Codice Civile art. 1034 - Apertura di nuovo acquedotto.Apertura di nuovo acquedotto. [I]. Chi ha diritto di condurre acque per il fondo altrui deve costruire il necessario acquedotto, ma non può far defluire le acque negli acquedotti già esistenti e destinati al corso di altre acque [1035]. [II]. Il proprietario del fondo soggetto alla servitù può tuttavia impedire la costruzione, consentendo il passaggio nei propri acquedotti già esistenti, qualora ciò non rechi notevole pregiudizio alla condotta che si domanda. In tal caso al proprietario dell'acquedotto è dovuta un'indennità da determinarsi avuto riguardo all'acqua che s'introduce, al valore dell'acquedotto, alle opere che si rendono necessarie per il nuovo passaggio e alle maggiori spese di manutenzione. [III]. La facoltà indicata dal comma precedente non è consentita al proprietario del fondo servente nei confronti della pubblica amministrazione. InquadramentoLa norma in commento prevede che chi ha diritto di condurre acque per il fondo altrui, come delineato nella disposizione precedente, sia tenuto a costruire il necessario acquedotto, ma non può far defluire le acque negli acquedotti già esistenti e destinati al corso di altre acque. Si prevede, altresì, che il proprietario del fondo servente, ossia soggetto alla servitù, possa però impedire la costruzione, consentendo il passaggio nei propri acquedotti già esistenti, qualora ciò non rechi notevole pregiudizio alla condotta che si domanda. In tal caso, al proprietario dell'acquedotto è dovuta un'indennità da determinarsi avuto riguardo all'acqua che si introduce, al valore dell'acquedotto, alle opere che si rendono necessarie per il nuovo passaggio ed alle maggiori spese di manutenzione. Quest'ultima facoltà — chiosa la norma de qua — non è consentita al proprietario del fondo servente nei confronti della Pubblica Amministrazione. La ratio di tale norma è da ricercare, non in una mera discriminazione fondata sulla qualitas personae di chi gode il diritto, ma bensì nella tutela di un interesse pubblico collettivo ed immediato, perseguibile solo tramite l'attività della P.A. (comunque, quest'ultimo termine deve essere inteso in senso lato e, quindi, deve ricomprendere sia enti territoriali che enti non territoriali). Ad avviso della dottrina, il divieto contenuto in tale norma è perentorio e assoluto. Solo il proprietario del fondo servente ha la facoltà di scegliere di non far costruire una nuova opera e di far passare le acque nelle tubature o canali di sua proprietà. Unico limite è che tale passaggio non debba arrecare un danno notevole alla condotta delle acque (ad esempio, a causa della diversa qualità delle acque, o una diminuzione del livello delle stesse). Il proprietario del fondo servente può anche offrire per detto passaggio un pozzo vuoto o un fosso morto o un condotto abbandonato, se ciò gli può evitare un onere inutile (Branca, in Comm. S.B. 1979, 87). Nell'ipotesi in cui il proprietario del fondo servente faccia usare tubature o canali propri, ha diritto alla corresponsione di un'indennità da parte del titolare della servitù. L'indennità è dovuta a titolo di compartecipazione di questi alle spese di realizzazione, manutenzione, mantenimento e riparazione delle opere. Tuttavia, le opere continuano ad appartenere al proprietario del fondo servente, che ne è l'unico possessore e può decidere se immettere o meno più quantitativi di acqua (Pulvirenti — Butera, Delle servitù prediali, Torino, 1908, 530). I parametri in base ai quali determinare tale indennità sono indicati dalla legge stessa. In proposito, i giudici di legittimità hanno statuito che la titolarità del diritto di servitù di acquedotto sul fondo altrui comporta la proprietà delle opere realizzate per l'esercizio del diritto stesso, soprattutto qualora non risulti diversamente dal titolo e dalla servitù non tragga alcun vantaggio il proprietario del fondo servente (Cass. V, n. 14384/2010). BibliografiaBiondi, Le servitù, Milano 1967; Caruso - Spanò, Le servitù prediali, Milano 2013; De Tilla, Servitù prediali, in Enc. dir., XIV, Milano, 2007; Gallucci, Servitù prediali: natura, funzione e contenuto del diritto, in Il Civilista, 2010, n. 3, 79; Grosso - Deiana, Le servitù prediali, Torino, 1963; Musolino, Servitù prediali: l'estinzione per rinunzia, in Riv. not. 2013, 368; Terzago G. - Terzago P., Le servitù prediali - Volontarie - Coattive - Pubbliche - Costituzione - Esercizio - Estinzione - Tutela - Le singole servitù, Milano, 2007; Vitucci, Servitù prediali, in Dig. civ., XVIII, Torino 1998; Zaccheo, La tutela possessoria della servitù, in Giust. civ. 1982, II, 215. |