Codice Civile art. 1052 - Passaggio coattivo a favore di fondo non intercluso.Passaggio coattivo a favore di fondo non intercluso. [I]. Le disposizioni dell'articolo precedente si possono applicare anche se il proprietario del fondo ha un accesso alla via pubblica, ma questo è inadatto o insufficiente ai bisogni del fondo e non può essere ampliato. [II]. Il passaggio può essere concesso dall'autorità giudiziaria solo quando questa riconosce che la domanda risponde alle esigenze dell'agricoltura o dell'industria [2908] (1). (1) La Corte cost., con sentenza 10 maggio 1999, n. 167 ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del presente comma «nella parte in cui non prevede che il passaggio coattivo di cui al primo comma possa essere concesso dall'autorità giudiziaria quando questa riconosca che la domanda risponde alle esigenze di accessibilità - di cui alla legislazione relativa ai portatori di handicap - degli edifici destinati ad uso abitativo». InquadramentoIl diritto alla servitù coattiva di passaggio sussiste non solo nell'ipotesi di interclusione assoluta, ossia allorquando il fondo non ha né può avere accesso alla pubblica via, ma anche in quella di interclusione relativa, in cui il proprietario non può procurarsi l'uscita senza eccessivo dispendio o disagio. Il codice civile non adotta, quindi, una concezione rigida di interclusione, ma tiene nel debito conto le ragionevoli esigenze inerenti all'utilizzazione del medesimo fondo. Nell'ipotesi contemplata dall'art. 1052, nemmeno la preesistenza di un accesso alla via pubblica potrebbe costituire un ostacolo alla costituzione della servitù de qua, alla luce dell'inettitudine o insufficienza del passaggio esistente alle esigenze dell'agricoltura e dell'industria ed impossibilità di ampliamento del medesimo passaggio. Pertanto, non si ha il diritto di chiedere tale servitù qualora il passaggio preesistente sia semplicemente inadatto o insufficiente ai bisogni di una casa costruita su un fondo; in altri termini, non risulta conferita tout court al proprietario del fondo il diritto di ottenere la servitù, ma è rimesso all'apprezzamento discrezionale del magistrato di consentire la stessa servitù, allorché si riconosca che la domanda risponde alle esigenze dell'agricoltura o dell'industria. In altri termini, l'invasione dell'àmbito dell'altrui proprietà — non per necessità, bensì — per maggiore utilità viene giustificata da un interesse generale, come tale superiore a quello dei singoli. Fondo non interclusoFondamentale, per l'applicazione della norma de qua, è l'esatta individuazione del concetto di interclusione “relativa”, specie in raffronto con l'ipotesi di interclusione “assoluta” contemplata nella disposizione precedente. In dottrina, si è sottolineato che l'inidoneità del passaggio può riguardare anche una porzione del fondo quando questa possa e debba essere considerata autonomamente, e quando il passaggio esistente tra la stessa e quella confinante o avente accesso alla via pubblica sia inadatto e non possa essere ampliato. Può chiedersi, inoltre, un nuovo passaggio anche nell'ipotesi in cui, sebbene l'accesso esistente sia di per sé idoneo al passaggio, non lo è la via pubblica sulla quale si ha lo sbocco, in quanto non praticabile o inadatta per la sua stessa conformazione (Grosso — Deiana, 1748). Ad avviso della giurisprudenza (Cass. II, n. 10595/2013), la diversità delle ipotesi di cui all'art. 1051, comma 3 e all'art. 1052, le quali, pur avendo in comune il presupposto dell'accesso già esistente alla pubblica via, si differenziano poiché, nel primo caso, il passaggio coattivo è realizzabile sul fondo già servente, mentre, nel secondo, esso viene attuato su altro fondo, non osta a che il giudice accolga le distinte domande cumulativamente proposte, disponendo, da un lato, l'ampliamento del preesistente passaggio nel tratto in cui ciò sia possibile e costituendo, dall'altro, una nuova servitù per il tratto in cui, stante l'impossibilità dell'allargamento, il transito risulti inadatto o insufficiente ai bisogni del fondo dominante. Comunque, nell'applicazione degli artt. 1051 e 1052 c.c. in tema di costituzione di servitù di passaggio coattivo, deve aversi riguardo non tanto alla maggiore o minore lunghezza del percorso, bensì alla sua onerosità in rapporto alla situazione materiale e giuridica dei fondi, con la conseguenza che può risultare meno oneroso un percorso più lungo, quando esso sia già in gran parte transitabile e richieda solo l'allargamento in brevi tratti per consentire il passaggio (Cass. II, n. 25352/2016). Inoltre, la costituzione coattiva di una servitù di passaggio a favore di un fondo non intercluso postula, ai sensi dell'art. 1052, la rispondenza della domanda alle esigenze dell'agricoltura o dell'industria; tale requisito, che trascende gli interessi individuali e giustifica l'imposizione coattiva solo se rispondente ad un interesse generale, ricorre nel caso in cui il richiedente dimostri che attraverso la costituzione della servitù è possibile realizzare un più intenso sfruttamento del proprio fondo, a vantaggio sia del proprio interesse che di quello generale della produzione agricola (Cass. III, n. 5489/2006). Per accogliere la domanda di costituzione di una servitù di passaggio coattivo a favore di un fondo non intercluso, il giudice non può limitarsi ad accertare l'inidoneità del passaggio esistente e l'impossibilità ad ampliarlo, ma deve altresì accertare se la maggiore utilità che ne deriverebbe risponde alle esigenze dell'agricoltura o dell'industria, mirando l'art. 1052, a differenza dell'art. 1051 che tutela l'interesse individuale del fondo intercluso, a tutelare un effettivo interesse della collettività, da accertare dal giudice in concreto (Cass. II, n. 15110/2000). La costituzione di un passaggio coattivo in favore di un fondo intercluso, prevista dall'art. 1051, e quella di costituzione di passaggio coattivo in favore di un fondo non intercluso, disciplinata dall'art. 1052, pur avendo presupposti in parte identici, si distinguono sia per il petitum che per la causa petendi e rispondono a esigenze diverse dell'agricoltura e dell'industria, tutelando la previsione dell'art. 1051, l'interesse individuale del proprietario del fondo intercluso e obbedendo, invece, quella dell'art. 10522, a un concreto interesse della collettività; la diversità ontologica delle azioni comporta che il giudice adito per la costituzione di una servitù di passaggio in favore di un fondo intercluso non può, a pena di incorrere nel vizio di ultrapetizione, pronunciare senza domanda della parte la costituzione della medesima servitù in favore del medesimo fondo risultato non intercluso e che conseguentemente difetta di interesse la censura formulata in sede di legittimità di una omessa pronuncia su una tale costituzione, laddove i ricorrenti non abbiano specificato l'avvenuta tempestiva proposizione nel giudizio della relativa domanda (Cass. II, n. 6270/2008). Bisogni del fondoIn proposito, si è opportunamente precisato che, per la costituzione della servitù coattiva a favore di fondo non intercluso, i bisogni di questo non necessariamente devono essere in atto al momento della proposizione della domanda, ma è sufficiente che il proprietario del fondo destinato a divenire dominante dimostri un serio e concreto intendimento di dar corso ad un più intenso sfruttamento del suo immobile, rispondente all'interesse generale della produzione agricola o industriale (Cass. II, n. 3408/2000). Esigenze dell'agricoltura o dell'industriaQuanto alle esigenze da soddisfare, si è chiarito (Cass. II, n. 40824/2021; Cass. II, n. 5765/2013) che la costituzione coattiva della servitù di passaggio in favore di un fondo non intercluso, ai sensi dell'art. 1052, postula la rispondenza alle esigenze dell'agricoltura o dell'industria, requisito che trascende gli interessi individuali e giustifica l'imposizione solo per interesse generale della produzione, da valutare, non già in astratto, ma con riguardo allo stato attuale dei fondi e alla loro concreta possibilità di un più ampio sfruttamento o di una migliore utilizzazione, sicché il sacrificio del fondo servente non si giustifica qualora il fondo dominante sia incolto e da lungo tempo inutilizzato a fini produttivi. Inoltre, in tema di costituzione di una servitù coattiva di passaggio in favore di un terreno relativamente intercluso, il requisito della indispensabilità del transito per le esigenze di coltivazione del fondo, richiesto dagli artt. 1051 e 1052,non è ravvisabile se il terreno, per le sue minime dimensioni, può essere coltivato con modalità (a mano o con animali o con piccoli attrezzi meccanizzati) consentite dall'acceso di cui già si usufruisce; né, allorquando la costituzione della servitù sia chiesta a favore di più terreni, può rilevare l'ampiezza complessiva dei terreni ancorché al servizio della medesima azienda agricola, atteso che, al fine dell'apprezzamento del presupposto richiesto dalla legge, i singoli fondi, se distinti, non possono essere