Codice Civile art. 978 - Costituzione.

Alberto Celeste

Costituzione.

[I]. L'usufrutto è stabilito dalla legge [324] o dalla volontà dell'uomo [587, 785, 1350 n. 2, 2643 n. 2, 2648, 2932]. Può anche acquistarsi per usucapione [1158 ss.].

Inquadramento

L'altro diritto reale di godimento, disciplinato nel capo I del titolo V, è costituito dall'usufrutto, che consiste nel diritto di godere della cosa altrui, con l'obbligo però di rispettarne la destinazione economica. In pratica, l'usufruttuario può trarre dalla cosa tutte le utilità che ne può trarre il proprietario, ma non può, ad esempio, costruirvi o trasformarla. La norma in commento prevede i possibili modi di acquisto dell'usufrutto, sancendo che l'usufrutto è stabilito o dalla legge o dalla volontà dell'uomo, ma può anche acquistarsi per usucapione. In disparte quest'ultima ipotesi, la prima ricorre, ad esempio, nell'usufrutto legale dei genitori sui beni del figlio minore — la riforma del diritto di famiglia ha abrogato l'ipotesi dell'usufrutto al coniuge superstite in sede di successione mortis causa al coniuge defunto — mentre la seconda la si rinviene nel contratto o nel testamento, ricordando per questi che gli atti costituenti l'usufrutto su beni immobili devono farsi per iscritto e sono soggetti alla trascrizione, e parimenti lo sono l'accettazione dell'eredità e l'acquisto del legato, che importino l'acquisto dell'usufrutto sui suddetti beni.

Anche la dottrina (Caterina, 715) ha evidenziato che l'usufrutto permette la separazione temporanea del godimento dalla proprietà rispetto ad uno stesso bene, consentendo di frazionare nel tempo l'utilizzabilità del medesimo. Nel nostro ordinamento, tale risultato viene raggiunto non attraverso la configurazione di forme di proprietà temporanea, secondo il modello accolto dai sistemi giuridici di common law, bensì in seguito alla scorporazione dal diritto di proprietà di una certa parte del suo contenuto, elevata a diritto a sé stante. Comunque, l'usufrutto presenta i connotati propri della realità: inerenza alla cosa, opponibilità erga omnes, assolutezza ed immediatezza, e, in quanto diritto reale, si distingue dai diritti personali di godimento, volti ad ottenere il godimento della cosa per il tramite di un altro soggetto.

Di recente, i giudici legittimità (Cass. III, n. 10017/2023) hanno chiarito che il codice civile non conosce la c.d. nuda proprietà come diritto distinto dalla proprietà: i suoi tratti contenutistici sono desunti, infatti, dal combinato disposto delle norme in tema di proprietà e di quelle in tema di usufrutto, ossia in via di mera sottrazione, dal contenuto del primo, dei poteri e delle facoltà che formano il contenuto del secondo; il concetto è, dunque, di origine dottrinale e serve solo a descrivere la situazione della proprietà gravata da usufrutto.

Fonti negoziali del diritto di usufrutto

In proposito, la giurisprudenza ha sottolineato che, seppure l'art. 978 faccia genericamente riferimento alla volontà dell'uomo, la tipologia negoziale idonea a costituire il diritto di usufrutto deve essere individuata — non diversamente da quanto è stabilito in materia di servitù dall'art. 1058nel testamento e nel contratto, mentre, per quanto riguarda i negozi unilaterali, nei limiti in cui sono ritenuti vincolanti per l'ordinamento, la possibilità di costituire l'usufrutto deve ritenersi limitata alle sole figure della promessa al pubblico prevista dall'art. 1989 e della donazione obnuziale di cui all'art. 785 (Cass. II, n. 1967/2007).

