Codice Civile art. 1054 - Interclusione per effetto di alienazione o di divisione.

Alberto Celeste

Interclusione per effetto di alienazione o di divisione.

[I]. Se il fondo è divenuto da ogni parte chiuso per effetto di alienazione a titolo oneroso, il proprietario ha diritto di ottenere dall'altro contraente il passaggio senza alcuna indennità [154 trans.].

[II]. La stessa norma si applica in caso di divisione.

Inquadramento

La norma in commento prevede che, qualora il fondo sia divenuto da ogni parte chiuso per effetto di alienazione a titolo oneroso, il proprietario ha diritto di ottenere dall'altro contraente il passaggio, però senza alcuna indennità, e la stessa disposizione si applica anche in caso di divisione. Uniche condizioni perché a favore dell'acquirente del fondo, divenuto intercluso per effetto di alienazione a titolo oneroso, sorga il diritto di ottenere il passaggio coattivo dall'alienante, sono la dipendenza dello stato di interclusione del fondo all'atto dell'alienazione a titolo oneroso e la perdurante disponibilità da parte dell'alienante (o dei suoi eredi), della residua porzione del fondo avente accesso diretto dalla strada, mentre non hanno rilievo né il requisito della brevità del passaggio, previsto dal comma 2 dell'art. 1051 (unitamente al minor danno per il fondo servente), né l'esenzione, prevista dal comma 4 del medesimo articolo, per le case, cortili, i giardini e le aie ad esse attinenti, i quali, se hanno ragione di essere quando il proprietario del fondo su cui dovrebbe gravare la servitù riveste la posizione di terzo, estraneo al sorgere della situazione di interclusione del fondo contiguo, al fine di assicurare un equo contemperamento dei contrapposti interessi, non trovano giustificazione, invece, in favore dell'alienante del fondo perché questi non riveste la figura di terzo, avendo, con l'atto di vendita, dato direttamente origine alla situazione di interclusione prima inesistente.

Condizioni per l'insorgenza del diritto di passaggio coattivo

La dizione legislativa della norma de qua fa supporre che l'interclusione cui essa si riferisce sia quella assoluta, visto il riferimento alla condizione di chiusura del fondo da ogni sua parte. È controverso in dottrina se, attraverso un'interpretazione estensiva, il codice civile abbia inteso riferirsi non solo alla situazione del fondo non confinante con la via pubblica ma anche al fondo confinante con la via pubblica, ma privo della possibilità di procurarsi l'accesso se non con eccessivo dispendio o disagio (interclusione relativa). A favore della soluzione negativa, si è osservato che la legge parla solo di fondo “da ogni parte chiuso”, e cioè di interclusione assoluta, e che quando dal negozio derivi solo uno stato di interclusione relativa non può presumersi che le parti abbiano tenuto conto dell'onere da imporre eventualmente, poiché la condizione dei luoghi non era così chiara da far ritenere con certezza che il passaggio sarebbe stato poi necessario (Branca, in Comm. S.B. 1979, 237). Viceversa, si è opinato (GrossoDeiana, 1765) che debba andarsi oltre la lettera della norma per affermare la sua applicabilità anche nell'ipotesi di interclusione relativa, sul duplice presupposto dell'eadem ratio accomunante l'astratta fattispecie di cui all'art. 1054 a quest'ultima nonché della necessità di tutela dei terzi, onde diminuire i casi in cui questi possano essere costretti a concedere il passaggio.

Ad avviso della giurisprudenza, inoltre, perché possa essere costituita la servitù coattiva di passaggio prevista dal comma 2 dell'art. 1054, a carico del condividente, è necessario che lo stato di interclusione sia sorto per effetto della divisione, la quale abbia fatto cessare la possibilità che l'unica parte dell'unico originario fondo aveva di accedere alla strada pubblica attraverso l'altra parte del fondo stesso; se, invece, l'interclusione preesista alla divisione, perché dovuta a caratteristiche naturali del terreno (nella specie, dislivello) che rendano impossibile o comunque difficoltoso il passaggio dall'una all'altra parte del fondo aperto alla strada pubblica, la servitù va costituita secondo i principi generali stabiliti in materia di servitù coattiva, individuando quale dei fondi occludenti consente il passaggio più agevole e meno dispendioso, essendo a tal fine irrilevante l'intervenuta divisione (Cass. II, n. 5109/1998).

Natura del diritto

I giudici di legittimità hanno esaminato la natura del diritto enucleabile dalla norma de qua, al fine di trarne le dovute conseguenze giuridiche.

Con riflessi in àmbito processuale, si è specificato che il diritto di passaggio conseguente ad interclusione per effetto di alienazione, ai sensi dell'art. 1054, ha natura esclusivamente personale, sicché non spetta in favore dell'avente causa a titolo particolare dall'acquirente dell'immobile rimasto intercluso, né nei confronti dell'avente causa a titolo particolare dal dante causa, salvo che non ne sia stata prevista in modo espresso la trasmissione nell'atto di acquisto; ne deriva che spetta al terzo, che sia stato convenuto in giudizio per la costituzione di una servitù coattiva di passaggio, l'onere di provare il fatto impeditivo della dedotta interclusione, in conseguenza del trasferimento del diritto personale a favore dell'avente causa dall'acquirente (Cass. II, n. 23693/2014).

Resta inteso (Cass. II, n. 21526/2011) che, nell'ipotesi in cui il fondo, originariamente unico, sia divenuto intercluso per effetto d'alienazione di una parte di esso a titolo oneroso, il diritto dell'acquirente di ottenere la costituzione coattiva e gratuita della servitù di passaggio, ai sensi dell'art. 1054, nel residuo fondo dell'alienante, può farsi valere soltanto nei confronti di quest'ultimo e dei suoi eredi, non anche nei confronti degli aventi causa a titolo particolare dell'alienante medesimo.

