Codice Civile art. 1033 - Obbligo di dare passaggio alle acque.

Alberto Celeste

Obbligo di dare passaggio alle acque.

[I]. Il proprietario è tenuto a dare passaggio per i suoi fondi alle acque di ogni specie che si vogliono condurre da parte di chi ha, anche solo temporaneamente, il diritto di utilizzarle per i bisogni della vita o per usi agrari o industriali [1034 ss.].

[II]. Sono esenti da questa servitù le case, i cortili, i giardini e le aie ad esse attinenti [1046].

Inquadramento

È intuitivo che l'acqua è essenziale alla vita umana nonché alla produzione agricola ed industriale, per cui si impone al proprietario di consentire il passaggio delle acque, sia che esse servano ai bisogni della vita, sia che esse siano destinate ad usi agrari o industriali. In proposito, si ritiene che il diritto all'acquedotto coattivo sussista anche allorché l'acqua non sia necessaria ma soltanto utile; occorre, peraltro, che chi chiede la relativa servitù non abbia possibilità di far passare l'acqua per i suoi fondi o di procurarsi altrimenti il passaggio senza eccessivo dispendio o disagio. In quest'ordine di concetti, la norma in commento dispone che il proprietario è tenuto a dare passaggio per i suoi fondi alle acque di ogni specie che si vogliono condurre da parte di chi ha, anche solo temporaneamente, il diritto di utilizzarle per i bisogni della vita o per usi agrari o industriali, aggiungendo che risultano esentati da questa servitù le case, i cortili, i giardini e le aie ad esse attinenti.

La servitù di acquedotto coattivo è considerata dalla maggior parte della dottrina (per tutti, GrossoDeiana, 1590) un diritto reale limitato, analogo ai diritti reali rientranti nella categoria delle servitù prediali, ma differente in quanto non diretto all'utilizzazione del fondo. Come le servitù prediali, invero, ha contenuto limitato, grava su di un fondo, è accessorio al diritto di utilizzare l'acqua, strumentale all'utilizzazione dell'acqua per determinati scopi e ad essa si possono applicare per analogia le norme previste per le servitù in generale, solo ove possibile. È una servitù coattiva che non può rientrare nello schema delle servitù prediali (contra, Branca, in Comm. S.B. 1979, 77, il quale ritiene che si tratti di una vera e propria servitù, e segnatamente una servitù apparente, continua e affermativa).

Ai soli fini del riparto di competenza tra il Tribunale ordinario ed il Tribunale regionale delle acque pubbliche, si è affermato (Cass. II, n. 9331/2011) che occorre tenere presente che, anche dopo l'entrata in vigore della l. n. 36/1994, la natura di acqua pubblica non può essere riconosciuta ad ogni tipo di acqua, bensì solo a quelle che abbiano attitudine ad usi di pubblico generale interesse, per cui è devoluta alla cognizione del tribunale ordinario la controversia tra privati promossa al fine di ottenere il riconoscimento dell'esistenza di una servitù di attingimento e di derivazione di acque tra fondi limitrofi.

Resta inteso (ad avviso di Cass. II, n. 11563/2016) che é inammissibile la costituzione coattiva di una servitù di gasdotto, atteso il carattere tipico delle servitù coattive e la non estensibilità dell'art. 1033 in tema di servitù di acquedotto coattiva, trattandosi di situazioni non assimilabili sotto il profilo strutturale e funzionale per la pericolosità insita nell'attraversamento sotto terra della fornitura di gas, non ricorrente per il trasporto delle acque.

Contenuto accessorio della servitù di acquedotto

Secondo la giurisprudenza, il titolare del diritto di servitù coattiva di acquedotto, ai sensi dell'art. 1033, ha diritto di mantenere le opere necessarie al relativo esercizio fin quando sussiste, per il proprio fondo, il requisito dell'utilitas, la quale, nel caso in cui la servitù sia posta a favore di una costruzione, viene meno se si sia accertato che essa è stata eseguita in violazione di un divieto assoluto di edificare (Cass. II, n. 16234/2006).

Perpetuità del passaggio

Inoltre, il passaggio coattivo di acqua, previsto dall'art. 1033, ben può essere richiesto in perpetuo, e cioè per un tempo indeterminato, qualora, sulla scorta di una concessione soggetta a rinnovazione tacita ad ogni successiva scadenza, sia incerta, ma presumibilmente non breve, la futura durata della disponibilità dell'acqua, fermo, in tal caso, il principio che, venuta meno siffatta disponibilità, anche il peso per il fondo coattivamente assoggettato debba venire a cessare (Cass. II, n. 3625/1981).

Limiti all'esonero di case, cortili, giardini ed aie

Riguardo alla previsione di cui al comma 2 della norma de qua, si è statuito che l'esonero dei cortili (oltre che delle case, dei giardini e delle aie) dalla servitù coattive (nella specie, di acquedotto), sancita dalla norma di cui all'art. 1033, non opera in presenza di situazioni di interclusione assoluta non altrimenti eliminabile (Cass. II, n. 5223/1998; Cass. II, n. 8426/1995).

Bibliografia

Biondi, Le servitù, Milano 1967; Caruso - Spanò, Le servitù prediali, Milano 2013; De Tilla, Servitù prediali, in Enc. dir., XIV, Milano, 2007; Gallucci, Servitù prediali: natura, funzione e contenuto del diritto, in Il Civilista, 2010, n. 3, 79; Grosso - Deiana, Le servitù prediali, Torino, 1963; Musolino, Servitù prediali: l'estinzione per rinunzia, in Riv. not. 2013, 368; Terzago G. - Terzago P., Le servitù prediali - Volontarie - Coattive - Pubbliche - Costituzione - Esercizio - Estinzione - Tutela - Le singole servitù, Milano, 2007; Vitucci, Servitù prediali, in Dig. civ., XVIII, Torino 1998; Zaccheo, La tutela possessoria della servitù, in Giust. civ. 1982, II, 215.

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