Codice Civile art. 1062 - Destinazione del padre di famiglia.

Alberto Celeste

Destinazione del padre di famiglia.

[I]. La destinazione del padre di famiglia ha luogo quando consta, mediante qualunque genere di prova, che due fondi, attualmente divisi, sono stati posseduti dallo stesso proprietario, e che questi ha posto o lasciato le cose nello stato dal quale risulta la servitù.

[II]. Se i due fondi cessarono di appartenere allo stesso proprietario, senza alcuna disposizione relativa alla servitù, questa s'intende stabilita attivamente e passivamente a favore e sopra ciascuno dei fondi separati.

Inquadramento

Qualora il proprietario di un fondo abbia costruito sul suo bene opere permanenti (si pensi ad una strada), per effetto delle quali una parte del fondo risulta asservita ad un'altra parte dello stesso fondo, consentendone una migliore utilizzazione, non può sorgere alcuna servitù per il principio nemini res sua servit, per il quale non si può costituire una servitù sulla cosa propria. Tuttavia, se il fondo cessa di appartenere allo stesso proprietario (ad esempio, a seguito di una vendita parziale), il codice civile prevede, purché sussistano i requisiti per l'apparenza della servitù, che tale stato di fatto, che premetteva ad una parte del fondo di trarre utilità e vantaggi delle opere costruite sull'altra parte del fondo, possa continuare legittimamente, per cui si costituisce automaticamente, sotto il profilo attivo e passivo, a favore e sopra ciascuno dei fondi separati una servitù appunto corrispondente allo stato di fatto preesistente. Al riguardo, non occorre alcuna manifestazione di volontà negoziale per la costituzione della servitù, ma è necessario che, nell'atto che determina la divisione dei due fondi, non sia inserita una dichiarazione contraria che escluda appunto la nascita di tale servitù. In quest'ordine di concetti, la norma in commento stabilisce che la destinazione del padre di famiglia ha luogo quando consta, mediante qualunque genere di prova, che due fondi, attualmente divisi, sono stati posseduti dallo stesso proprietario, e che questi ha posto o lasciato le cose nello stato dal quale risulta la servitù; se i due fondi cessarono di appartenere allo stesso proprietario, senza alcuna disposizione relativa alla servitù, questa si intende stabilita attivamente e passivamente a favore e sopra ciascuno dei fondi separati.

Condizioni dell'acquisto della servitù

La giurisprudenza ha compiutamente tratteggiato questo particolare modo di acquisto della servitù.

Va premesso (Cass. II, n. 10662/2015) che il presupposto della effettiva situazione di asservimento di un fondo all'altro, richiesto dall'art. 1062 per la costituzione della servitù per destinazione del padre di famiglia, deve essere accertato attraverso la ricostruzione dello stato dei luoghi esistente nel momento in cui, per effetto dell'alienazione di uno di essi o di entrambi, i due fondi hanno cessato di appartenere al medesimo proprietario; in quest'ottica, la mancanza di interclusione del fondo preteso dominante non costituisce elemento ostativo al riconoscimento della servitù per destinazione del padre di famiglia ex art. 1062 in quanto la sua costituzione avviene nel momento in cui i fondi, dominante e servente, hanno cessato di appartenere allo stesso proprietario, ed è a quel momento che occorre fare riferimento ai fini dell'accertamento giudiziale, con la conseguenza che i successivi mutamenti dello stato dei luoghi risultano irrilevanti (Cass. II, n. 32684/2019).

Chiarendo ulteriormente il concetto, si è affermato (Cass. II, n. 17380/2023) che, ai fini del riconoscimento della servitù per destinazione del padre di famiglia, per determinare il momento rilevante ai fini della costituzione della servitù, va considerato lo stato di fatto esistente al tempo della cessazione dell'appartenenza dei due fondi al medesimo proprietario, con la conseguenza che, in caso di acquisto di uno dei due fondi per usucapione, occorre avere riguardo al momento del compimento del tempo necessario ad usucapire e non a quello della pronuncia giudiziale, che ha natura di mero accertamento.

Al contempo, la costituzione di una servitù prediale (nella specie, di veduta) per destinazione del padre di famiglia postula che le opere permanenti (nella specie, l'apertura e le opere di asservimento) destinate al suo esercizio, predisposte dall'unico proprietario, preesistano al momento in cui il fondo viene diviso fra più proprietari (Cass. II, n. 6592/2016).

