Codice Civile art. 1053 - Indennità.Indennità. [I]. Nei casi previsti dai due articoli precedenti è dovuta un'indennità proporzionata al danno cagionato dal passaggio. [II]. Qualora, per attuare il passaggio, sia necessario occupare con opere stabili o lasciare incolta una zona del fondo servente, il proprietario che lo domanda deve, prima d'imprendere le opere o d'iniziare il passaggio, pagare il valore della zona predetta nella misura stabilita dal primo comma dell'articolo 1038. InquadramentoLa norma in commento prevede che, nelle ipotesi contemplate nelle due precedenti disposizioni, ossia nei casi di interclusione, rispettivamente, assoluta e relativa, sia dovuta un'indennità proporzionata al danno cagionato dal passaggio. Si specifica, inoltre, che, qualora, per attuare il passaggio, sia necessario occupare con opere stabili o lasciare incolta una zona del fondo servente, il proprietario che lo domanda deve, prima di intraprendere le opere o d'iniziare il passaggio, pagare il valore della zona predetta nella misura stabilita dal comma 1 dell'art. 1038, dettato in materia di indennità per l'imposizione della servitù di acquedotto. Dunque, in applicazione del principio generale (art. 1032) dell'onerosità della costituzione di servitù coattive, in tutti i casi previsti dalla legge per la costituzione del passo coattivo (artt. 1051 e 1052) è dovuta un'indennità. Nel momento in cui si costituisce la servitù di passaggio nascono due rapporti obbligatori autonomi rispetto a quello reale di servitù, ai quali si applicherà la relativa disciplina anche in materia di prescrizione. In particolare, con la costituzione della servitù si ha l'obbligo di pagare l'indennità, che rimane anche nel caso di mancato esercizio di fatto della medesima, ed il correlativo diritto di esigerla, sebbene entro il termine decennale di prescrizione. In quest'ultimo caso, anche se il titolare non dovrà più corrispondere l'indennità, potrà legittimamente continuare ad esercitare il suo passaggio (Branca, in Comm. S.B. 1979, 227). Sul punto, si è, però, precisato (Cass. II, n. 3780/1980) che la costituzione della servitù coattiva non è subordinata al preventivo pagamento della indennità dovuta per la sua costituzione. Determinazione dell'indennitàQuanto alla relativa determinazione, si è rilevato che l'indennità dovuta al proprietario del fondo a favore del quale è stata costituita la servitù di passaggio coattivo non rappresenta il corrispettivo dell'utilità conseguita dal fondo dominante, ma un indennizzo risarcitorio da ragguagliare al danno cagionato al fondo servente; ne consegue che, ai fini della determinazione di detta indennità, non può aversi riguardo esclusivamente al valore della superficie di terreno assoggettata alla servitù, ma bisogna tener conto, altresì, di ogni altro pregiudizio subìto dal fondo servente in relazione alla sua destinazione a causa del transito di persone e di veicoli (Cass. II, n. 21866/2020; Cass. II, n. 10269/2016, Cass. II, n. 8868/2011; Cass. II, n. 3378/1995; Cass. II, n. 4999/1994; Cass. II, n. 3040/1980). In tema di servitù di passaggio coattivo, l'indennità — correlata dall'art. 1053 al danno secundum ius arrecato al proprietario del fondo servente dall'esercizio del diritto imposto per legge nel caso di fondo intercluso — deve essere determinata tenendo conto non esclusivamente di valore della superficie asservita ma considerando ogni ulteriore pregiudizio che sia in concreto derivato al fondo servente per effetto della destinazione al transito di persone o veicoli, mentre non è indennizzabile il danno che sia soltanto astrattamente ipotizzabile, tra l'altro, per il deprezzamento del fondo (Cass. II, n. 1545/2004; Cass. II, n. 7000/2001). Ove, poi, la servitù coattiva di passaggio venga istituita su un preesistente percorso, non abbisognante di modifica alcuna, l'indennità di cui all'art. 1053 deve essere quantificata in misura proporzionata al danno cagionato, costituito dall'implementato uso del percorso, non potendosi quantificare la predetta indennità alla stregua del costo a suo tempo affrontato dal proprietario del fondo asservito per mettere in opera la strada nel suo esclusivo interesse (Cass. II, n. 23078/2022). Ripartizione tra i diversi fondi dominantiL'indennità dovuta dal proprietario del fondo a favore del quale sia costituita la servitù di passaggio coattivo, non rappresenta il corrispettivo dell'utilità conseguita dal fondo dominante, ma un indennizzo risarcitorio da ragguagliare al danno cagionato al fondo servente; pertanto, nel caso in cui siano più i proprietari dei fondi a favore dei quali venga costituito il passaggio coattivo, l'indennità deve essere posta pro quota a carico dei proprietari dei fondi dominanti, commisurando le quote di ciascuno dei titolari della servitù al pregiudizio cagionato dal passaggio da lui esercitato (Cass. II, n. 2874/1996; Cass. II, n. 4926/1997). Prescrizione di opere idonee a ridurre il dannoL'art. 1053, il quale stabilisce che nell'imposizione della servitù di passaggio coattivo è dovuta un'indennità proporzionata al danno cagionato dal passaggio, consente, sia pure per implicito, al giudice del merito di prescrivere al proprietario del fondo dominante l'esecuzione di quelle opere che, secondo il suo prudente e motivato apprezzamento, risultino idonee a ridurre il danno cagionato dalla costituzione della servitù a carico del fondo servente (Cass. II, n. 3207/1979). BibliografiaBiondi, Le servitù, Milano 1967; Caruso - Spanò, Le servitù prediali, Milano 2013; De Tilla, Servitù prediali, in Enc. dir., XIV, Milano, 2007; Gallucci, Servitù prediali: natura, funzione e contenuto del diritto, in Il Civilista, 2010, n. 3, 79; Grosso - Deiana, Le servitù prediali, Torino, 1963; Musolino, Servitù prediali: l'estinzione per rinunzia, in Riv. not. 2013, 368; Terzago G. - Terzago P., Le servitù prediali - Volontarie - Coattive - Pubbliche - Costituzione - Esercizio - Estinzione - Tutela - Le singole servitù, Milano, 2007; Vitucci, Servitù prediali, in Dig. civ., XVIII, Torino 1998; Zaccheo, La tutela possessoria della servitù, in Giust. civ. 1982, II, 215. |