Codice Civile art. 1000 - Riscossione di capitali.Riscossione di capitali. [I]. Per la riscossione di somme che rappresentano un capitale gravato d'usufrutto [1998], è necessario il concorso del titolare del credito e dell'usufruttuario. Il pagamento fatto a uno solo di essi non è opponibile all'altro, salve in ogni caso le norme relative alla cessione dei crediti [1264, 1265]. [II]. Il capitale riscosso dev'essere investito in modo fruttifero e su di esso si trasferisce l'usufrutto. Se le parti non sono d'accordo sul modo d'investimento, provvede l'autorità giudiziaria. InquadramentoIn chiusura della sezione II, dedicata ai diritti nascenti dall'usufrutto, la norma in commento dispone che, per la riscossione di somme che rappresentano un capitale gravato di usufrutto, è necessario il concorso del titolare del credito e dell'usufruttuario. Si stabilisce, inoltre, che il pagamento fatto ad uno solo di essi non è opponibile all'altro, salve in ogni caso le norme relative alla cessione dei crediti. Si prevede, infine, che il capitale riscosso deve essere investito in modo fruttifero e su di esso si trasferisce l'usufrutto e, se le parti non sono d'accordo sul modo di investimento, provvede l'autorità giudiziaria. Quindi, il capoverso della disposizione de qua impone un impiego fruttifero del capitale riscosso; da ciò, si deduce che l'usufrutto non si trasferisce sulla somma riscossa, bensì sul bene scelto per l'investimento; in caso di disaccordo tra le parti sulle modalità di investimento, queste sono determinate dall'autorità giudiziaria in modo da contemperare i contrapposti interessi. Pertanto, la norma in commento, nel regolare la riscossione di somme che rappresentano un capitale gravato da usufrutto, si riferisce alla figura del c.d. usufrutto di crediti, che ricorre qualora il creditore di una somma-capitale attribuisca ad un terzo il diritto di esigere e di far propri i frutti del credito (in particolare, gli interessi derivanti dal capitale medesimo). In tal caso, l'usufruttuario non diviene titolare del credito alla prestazione principale, ma acquista il diritto di conseguirne i frutti, senza obbligo di restituzione alla cessazione dell'usufrutto. Con riferimento al credito agli interessi, egli non assume, dunque, la posizione di usufruttuario (che comporterebbe l'obbligo di restituzione del tantundem, secondo le regole previste per l'usufrutto di cose consumabili), bensì quella di diretto titolare. In proposito, la giurisprudenza ha ribadito che oggetto di usufrutto possono essere anche diritti di credito: l'ipotesi di capitali gravati di usufrutto è espressamente prevista e disciplinata dall'art. 1000, in base al quale l'usufruttuario ha anche il diritto alla riscossione delle somme che rappresentano il capitale in concorso con il titolare del credito e con conseguente trasferimento dell'usufrutto sul credito derivante dall'investimento fruttifero (Cass. II, n. 4435/2009). Si è esclusa, in dottrina, la riconducibilità di tale figura allo schema dell'usufrutto ordinario, pur riconoscendo un certo parallelismo tra i due istituti, posto che il c.d. usufrutto di credito limita il credito, sottoponendo il suo titolare ad un vincolo analogo a quello che subisce il nudo proprietario (Bigliazzi Geri, in Tr. C. M. 1979, 216). Si è, altresì, opinato che la norma in commento possa applicarsi anche ai crediti aventi ad oggetto cose diverse dal denaro, purché si tratti di cose consumabili (De Martino, in Comm. S.B. 1978, 271). BibliografiaCaterina, Usufrutto e proprietà temporanea, in Riv. dir. civ. 1999, II, 715; De Cupis, Usufrutto, in Enc. dir., XLV, Milano, 1992; Di Bitonto, Usufrutto, in Enc. dir., XVI, Milano, 2008; Mazzon, Usufrutto, uso e abitazione, Padova, 2010; Musolino, L'usufrutto, Bologna, 2011; Plaia, Usufrutto, uso, abitazione, in Dig. civ., XIX, Torino, 1999; Ruscello, Origini ed evoluzione storica dell'usufrutto legale dei genitori, in Dir. fam. 2009, 1329. |