Codice Civile art. 1001 - Obbligo di restituzione. Misura della diligenza.

Alberto Celeste

Obbligo di restituzione. Misura della diligenza.

[I]. L'usufruttuario deve restituire le cose che formano oggetto del suo diritto, al termine dell'usufrutto, salvo quanto è disposto dall'articolo 995.

[II]. Nel godimento della cosa egli deve usare la diligenza del buon padre di famiglia [1176 1].

Inquadramento

La sezione III si occupa degli obblighi nascenti dall'usufrutto, delineando, in primis, quelli in capo all'usufruttuario che si ricollegano al dovere fondamentale di restituire la cosa al termine del suo diritto (o il valore se trattasi del c.d. quasi usufrutto). In particolare, la norma in commento prescrive che l'usufruttuario debba restituire le cose che formano oggetto del suo diritto, al termine dell'usufrutto, salvo quanto è disposto dall'art. 995, che ha per oggetto appunto le cose consumabili, imponendo allo stesso usufruttuario di usare, nel godimento della cosa, la diligenza del buon padre di famiglia. Perciò, se ad esempio oggetto dell'usufrutto è un fondo rustico dato in gestione a terzi, l'usufruttuario è tenuto a controllare che non siano compromesse la naturale destinazione del fondo e la normale efficienza dell'organizzazione della produzione e del suo mantenimento.

Secondo la dottrina, la diligenza del buon padre di famiglia opera come criterio di condotta nel godimento consentito all'usufruttuario, rivestendo la funzione di individuare la misura della responsabilità cui è soggetto l'usufruttuario in caso di violazione degli obblighi imposti dalla legge, mentre la conservazione della sostanza come un limite strutturale al godimento stesso, vietando all'usufruttuario di compiere taluni atti, anche se tale norma di condotta, assumendo le più varie caratteristiche nei singoli casi concreti, potrà talvolta coincidere con l'obbligo di conservare la sostanza della res (De Martino, in Comm. S.B. 1978, 274). In tal senso, si è affermato (Barbero, L'usufrutto e i diritti affini, Milano, 1952, 257) che la prescrizione di cui al comma 2 è uno dei mezzi di creazione dell'equilibrio tra l'interesse del nudo proprietario alla conservazione del capitale e della substantia rei e quello dell'usufruttuario al ricavo del reddito. Secondo altra dottrina, la norma non può avere la sola funzione di stabilire la misura della responsabilità cui soggiace l'usufruttuario quando viola gli altri obblighi specifici previsti dalla legge — rispetto della destinazione economica, custodia, manutenzione, ecc. — essendo tale misura già determinata in via generale dall'art. 1218. L'obbligo di diligenza assume pertanto funzione complementare e valore integrativo rispetto a tali obblighi, in quanto regola la condotta dell'usufruttuario anche nei campi a cui questi non si riferiscono, colmando così le loro lacune (Nicolò, in Comm. D'A. F. 1942, 662).

In quest'ordine di concetti, la giurisprudenza ha ritenuto che l'usufruttuario, che esegue (o che consenta siano eseguite) opere che alterino l'originaria destinazione dell'immobile oggetto del suo diritto, si rende inadempiente all'obbligazione di godere della cosa usando della diligenza del buon padre di famiglia e, essendo tenuto a risarcire il danno che ne derivi al nudo proprietario, può essere condannato al risarcimento del danno in forma specifica e, perciò al ripristino delle precedenti condizioni dell'immobile (Cass. S.U., n. 1571/1995).

Bibliografia

Caterina, Usufrutto e proprietà temporanea, in Riv. dir. civ. 1999, II, 715; De Cupis, Usufrutto, in Enc. dir., XLV, Milano, 1992; Di Bitonto, Usufrutto, in Enc. dir., XVI, Milano, 2008; Mazzon, Usufrutto, uso e abitazione, Padova, 2010; Musolino, L'usufrutto, Bologna, 2011; Plaia, Usufrutto, uso, abitazione, in Dig. civ., XIX, Torino, 1999; Ruscello, Origini ed evoluzione storica dell'usufrutto legale dei genitori, in Dir. fam. 2009, 1329.

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