Tenuto conto che nel contratto aleatorio è incerto, al momento della stipulazione, il rapporto fra il sacrificio e il vantaggio derivante dal negozio, la vendita del diritto di usufrutto è un contratto commutativo, atteso che il valore del diritto, seppure con valutazione probabilistica, è determinato in modo obiettivo sulla base di coefficienti rapportati alla vita dell'usufruttuario e secondo un meccanismo stabilito dalla legge (Cass. II, n. 17399/2004).

Risolvendo una peculiare fattispecie, i giudici di legittimità (Cass. II, n. 24108/2011) hanno rilevato che, in tema di usufrutto congiuntivo — quale istituto caratterizzato dal diritto di accrescimento tra i contitolari, tale da impedire la consolidazione di qualsiasi quota dell'usufrutto con la nuda proprietà finché rimane in vita almeno uno dei contitolari originari — anche l'atto inter vivos a titolo oneroso, oltre che il legato, può costituire la fonte del diritto di accrescimento tra cousufruttuari, ove siffatto diritto sia previsto in modo inequivoco (pur se implicitamente) dalla concorde volontà delle parti risultante dall'atto costitutivo.

Riserva di usufrutto

La riserva di usufrutto, espressamente prevista in materia di donazione, è da ritenere ammissibile anche con riferimento agli altri negozi di alienazione. In caso di riserva di usufrutto da parte dell'alienante o del donante, sembra ormai superata la tesi che, partendo dalla concezione della proprietà come sintesi di facoltà infrazionabili, ravvisava un duplice negozio (il primo traslativo della piena proprietà; il secondo costitutivo dell'usufrutto da parte dell'acquirente). Si è, infatti, propensi a scorgere un unico negozio idoneo a limitare l'oggetto dell'alienazione al trasferimento della nuda proprietà, spogliata delle facoltà e delle pretese costituenti l'usufrutto (Pugliese, in Tr. Vas. 1972, 189).

Anche la giurisprudenza ha mostrato particolare attenzione riguardo alla riserva di usufrutto, approfondendo le varie ipotesi in cui tale fenomeno veniva in essere.

In caso di donazione della nuda proprietà di un immobile con riserva di usufrutto, attesa la natura di diritto reale di quest'ultimo, il nudo proprietario non è tenuto al pagamento di alcuna indennità in favore dell'usufruttuario, salva la sussistenza di titoli diversi o ulteriori, quali la locazione o il possesso di mala fede (Cass. II, n. 8765/2010).

Al fine di stabilire se l'atto di disposizione patrimoniale compiuto in vita dal de cuius sia lesivo della quota riservata ai legittimari, la donazione con riserva di usufrutto deve essere calcolata come donazione in piena proprietà, riferendone il valore al tempo dell'apertura della successione (Cass. II, n. 20387/2008).

Il carattere unitario del diritto di proprietà non impedisce al proprietario di alienare solo la nuda proprietà, così implicitamente escludendo l'usufrutto, del quale rimane titolare (Cass. II, n. 4090/1996).

La donazione, che trasferisca la proprietà, o la nuda proprietà, con riserva di usufrutto, della colonna d'aria sovrastante il fondo del donante, è nulla (e può quindi implicare la responsabilità disciplinare del notaio rogante a norma dell'art. 28, n. 1, l. n. 89/1913) posto che detto spazio aereo non può essere oggetto di un autonomo diritto di proprietà e che la riserva di usufrutto non è configurabile in relazione alla costituzione di un diritto di superficie (Cass. S.U., n. 2084/1989).

Bibliografia

Caterina, Usufrutto e proprietà temporanea, in Riv. dir. civ. 1999, II, 715; De Cupis, Usufrutto, in Enc. dir., XLV, Milano, 1992; Di Bitonto, Usufrutto, in Enc. dir., XVI, Milano, 2008; Mazzon, Usufrutto, uso e abitazione, Padova, 2010; Musolino, L'usufrutto, Bologna, 2011; Plaia, Usufrutto, uso, abitazione, in Dig. civ., XIX, Torino, 1999; Ruscello, Origini ed evoluzione storica dell'usufrutto legale dei genitori, in Dir. fam. 2009, 1329.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario