Codice Civile art. 972 - Devoluzione.

Alberto Celeste

Devoluzione.

[I]. Il concedente può chiedere la devoluzione del fondo enfiteutico [2653 n. 2]:

1) se l'enfiteuta deteriora il fondo o non adempie all'obbligo di migliorarlo [960];

2) se l'enfiteuta è in mora nel pagamento di due annualità di canone [960, 1219]. La devoluzione non ha luogo se l'enfiteuta ha effettuato il pagamento dei canoni maturati prima che sia intervenuta nel giudizio sentenza, ancorché di primo grado, che abbia accolto la domanda.

[II]. La domanda di devoluzione non preclude all'enfiteuta il diritto di affrancare, sempre che ricorrano le condizioni previste dall'articolo 971 (1).

(1) Il secondo e il terzo periodo di questo comma sono stati soppressi dall'art. 8 l. 22 luglio 1966, n. 607, e così recitavano: «Tuttavia l'affrancazione non è ammessa, se la devoluzione è chiesta a norma del n. 1 del precedente comma e l'inadempimento è di considerevole gravità. In tal caso la domanda giudiziale di devoluzione prevale su quella di affrancazione anche se questa sia stata anteriormente proposta, purché non sia intervenuta sentenza, sebbene di primo grado, che abbia ammesso affrancazione». V. anche art. 10 l. 18 dicembre 1970, n. 1138.

Inquadramento

Anche l'art. 972 ha subìto modificazioni ad opera delle l. n. 607/1966 e l. n. 1138/1970. In esso, si disciplina l'istituto della devoluzione, che costituisce una sorta di diritto inverso all'affrancazione concessa all'enfiteuta. Invero, per effetto della devoluzione, il diritto di proprietà del concedente, che risultava ristretto e compresso durante l'enfiteusi, riprende la sua primitiva ampiezza. Tuttavia, mentre l'affrancazione non viene subordinata ad alcun presupposto, essendo sufficiente che l'enfiteuta dichiari di voler affrancare e paghi la somma dovuta affinché ciò si verifichi, la devoluzione presuppone un'inadempienza “qualificata” da parte dell'enfiteuta. Nello specifico, la norma in commento prevede che il concedente possa chiedere la devoluzione del fondo enfiteutico soltanto nelle seguenti ipotesi: 1) se l'enfiteuta deteriora il fondo o non adempie all'obbligo di migliorarlo; 2) se l'enfiteuta è in mora nel pagamento di due annualità di canone, ma la devoluzione non ha luogo se l'enfiteuta ha effettuato il pagamento dei canoni maturati prima che sia intervenuta nel giudizio sentenza, ancorché di primo grado, che abbia accolto la domanda. L'azione di devoluzione è, in buona sostanza, simile all'azione di risoluzione per inadempimento dei contratti a prestazioni corrispettive, basandosi anch'essa sul difetto funzionale della causa del negozio di costituzione dell'enfiteusi, distinguendosi soltanto per il fatto che la stessa azione è concessa anche qualora la fonte dell'enfiteuta non sia il contratto, ma il testamento o l'acquisto è a titolo originario, come nell'usucapione. Nel conflitto fra la domanda di affrancazione e quella di devoluzione, si stabilisce che la domanda di devoluzione non preclude all'enfiteuta il diritto di affrancare, sempre che ricorrano le condizioni previste dall'art. 971.

Azione di risoluzione per inadempimento

Si è osservato, in dottrina, che la devoluzione è inquadrabile nello “schema della risoluzione per inadempimento”, da cui si differenzia in quanto esperibile dal solo concedente e per le ipotesi tassativamente previste, salva diversa pattuizione (Alessi, 7).

Secondo la giurisprudenza, la domanda di devoluzione del fondo enfiteutico si inquadra nello schema generale della risoluzione per inadempimento, onde la devoluzione stessa non si avvera per la semplice e meccanica inadempienza da parte dell'enfiteuta, essendo, invece, necessario che il giudice accerti se l'inadempimento sia o meno colpevole (Cass. III, n. 599/1973).

Sul versante processuale, si è avuto modo di precisare che la devoluzione del fondo enfiteutico può essere separatamente richiesta nei confronti di ciascuno dei coenfiteuti, non ricorrendo un'ipotesi di litisconsorzio necessario; ne deriva che la pronuncia di devoluzione è utilmente resa nei limiti delle quote dei concessionari evocati in giudizio e non si estende all'enfiteuta che non ne sia stato parte, né pregiudica i suoi diritti sull'intero fondo (Cass. II, n. 26520/2018: nella specie, si era ritenuto inidoneo a determinare la nullità di un procedimento ex art. 972, promosso contro più coenfiteuti, il fatto che il giudizio di primo grado si fosse svolto nei confronti di un soggetto diverso, ancorché omonimo, da uno dei concessionari e che il giudice di appello non avesse disposto la rimessione della causa al primo giudice per l'integrazione del contraddittorio).

Sanatoria della mora

Al fine di evitare la devoluzione del fondo enfiteutico nell'ipotesi prevista dal n. 2) dell'art. 972, l'enfiteuta deve fornire la prova di avere pagato i canoni maturati nel corso del giudizio di primo grado. (Cass. III, n. 2303/1972).

Bibliografia

Albano - Greco - Pescatore, Della proprietà, in Commentario al codice civile, III, Torino 1968; Alessi, Enfiteusi (diritto civile), in Enc. giur., XII, Roma 1989; Cattedra, L'enfiteusi, manuale teorico-pratico, Firenze, 1983; Marinelli, Sulla prevalenza dell'affrancazione sulla devoluzione del fondo enfiteutico, in Giust. civ. 1985, I, 2766; Musolino, Enfiteusi e affrancazione del bene, in Riv. notar. 2001, 154; Orlando Cascio, Enfiteusi, in Enc. dir., XIV, Milano, 1965; Palermo, Contributo allo studio dell'enfiteusi (dal codice civile alle leggi di riforma), in Riv. notar. 1982, 804; Tomassetti, Enfiteusi, in Enc. giur., VI, Milano, 2007; Vitucci, Enfiteusi, in Dig. civ., VII, Torino, 1991.

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