Codice Civile art. 1023 - Ambito della famiglia.Ambito della famiglia. [I]. Nella famiglia si comprendono anche i figli nati dopo che è cominciato il diritto d'uso o d'abitazione, quantunque nel tempo in cui il diritto è sorto la persona non avesse contratto matrimonio. Si comprendono inoltre i figli adottivi e i figli riconosciuti, anche se l'adozione o il riconoscimento sono seguiti dopo che il diritto era già sorto (1) Si comprendono infine le persone che convivono con il titolare del diritto per prestare a lui o alla sua famiglia i loro servizi [153 trans.]. (1) L'art. 90, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha sostituito alle parole «si comprendono inoltre i figli adottivi, i figli naturali riconosciuti e gli affiliati, anche se l'adozione, il riconoscimento o l'affiliazione sono seguiti dopo che il diritto era già sorto», le parole: «si comprendono inoltre i figli adottivi e i figli riconosciuti, anche se l'adozione o il riconoscimento sono seguiti dopo che il diritto era già sorto». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014. InquadramentoLa norma in commento, così come modificata a seguito dell'intervento integrativo dell'art. 90 d.lgs. 28 dicembre 2013, n. 154, si preoccupa di chiarire il concetto di “famiglia” richiamato nelle precedenti due disposizioni, dedicate, rispettivamente, ai diritti d'uso e di abitazione. Nello specifico, si prevede che, nella suddetta famiglia, si comprendono anche i figli nati dopo che è cominciato il diritto d'uso o di abitazione, quantunque nel tempo in cui il diritto è sorto la persona non avesse contratto matrimonio. Si comprendono inoltre i figli adottivi ed i figli riconosciuti, anche se l'adozione o il riconoscimento sono seguiti dopo che il diritto era già sorto. Si comprendono, infine, le persone che convivono con il titolare del diritto per prestare a lui o alla sua famiglia i loro servizi. Secondo la dottrina, la norma de qua va integrata con i dati naturali e sociali, secondo cui il nucleo familiare è costituito anche da altri parenti, se conviventi e dipendenti economicamente dall'usuario (contra, De Martino, in Comm. S.B. 1978, 356, secondo il quale, oltre la convivenza, non sono richieste altre condizioni per l'applicabilità dell'articolo in esame, in particolare non è richiesto che i familiari siano necessariamente a carico del titolare). Infine, deve ritenersi che rientri nella famiglia quella persona, che ancorché non sia stretto parente, assista ad esempio l'usuario vecchio ed infermo; gli stessi figli ed il coniuge cessano di appartenervi, se venga meno la convivenza o non siano più a carico (Pugliese, Abitazione e uso, in Nss. D.I., I, Torino, 1957, 61). Al riguardo, una pronuncia di legittimità (Cass. II, n. 5044/1987) ha chiarito che l'art. 1023, nel determinare l'àmbito della famiglia in relazione ai diritti di uso e di abitazione contemplati nei due articoli precedenti, si riferisce al nucleo familiare del titolare del diritto, cioè del diritto di uso o di abitazione, e non al nucleo familiare del suo dante causa per atto tra vivi o mortis causa (nella specie, si è annullata la sentenza in cui, riguardo al diritto di abitazione spettante al coniuge superstite sulla casa coniugale ex art. 540, comma 2, si era riconosciuto ad una collaboratrice convivente, quale facente parte del nucleo familiare, l'uso di una stanza e di un gabinetto, sebbene la sua collaborazione fosse cessata dopo la morte del de cuius). BibliografiaCaterina, Usufrutto e proprietà temporanea, in Riv. dir. civ. 1999, II, 715; De Cupis, Usufrutto, in Enc. dir., XLV, Milano, 1992; Di Bitonto, Usufrutto, in Enc. dir., XVI, Milano, 2008; Mazzon, Usufrutto, uso e abitazione, Padova, 2010; Musolino, L'usufrutto, Bologna, 2011; Plaia, Usufrutto, uso, abitazione, in Dig. civ., XIX, Torino, 1999; Ruscello, Origini ed evoluzione storica dell'usufrutto legale dei genitori, in Dir. fam. 2009, 1329. |