Eccezione di interclusione per effetto negoziale

Sotto il profilo processuale, si è precisato (Cass. II, n. 5054/1984) che l'eccezione di interclusione del fondo per effetto di alienazione o di divisione ai sensi dell'art. 1054, opposta al richiedente la costituzione coattiva di servitù di passaggio, integra un' eccezione in senso proprio, con la conseguenza che ove la stessa, in primo grado, sia stata rigettata, deve essere riproposta in appello con uno specifico motivo, mentre se sia stata ritenuta assorbita (ovvero semplicemente trascurata) deve essere, in sede di gravame, espressamente e tempestivamente riproposta.

In senso contrario, più di recente, si è ritenuto (Cass. II, n. 19555/2020) che non integra una eccezione in senso proprio, bensì una mera difesa, proponibile, come tale, in ogni fase del giudizio.

Servitù di passaggio costituita con l'atto di alienazione o di divisione

Per il disposto dell'art. 1054, il quale riconosce al proprietario del fondo rimasto intercluso in conseguenza di alienazione a titolo oneroso o di divisione il diritto di ottenere coattivamente dall'altro contraente il passaggio senza corrispondere alcuna indennità, deve presumersi che la servitù di passaggio costituita con lo stesso atto di alienazione o di divisione o anche con atto successivo che all'interclusione siano oggettivamente preordinati, abbia natura coattiva, con conseguente applicabilità alla medesima in caso di cessazione dell'interclusione della causa estintiva di cui all'art. 1055, salvo che dal negozio costitutivo non emerga in concreto ed inequivocabilmente l'intento delle parti di assoggettarle al regime delle servitù volontarie (Cass. II, n. 24966/2019; Cass. II, n. 2922/2014; Cass. II, n. 11755/1992; Cass. II, n. 11755/1992).

Si è, poi, precisato (Cass. II, n. 20185/2017) che la norma di cui all'art. 1054, sull'interclusione del fondo a seguito di alienazione a titolo oneroso o di divisione, trova applicazione anche nell'analoga ipotesi di interclusione derivante da espropriazione per pubblica utilità, sicché il diritto di accesso senza corresponsione di indennità va fatto valere dal proprietario del fondo rimasto intercluso nei confronti dell'ente espropriante, non potendo il proprietario medesimo, rinunziando all'anzidetto beneficio, rivolgersi ad altro confinante e chiedere il passaggio pagando l'indennità.

 

Residualità del diritto al passaggio coattivo

Il proprietario del fondo, rimasto intercluso a seguito di alienazione a titolo oneroso o di divisione, non può rivolgersi ad altro qualsiasi confinante per ottenere il passaggio coattivo pagando l'indennità ai sensi dell'art. 1051, se non provi l'impossibilità di agire utilmente contro il suo dante causa o i suoi eredi per ottenere il passaggio gratuito cui egli ha diritto come contraente a norma dell'art. 1054 (Cass. II, n. 20404/2013; Cass. II, n. 4207/1997).

Servitù imposta dal giudice della divisione

Anche nell'ipotesi di interclusione relativa di un fondo determinata dalla divisione, e cioè quando il proprietario non possa procurarsi l'uscita sulla pubblica via senza eccessivo dispendio o disagio, è consentito al giudice della divisione di imporre l'indispensabile servitù di passo coattivo sulla porzione dei condividenti (Cass. II, n. 1816/1979).

Qualora, in seguito alla suddivisione di un terreno in sede di vendita forzata, alcuni dei lotti così formati risultino interclusi, gli acquirenti degli stessi hanno diritto di ottenere dagli altri proprietari il passaggio ai sensi dell'art. 1054, disposizione compatibile con quella di cui all'art. 2919; in particolare, poiché i frazionamenti immobiliari di un fondo non devono tradursi nella sua interclusione, il giudice può imporre agli acquirenti dei suddetti lotti la realizzazione delle opere necessarie ad evitarla, trattandosi di obbligo che sarebbe sorto anche se il trasferimento fosse stato effettuato dal proprietario originario (Cass. II, n. 14481/2018).

Esenzione di case, cortili, giardini ed aie

Per completezza, si è avuto modo di puntualizzare (Cass. II, n. 832/1993) che l'esenzione dal passaggio coattivo, prevista dall'art. 1051, comma 4, per i fondi costituiti da case, giardini, cortili ed aie ad esse attinenti, si applica anche alle servitù di passaggio da costituirsi in applicazione dell'art. 1054, in dipendenza di interclusione per effetto di alienazione, sempre che, anche in tale ipotesi, vi sia la possibilità di scelta tra più fondi da asservire ed almeno uno non sia costituito da case, cortili, ecc.

Bibliografia

Biondi, Le servitù, Milano 1967; Caruso - Spanò, Le servitù prediali, Milano 2013; De Tilla, Servitù prediali, in Enc. dir., XIV, Milano, 2007; Gallucci, Servitù prediali: natura, funzione e contenuto del diritto, in Il Civilista, 2010, n. 3, 79; Grosso - Deiana, Le servitù prediali, Torino, 1963; Musolino, Servitù prediali: l'estinzione per rinunzia, in Riv. not. 2013, 368; Terzago G. - Terzago P., Le servitù prediali - Volontarie - Coattive - Pubbliche - Costituzione - Esercizio - Estinzione - Tutela - Le singole servitù, Milano, 2007; Vitucci, Servitù prediali, in Dig. civ., XVIII, Torino 1998; Zaccheo, La tutela possessoria della servitù, in Giust. civ. 1982, II, 215.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario