Codice Civile art. 1014 - Estinzione dell'usufrutto.Estinzione dell'usufrutto. [I]. Oltre quanto è stabilito dall'articolo 979, l'usufrutto si estingue [1350 n. 5]: 1) per prescrizione per effetto del non uso durato per venti anni [2934 ss.]; 2) per la riunione dell'usufrutto e della proprietà nella stessa persona; 3) per il totale perimento della cosa su cui è costituito [1016-1019]. InquadramentoLa norma in commento prevede i casi in cui si verifica l'estinzione l'usufrutto, che però vanno integrati con le altre disposizioni contemplate dall'ordinamento. In quest'ottica, il fenomeno si riscontra: 1) per la scadenza del termine o per la morte dell'usufruttuario; 2) per la prescrizione a seguito del non uso durato per venti anni; 3) per la c.d. consolidazione, ossia a seguito la riunione dell'usufrutto e della proprietà nella stessa persona; 4) per il totale perimento della cosa su cui è costituito; 5) per l'abuso che faccia l'usufruttuario del suo diritto, alienando i beni o deteriorandoli oppure lasciandoli perire per mancanza delle ordinarie riparazioni. In particolare, la suddetta consolidazione può essere anche l'effetto della rinuncia da parte dell'usufruttuario: in tal caso, la rinuncia, benché avvantaggi il proprietario, opera automaticamente, per effetto del principio della c.d. elasticità del dominio, sicché, pur dovendo essere fatta per iscritto qualora riguardi beni immobili, non richiede necessariamente la forma dell'atto pubblico, prescritta invece per la donazione. Su quest'ultimo aspetto, si è avuto modo di precisare (Cass. II, n. 482/2013) che la rinuncia all'usufrutto, quale negozio unilaterale meramente abdicativo, ha come causa la dismissione del diritto e, poiché il consolidamento con la nuda proprietà ne costituisce effetto ex lege, non può essere considerata come una donazione, né necessita della forma prescritta dall'art. 782. Gli atti di esercizio dell'usufrutto interruttivi della prescrizioneSi discute in dottrina sui caratteri che l'atto di esercizio deve avere perché si verifichi l'effetto interruttivo. Alcuni autori, sul presupposto che l'usufrutto realizza l'esigenza giuridicamente rilevante di un migliore sfruttamento, ritengono sufficiente che l'atto di esercizio sia idoneo a realizzare un'ipotesi di godimento giuridico-economico del bene (Palermo, in Tr. Res. 1982, 137). Altri ancora richiedono un particolare elemento soggettivo dell'usufruttuario (Pugliese, in Tr. Vas. 1972, 581). Altri poi richiedono che questo sia conoscibile dai terzi ed in primo luogo dal nudo proprietario: in buona sostanza, In sostanza non occorre che il titolare realizzi l'interesse giuridicamente protetto (coltivi il campo), ma è sufficiente che manifesti il suo potere possessorio (Auricchio, L'individuazione dei beni immobili, Napoli, 1960, 6). Resta inteso che la cessione dell'usufrutto (art. 980) o la stipulazione di un contratto di locazione o comodato da parte dell'usufruttuario non determinano, per sé, l'interruzione della prescrizione. Al riguardo, la giurisprudenza ha precisato che l'atto di esercizio idoneo ad escludere la prescrizione del diritto di usufrutto per non uso può essere compiuto anche per mezzo di terzi, come il comodatario al quale il bene sia stato dato in godimento (Cass. II, n. 3811/1995). Estinzione per consolidazioneDunque, l'usufrutto si estingue per effetto dell'acquisto dello stesso da parte del nudo proprietario o della proprietà da parte dell'usufruttuario in virtù di atti inter vivos o mortis causa o di acquisti a titolo originario (art. 980 per la cessione dell'esercizio del diritto di usufrutto). Riguardo alla peculiare ipotesi della consolidazione, si è chiarito (Cass. III, n. 172/1981) che, mentre non è configurabile la cessione temporanea del diritto di usufrutto a favore del nudo proprietario, in quanto ciò comporta la estinzione per consolidazione ai sensi dell'art. 1014, n. 2), senza possibilità che, allo spirare del pattuito termine della cessione, si verifichi la reviviscenza dell'usufrutto ormai estinto, è ben possibile, invece, la cessione temporanea dell'esercizio del diritto di usufrutto, poiché esso comporta il conferimento al cessionario delle sole facoltà di uso e di godimento della cosa, senza trasferimento del diritto, dando luogo ad un rapporto obbligatorio, costituito dall'impegno del cedente (che conserva la titolarità dell'usufrutto) di lasciare esercitare al cessionario tutti i poteri inerenti a tale diritto che, pur presentando delle affinità, si distingue dall'affitto di fondo rustico, sicché è da escludere, trattandosi di un negozio atipico, l'assoggettabilità del rapporto, al regime vincolistico previsto per i contratti di affitto di fondo rustico le cui norme, stante il loro carattere cogente, non sono suscettibili di interpretazione analogica. E ancora, la sentenza che accoglie l'azione di annullamento di un contratto di vendita della nuda proprietà di una quota di un bene immobile fa venir meno l'estinzione dell'usufrutto su di essa gravante a seguito di riunione, verificatasi in epoca successiva al negozio annullato, dell'usufrutto medesimo e della proprietà in capo alla medesima persona, non quale effetto dell'estensione dell'efficacia della pronuncia di annullamento al successivo contratto traslativo del diritto di usufrutto, né della reviviscenza del diritto di usufrutto, bensì quale conseguenza, discendente dalla natura costitutiva e dal valore retroattivo della sentenza di annullamento, della negazione dell'effetto della consolidazione ex art. 1014, n. 2) (Cass. II, n. 2754/2018). Prescrizione del diritto all'uso dell'area di parcheggioAppare oramai ius receptum che il diritto all'uso dell'area pertinente ad un fabbricato per parcheggio dell'auto è di natura reale (artt. 18 l. n. 765/1967 e 26 l. n. 47/1985), e pertanto si prescrive, per il combinato disposto dagli artt. 1026 e 1014, dopo venti anni dall'acquisto dell'unità immobiliare (Cass. II, n. 1214/2012; Cass. II, n. 16053/2002; Cass. II, n. 14731/2000; Cass. II, n. 12736/1997). BibliografiaCaterina, Usufrutto e proprietà temporanea, in Riv. dir. civ. 1999, II, 715; De Cupis, Usufrutto, in Enc. dir., XLV, Milano, 1992; Di Bitonto, Usufrutto, in Enc. dir., XVI, Milano, 2008; Mazzon, Usufrutto, uso e abitazione, Padova, 2010; Musolino, L'usufrutto, Bologna, 2011; Plaia, Usufrutto, uso, abitazione, in Dig. civ., XIX, Torino, 1999; Ruscello, Origini ed evoluzione storica dell'usufrutto legale dei genitori, in Dir. fam. 2009, 1329. |