considerati unitariamente (Cass. II, n. 11954/2006). La costituzione coattiva di una servitù di passaggio a favore di un fondo non intercluso postula, ai sensi dell'art. 1052, la rispondenza della domanda alle esigenze dell'agricoltura o dell'industria; tale requisito, che trascende gli interessi individuali e giustifica l'imposizione coattiva solo se rispondente ad un interesse generale, ricorre nel caso in cui il richiedente dimostri che attraverso la costituzione della servitù è possibile realizzare un più intenso sfruttamento del proprio fondo, a vantaggio sia del proprio interesse che di quello generale della produzione agricola (Cass. III, n. 5489/2006; Cass. II, n. 16970/2005). La costituzione coattiva di una servitù di passaggio, ai sensi dell'art. 1052, a favore di fondo non intercluso, postula la rispondenza della relativa domanda alle esigenze della agricoltura o dell'industria; tale requisito trascende perciò gli interessi individuali e giustifica l'imposizione coattiva solo se rispondente all'interesse generale della produzione, da valutare con riguardo allo stato attuale dei fondi e alla loro concreta possibilità di un più ampio sfruttamento o di una migliore utilizzazione (Cass. II, n. 7000/2001). Accessibilità alla casa di abitazioneParticolare sensibilità hanno mostrato i giudici di legittimità in ordine alle problematiche connesse all'accessibilità all'abitazione ed alle correlate esigenze di mobilità dei portatori di handicap. Ai sensi dell'art. 1052 — da leggere alla luce della sentenza n. 167/1999 della Corte costituzionale — la costituzione di una servitù di passaggio in favore di un fondo non intercluso può avvenire non soltanto in presenza di esigenze dell'agricoltura o dell'industria, bensì anche ai fini di consentire una piena accessibilità alla casa di abitazione (Cass. II, n. 10045/2008), oppure qualora occorra garantire la tutela di necessità abitative, da chiunque invocabili (Cass. II, n. 14477/2018). Tutela dei portatori di handicapAi sensi dell'art. 1052, da leggere alla luce della sentenza della Corte Cost. n. 167/1999, la costituzione di servitù coattiva di passaggio a favore di fondo non intercluso può avvenire non soltanto in presenza di esigenze dell'agricoltura e dell'industria, ma anche quando sia accertata, in generale, l'inaccessibilità al fondo da parte di qualsiasi portatore di handicap o persona con ridotta capacità motoria, essendo irrilevante l'inesistenza in concreto della disabilità in capo al titolare del fondo servente (Cass. II, n. 2150/2009). In particolare, l'art. 1052 può essere invocato al fine della costituzione di una servitù coattiva di passo carraio, in favore di un fondo non intercluso, non solo per esigenze dell'agricoltura o dell'industria, ma anche a tutela di esigenze abitative, da chiunque invocabili, emergendo, dopo la suddetta pronuncia dei giudici della Consulta, un mutamento di prospettiva secondo il quale l'istituto della servitù di passaggio non è più limitato ad una visuale dominicale e produttivistica, ma è proiettato in una dimensione dei valori della persona, di cui agli artt. 2 e 3 Cost., che permea di sé anche lo statuto dei beni ed i rapporti patrimoniali in generale; peraltro, nell'equilibrata applicazione dell'istituto, la domanda, proposta a norma della ricordata disposizione, può essere accolta a condizione che sussista l'assenso dell'autorità di vigilanza sul territorio e che il passaggio imposto non comporti un sacrificio, per il fondo servente, maggiore del beneficio per quello dominante, con possibilità di derogare al limite imposto dall'art. 1051, ultimo comma, (che esonera da servitù case, cortili, giardini ed aie) solo previa accorta ponderazione degli interessi e con adeguato impiego dello strumento dell'indennità, previsto dall'art. 1053 (Cass. II, n. 8817/2018). BibliografiaBiondi, Le servitù, Milano 1967; Caruso - Spanò, Le servitù prediali, Milano 2013; De Tilla, Servitù prediali, in Enc. dir., XIV, Milano, 2007; Gallucci, Servitù prediali: natura, funzione e contenuto del diritto, in Il Civilista, 2010, n. 3, 79; Grosso - Deiana, Le servitù prediali, Torino, 1963; Musolino, Servitù prediali: l'estinzione per rinunzia, in Riv. not. 2013, 368; Terzago G. - Terzago P., Le servitù prediali - Volontarie - Coattive - Pubbliche - Costituzione - Esercizio - Estinzione - Tutela - Le singole servitù, Milano, 2007; Vitucci, Servitù prediali, in Dig. civ., XVIII, Torino 1998; Zaccheo, La tutela possessoria della servitù, in Giust. civ. 1982, II, 215. |