la reviviscenza dell'art. 971, ultimo comma, in quanto — come precisato da Corte cost. n. 74/1996 — la dichiarazione di illegittimità costituzionale di un'omissione legislativa fornisce essa stessa un principio a cui il giudice è abilitato a fare riferimento per porre nel frattempo rimedio all'omissione in via di individuazione della regola del caso concreto; pertanto, con riferimento a domande giudiziali di affrancazione di un fondi enfiteutici proposte prima dell'abrogazione della l. n. 10/1954, disposta dall'art. 58 d.P.R., n. 637/1972 con effetto dal 1 gennaio 1973, l'aggiornamento previsto dalla pronuncia della Corte Costituzionale può essere compiuto in conformità alla disciplina di tale legge, che prevedeva (per fini relativi all'imposta di successione) l'aggiornamento annuale delle tabelle che, predisposte originariamente per la determinazione dei valori dei fondi rustici rilevanti per l'imposta progressiva straordinaria sul patrimonio, erano richiamate ai fini della determinazione dell'indennità di espropriazione spettante ai sensi delle leggi di riforma agraria, indennità a sua volta richiamata dall'art. 1 l. n. 270/ 1974 quale elemento per a determinazione della misura minima del canone nei rapporti di enfiteusi, se costituiti successivamente al 28 ottobre 1941 (Cass. II, n. 1375/1997).

Determinazione del capitale per l'affrancazione

Gli artt. 5 e 6 l. n. 1138/1970 sono costituzionalmente illegittimi per contrasto con gli artt. 3 e 42 Cost., nella parte in cui, per le enfiteusi urbane costituite anteriormente al 28 ottobre 1941, non prevedono che il valore di riferimento per la determinazione del capitale per l'affrancazione delle stesse sia periodicamente aggiornato mediante l'applicazione di coefficienti di maggiorazione idonei a mantenerne adeguata, con una ragionevole approssimazione, la corrispondenza con l'effettiva realtà economica (Corte cost. n. 160/2008).

Dopo la sentenza della Corte cost. n. 143/1997, dichiarativa dell'illegittimità costituzionale dell'art. 1, commi 1 e 4, l. n. 607/1966, nella parte in cui, per le enfiteusi fondiarie costituite anteriormente al 28 ottobre 1941, prevedeva che il valore di riferimento, per determinare il canone e quindi il capitale per l'affrancazione, fosse costituito dagli estimi catastali di cui alla l. n. 976/1939, sussiste il vizio di violazione e falsa applicazione di legge, ai sensi dell'art. 360, n. 3), c.p.c., se il giudice del merito, nell'effettuare il relativo computo, non lo aggiorna periodicamente, applicando coefficienti di maggiorazione idonei a mantenere adeguata, con ragionevole approssimazione, la corrispondenza del capitale di affrancazione con l'effettiva realtà economica, e ad impedire che l'affrancazione si trasformi in una sostanziale ablazione gratuita del diritto del concedente (Cass. II, n. 13595/2000).

Successivamente, si è statuito (Cass. III, n. 11700/2014) che, in applicazione dell'art. 1 l. n. 607/1966, come modificato per effetto della sentenza della Corte cost. n. 143/1997, per le enfiteusi fondiarie costituite anteriormente al 28 ottobre 1941 e con originaria pattuizione in natura o derrate del corrispettivo a carico dell'enfiteuta, il valore di riferimento per la determinazione del capitale per l'affrancazione — con applicazione, prima della sua moltiplicazione per quindici, di coefficienti di adeguamento idonei a mantenerne adeguata, con una ragionevole approssimazione, la corrispondenza con l'effettiva realtà economica — va individuato nel minore tra i due valori, costituiti dal controvalore in denaro delle derrate in base ai prezzi correnti al momento dell'entrata in vigore della legge (7 agosto 1966) ed il reddito dominicale del fondo su cui è costituita l'enfiteusi.

In una recente particolare fattispecie in tema di usi civici, si è affermato che, nell'affrancazione (o liquidazione) c.d. invertita, prevista in favore della popolazione dall'art. 9 r.d. n. 1510/1891, ancora vigente, per le sole provincie ex pontificie, in virtù del richiamo contenuto nell'art. 7, comma 2, l. n. 1766/1927, a differenza di quella ordinaria - ove è il proprietario del fondo a liberarlo dall'uso civico, affrancando il proprio diritto di proprietà mediante il pagamento di un canone enfiteutico od il rilascio di una parte del possedimento - è la collettività che riscatta, in tutto o in parte, l'immobile, dietro versamento di un canone al proprietario, così realizzandosi il pieno riconoscimento del diritto di uso civico nella nuova forma dell'assegnazione della piena proprietà in capo alla comunità; pertanto, il Comune, qualora il terreno sia stato allo stesso attribuito nella qualità di ente esponenziale (o rappresentativo) degli utenti, è tenuto ad assicurare l'uso civico di destinazione del bene affrancato, al quale non può rinunziare liberamente - soprattutto in maniera tacita in virtù di atti univoci ed incompatibili con la volontà di conservarlo - poiché non gli appartiene, la sua rappresentatività differenziandosi, in questo caso, da quella generale e tipica degli enti territoriali; infatti, il detto Comune può essere autorizzato a mutare la menzionata destinazione o le sue modalità di esercizio, laddove le ritenesse non più compatibili con le trasformazioni socio-economiche intervenute, solo attraverso la procedura prevista dalla normativa speciale (Cass. II, n. 2704/2019: nella specie, si è escluso che il Comune di Vallinfreda avesse tacitamente “sdemanializzato” il fondo mediante atti di cessione gratuita ai privati, i quali vi avevano costruito sopra dei complessi edilizi, non avendo l'ente territoriale il relativo potere).

Bibliografia

Albano - Greco - Pescatore, Della proprietà, in Commentario al codice civile, III, Torino 1968; Alessi, Enfiteusi (diritto civile), in Enc. giur., XII, Roma 1989; Cattedra, L'enfiteusi, manuale teorico-pratico, Firenze, 1983; Marinelli, Sulla prevalenza dell'affrancazione sulla devoluzione del fondo enfiteutico, in Giust. civ. 1985, I, 2766; Musolino, Enfiteusi e affrancazione del bene, in Riv. notar. 2001, 154; Orlando Cascio, Enfiteusi, in Enc. dir., XIV, Milano, 1965; Palermo, Contributo allo studio dell'enfiteusi (dal codice civile alle leggi di riforma), in Riv. notar. 1982, 804; Tomassetti, Enfiteusi, in Enc. giur., VI, Milano, 2007; Vitucci, Enfiteusi, in Dig. civ., VII, Torino, 1991.

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