Codice Civile art. 1037 - Condizioni per la costituzione della servitù.Condizioni per la costituzione della servitù. [I]. Chi vuol far passare le acque sul fondo altrui deve dimostrare che può disporre dell'acqua durante il tempo per cui chiede il passaggio; che la medesima è sufficiente per l'uso al quale si vuol destinare; che il passaggio richiesto è il più conveniente e il meno pregiudizievole al fondo servente, avuto riguardo alle condizioni dei fondi vicini, al pendio e alle altre condizioni per la condotta, per il corso e lo sbocco delle acque. InquadramentoLa norma in commento stabilisce le condizioni necessarie per la servitù di acquedotto, nel senso che colui che vuol far passare le acque sul fondo altrui deve dimostrare: a) che può disporre dell'acqua durante il tempo per cui chiede il passaggio; b) che la medesima è sufficiente per l'uso al quale si vuol destinare; e c) che il passaggio richiesto è il più conveniente ed il meno pregiudizievole al fondo servente, avuto riguardo alle condizioni dei fondi vicini, al pendio ed alle altre condizioni per la condotta, per il corso e lo sbocco delle acque. Per la costituzione della suddetta servitù coattiva di acquedotto, è sufficiente, quindi, che sussistano tutte le condizioni previste dall'art. 1037 — e cioè la disponibilità dell'acqua che si intende far passare sul fondo altrui per il tempo per cui si richiede il passaggio, la sufficienza dell'acqua per l'uso al quale la si vuole destinare, e la convenienzae il minor pregiudizio per il fondo servente del passaggio richiesto, in rapporto alla situazione del luoghi e alle condizioni espressamente richiamate — senza che possa ostare l'eventuale eccesso dell'acqua rispetto all'attuale concreto fabbisogno del fondo, in quanto tale condizione deve essere accertata con riguardo alle presumibili utilizzazioni dell'acqua che, sia pure in relazione allo stesso uso per il quale il passaggio dell'acqua viene richiesto, potranno essere comunque realizzate nel fondo. Necessità del passaggioPer la costituzione della servitù di acquedotto coattivo è, dunque, indispensabile che il richiedente non abbia la possibilità di condurre la stessa acqua in altro modo o che, pur avendola, non possa tradurla in atto se non con eccessivo dispendio e disagio. Presupposto indispensabile è, pertanto, la sussistenza di una necessità assoluta, come nel primo caso, o relativa, come nel secondo caso (Branca, in Comm. S.B. 1979, 75). Tuttavia, il requisito della necessità, assoluta o relativa, deve essere sempre inquadrato entro l'àmbito dell'utilità e ad esso subordinato. Sulle summenzionate condizioni ha avuto di confrontarsi anche la giurisprudenza. Si è rilevato (Cass. II, n. 13548/2008) che, in tema di servitù di acquedotto, condizione implicita, ma connaturata al carattere coattivo della servitù, è quella della mancanza di alternative per il proprietario del fondo dominante, con la conseguenza che, per la relativa costituzione coattiva, pur essendo sufficiente la sussistenza di tutte le condizioni previste dall'art. 1037 — e cioè la disponibilità dell'acqua che si intende far passare sul fondo altrui per il tempo per cui si richiede il passaggio, la sufficienza dell'acqua stessa per l'uso al quale la si vuole destinare, la convenienza e il minore pregiudizio per il fondo servente del passaggio richiesto in rapporto alla situazione dei luoghi e alle condizioni espressamente richiamate nell'ultima parte del citato art. 1037 — non è legittimamente predicabile, in via aprioristica e senza alcuna comparazione degli interessi contrastanti di cui sono portatori i proprietari dei due fondi, che la presenza, nelle vicinanze del fondo dominante, di un acquedotto pubblico sia del tutto irrilevante ai fini dell'accertamento del predetto requisito della mancanza di alternative per il fondo stesso. Determinazione del tracciatoSi è, opportunamente, premesso (Cass. 10611/2014) che, per la costituzione della servitù d'acquedotto, ai sensi dell'art. 1037, le “condizioni dei fondi vicini” devono essere valutate anche se i rispettivi proprietari non sono parti in causa, essi non ricevendone alcun pregiudizio nell'eventuale altra controversia, di stesso oggetto, che li riguardi. Inoltre, nella servitù di acquedotto coattivo, la determinazione del luogo attraverso il quale deve effettuarsi il passaggio delle acque non può farsi se non con riguardo alla concreta situazione di fatto, considerandosi di volta in volta gli elementi che debbono concorrere alla scelta della soluzione più equa, con il temperamento dei contrastanti interessi, nel rispetto del criterio del minor pregiudizio per il fondo servente e della maggior convenienza sia per detto fondo che per quello dominante (Cass. II, n. 20992/2009; Cass. II, n. 4964/2004; Cass. II, n. 4021/1975; Cass. II, n. 2967/1962). Disponibilità dell'acquaInfine, per la costituzione della servitù coattiva di acquedotto, non è necessaria la presenza di una situazione di interclusione assoluta non altrimenti eliminabile — che è richiesta al solo fine di escludere l'operatività dell'esonero delle case, delle aie, dei giardini e dei cortili ad esse attinenti dalle servitù coattive — laddove è sufficiente che sussistano tutte le condizioni previste dall'art. 1037, e cioè la disponibilità dell'acqua che si intende far passare sul fondo altrui per il tempo per cui si richiede il passaggio, la sufficienza dell'acqua per l'uso al quale la si vuole destinare, la convenienza e la minore pregiudizievolezza per il fondo richiesto del passaggio richiesto, in rapporto alla situazione dei luoghi e alle condizioni espressamente richiamate nell'ultima parte dell'art. 1037 (Cass. II, n. 9926/2004; Cass. II, n. 3140/1984; Cass. II, n. 1477/1965). L'art. 1037, il quale stabilisce che chi vuol fare passare le acque sul fondo altrui deve dimostrare che può disporre dell'acqua durante il tempo per cui chiede il passaggio, va inteso nel senso che il titolare del fondo dominante che chiede l'imposizione della servitù di acquedotto coattivo deve poter disporre delle acque con riferimento ad un rapporto già costituito o sul punto di essere costituito in relazione ad una pretesa destinata, secondo ogni ragionevole previsione, ad essere soddisfatta; con l'espressione “disporre dell'acqua” in luogo di quella di “diritto sull'acqua” prevista nel progetto della Commissione, la norma intende riferirsi a qualsiasi rapporto sia di natura reale (proprietà, enfiteusi, usufrutto, superficie) sia di natura obbligatoria (come somministrazione, locazione-conduzione ecc.) di godimento dell'acqua, nonché a qualsiasi tipo di utilizzazione dell'acqua, per effetto di concessione o riconoscimento di utenze pubbliche da parte della P.A., con esclusione però, della situazione di mero possesso dell'acqua, specie se il possesso non presenti determinati caratteri di continuità e stabilità, non potendo l'imposizione della servitù di acquedotto coattivo, stante la sua gravosità sul fondo altrui, essere giustificata in base ad un semplice potere di fatto e neppure in base a semplice acquiescenza da parte dell'avente diritto (Cass. II, n. 14734/2000; Cass. II, n. 5595/1977). BibliografiaBiondi, Le servitù, Milano 1967; Caruso - Spanò, Le servitù prediali, Milano 2013; De Tilla, Servitù prediali, in Enc. dir., XIV, Milano, 2007; Gallucci, Servitù prediali: natura, funzione e contenuto del diritto, in Il Civilista, 2010, n. 3, 79; Grosso - Deiana, Le servitù prediali, Torino, 1963; Musolino, Servitù prediali: l'estinzione per rinunzia, in Riv. not. 2013, 368; Terzago G. - Terzago P., Le servitù prediali - Volontarie - Coattive - Pubbliche - Costituzione - Esercizio - Estinzione - Tutela - Le singole servitù, Milano, 2007; Vitucci, Servitù prediali, in Dig. civ., XVIII, Torino 1998; Zaccheo, La tutela possessoria della servitù, in Giust. civ. 1982, II, 215. |