Codice Civile art. 1038 - Indennità per l'imposizione della servitù.Indennità per l'imposizione della servitù. [I]. Prima di imprendere la costruzione dell'acquedotto, chi vuol condurre acqua per il fondo altrui deve pagare il valore, secondo la stima, dei terreni da occupare, senza detrazione delle imposte e degli altri carichi inerenti al fondo, oltre l'indennità per i danni, ivi compresi quelli derivanti dalla separazione in due o più parti o da altro deterioramento del fondo da intersecare [1032 3, 1039]. [II]. Per i terreni, però, che sono occupati soltanto per il deposito delle materie estratte e per il getto dello spurgo, non si deve pagare che la metà del valore del suolo, e sempre senza detrazione delle imposte e degli altri carichi inerenti; ma nei terreni medesimi il proprietario del fondo servente può fare piantagioni e rimuovere e trasportare le materie ammucchiate, purché tutto segua senza danno dell'acquedotto, del suo spurgo e della sua riparazione. InquadramentoLa norma in commento precisa che, prima di imprendere la costruzione dell'acquedotto, chi vuol condurre acqua per il fondo altrui deve pagare il valore, secondo la stima, dei terreni da occupare, senza detrazione delle imposte e degli altri carichi inerenti al fondo, oltre l'indennità per i danni, ivi compresi quelli derivanti dalla separazione in due o più parti o da altro deterioramento del fondo da intersecare. Per quanto riguarda, però, i terreni, che sono occupati soltanto per il deposito delle materie estratte e per il getto dello spurgo, si dispone non si deve pagare che la metà del valore del suolo, e sempre senza detrazione delle imposte e degli altri carichi inerenti, ma, nei terreni medesimi, il proprietario del fondo servente può fare piantagioni nonché rimuovere e trasportare le materie ammucchiate, purché tutto segua senza danno dell'acquedotto, del suo spurgo e della sua riparazione. Determinazione dell'indennitàIn ordine all'indennità contemplata dalla norma de qua, alcuni hanno sottolineato l'importanza della disposizione in cui è stabilito che tale indennità deve essere corrisposta prima dell'inizio dei lavori per la realizzazione dell'acquedotto, considerando questa una forma di tutela del proprietario del fondo servente (Comporti, in Tr. Res. 1982, 227). Il legislatore ha stabilito una vera e propria obbligazione a termine del pagamento dell'indennità, per cui se questa non viene pagata nel momento in cui iniziano i lavori di impianto di servitù, il titolare di questa è costituito ipso iure in mora, ed è da questo momento tenuto al risarcimento del danno. Tuttavia, il pagamento o l'offerta dell'indennità, anche se apud iudicem, tolgono ogni ostacolo all'attuazione pratica della servitù. Il proprietario del fondo gravato potrà ottenere la demolizione dell'opera iniziata senza previo pagamento, solo nel caso in cui si è opposto preventivamente e l'interessato non è disposto a pagare l'indennità. Comunque, l'azione per far valere il proprio diritto all'indennità si prescrive in dieci anni dal momento di costituzione della servitù stessa (Branca, in Comm. S.B. 1979, 105). In materia di imposizione di fatto di servitù pubblica di acquedotto, si è affermato (Cass. S.U., n. 84/2001), che, a seguito di realizzazione dell'opera idraulica senza una regolare procedura ablatoria, trova applicazione analogica l'art. 1038, che distingue, ai fini della determinazione dell'indennità, tra le parti fisicamente occupate dall'opera idraulica e quelle costituenti le cosiddette fasce di rispetto necessarie per lo spurgo e per la manutenzione delle condotte, stabilendo che per le prime sia corrisposto al proprietario l'intero valore e per le altre soltanto la metà di tale valore, tenuto conto della possibilità, espressamente riconosciuta al proprietario stesso dal comma 2, di continuare a sfruttarle economicamente e di rimuovere e trasportare il materiale ammucchiato “purché senza danno dell'acquedotto, del suo spurgo e della sua riparazione”; pertanto, il giudice adìto con azione di risarcimento non può, senza incorrere in violazione della norma in parola, adottare per le fasce laterali di rispetto, lo stesso criterio indennitario prescritto dal comma 1 per la superficie direttamente interessata dalla condotta, salvo che non ricorrano particolari circostanze in forza delle quali sia totalmente esclusa per esse quella utilizzabilità, sia pure limitata, prevista e consentita dal comma 2 dell'articolo citato. Proprietà dell'area occorrenteSempre in argomento, si è rilevato che, poiché, come è desumibile dagli artt. 1038 e 1039 in tema di servitù di acquedotto, l'area occorrente per la realizzazione dell'acquedotto rimane in proprietà del titolare del fondo servente, con una limitazione di carattere superficiario sotto forma di compressione, finché dura la servitù, unicamente delle facoltà di godimento del suddetto incompatibili con il contenuto e l'esercizio della servitù stessa, nel caso di esperimento di actio negatoria al fine dell'osservanza delle distanze legali nelle costruzioni realizzate in prossimità di un manufatto, per cui il convenuto assuma che il diritto della controparte sia, non di natura dominicale, ma di servitù di acquedotto, inidoneo, come tale, a giustificare l'obbligo di osservare le suindicate distanze, incombe sull'attore in negatoria l'onere specifico di dimostrare la pretesa natura dominicale, e non già di semplice servitù, del diritto vantato sulle opere attraverso cui è esercitata la ricorrenza delle condizioni richieste per l'applicazione dell'art. 873 (Cass. II, n. 6003/1981). BibliografiaBiondi, Le servitù, Milano 1967; Caruso - Spanò, Le servitù prediali, Milano 2013; De Tilla, Servitù prediali, in Enc. dir., XIV, Milano, 2007; Gallucci, Servitù prediali: natura, funzione e contenuto del diritto, in Il Civilista, 2010, n. 3, 79; Grosso - Deiana, Le servitù prediali, Torino, 1963; Musolino, Servitù prediali: l'estinzione per rinunzia, in Riv. not. 2013, 368; Terzago G. - Terzago P., Le servitù prediali - Volontarie - Coattive - Pubbliche - Costituzione - Esercizio - Estinzione - Tutela - Le singole servitù, Milano, 2007; Vitucci, Servitù prediali, in Dig. civ., XVIII, Torino 1998; Zaccheo, La tutela possessoria della servitù, in Giust. civ. 1982, II, 215. |