Sul punto, si è chiarito che a servitù per destinazione del padre di famiglia è stabilita ope legis quando, al momento della separazione dei fondi o del frazionamento dell'unico fondo, lo stato dei luoghi sia posto o lasciato, con opere o segni manifesti ed univoci, in una situazione oggettiva integrante de facto il contenuto della servitù, indipendentemente dalla volontà del proprietario, dovendosi ricercare la subordinazione del fondo non già nell'intenzione del proprietario, ma nella natura delle opere, oggettivamente considerate (Cass. II, n. 3219/2014).

Nei medesimi termini, la costituzione di una servitù per destinazione del padre di famiglia — che è fattispecie non negoziale e postula la presenza di opere visibili e permanenti destinate all'esercizio della servitù — presuppone l'originaria appartenenza di due fondi (o porzioni del medesimo fondo) ad un unico proprietario, il quale abbia posto gli stessi, l'uno rispetto all'altro, in una situazione di subordinazione idonea ad integrare il contenuto di una servitù prediale e che, all'atto della loro separazione, sia mancata una manifestazione di volontà contraria al perdurare della relazione di sottoposizione di un fondo nei confronti dell'altro (Cass. II, n. 16842/2009).

La costituzione di servitù di passaggio per destinazione del padre di famiglia, che è fattispecie non negoziale, postula, ai sensi dell'art. 1062, l'esistenza di segni ed opere visibili e permanenti, costituenti indice non equivoco ed obiettivo del peso imposto al fondo servente, nonché l'originaria appartenenza dei due fondi ad un unico proprietario prima dell'acquisto di uno di essi da parte di altro soggetto e il perdurare di tale situazione fino alla separazione della originaria unica proprietà, sempre che non risulti una manifestazione di volontà contraria all'atto del negozio con cui si attua detta separazione, che determina l'automatica conversione dello stato di fatto in quello di diritto; ne consegue che non può ritenersi sufficiente, al riguardo, l'esistenza di una strada o di un percorso idonei allo scopo (Cass. II, n. 3389/2009).

In tema di servitù di presa d'acqua, deve ritenersi predicabile, ai sensi dell'art. 1062, la costituzione per destinazione del padre di famiglia tutte le volte in cui l'originario unico proprietario, imprimendo una oggettiva situazione di subordinazione o di servizio tra i fondi, abbia collocato in quello servente delle tubazioni per la conduzione dell'acqua che, fuoriuscendo dai pozzi ed essendo idonee ad irrigare il fondo dominante nel quale confluiscono, siano non soltanto visibili, ma anche stabilmente destinate a soddisfare le esigenze idriche del secondo (Cass. S.U., n. 2949/2016; Cass. II, n. 14654/2007). Nella stessa ottica, si è affermato che il requisito dell'apparenza della servitù, necessario ai fini del relativo acquisto per destinazione del padre di famiglia, si configura come presenza di opere permanenti e visibili destinate al suo esercizio, e perché sussista tale visibilità è sufficiente che le opere siano individuabili - anche se solo saltuariamente ed occasionalmente - da qualsivoglia punto d'osservazione, anche esterno al fondo servente, purché, per la loro struttura e consistenza, esse rendano manifesta la situazione di asservimento di tale fondo (Cass. II, n. 14292/2017: nella specie, si è ritenuto la natura apparente di una servitù di tubatura idrica collocata al di sotto del pavimento dell'appartamento che fungeva da fondo servente, in quanto visibile dal proprietario di quest'ultimo in occasione dello svolgimento di lavori edili).

Essenziale per la costituzione della servitù per destinazione del padre di famiglia è che, all'atto della cessazione dell'appartenenza di due fondi ad un unico proprietario le opere destinate al servizio di uno all'altro siano stabili, sì da eluderne la precarietà, ed apparenti, in modo da rendere certi e manifesti a chiunque — e perciò anche all'acquirente del fondo gravato — il contenuto e le modalità di esercizio del corrispondente diritto (Cass. II, n. 11348/2004).

La situazione oggettiva idonea a far sorgere la servitù per destinazione del padre di famiglia a norma dell'art. 1062 può essere creata, non solo direttamente dal proprietario dell'originario unico fondo, ma anche da colui al quale il possesso del fondo sia stato concesso dal proprietario, a condizione che quest'ultimo non abbia ignorato la realizzazione delle opere concretanti detta situazione di fatto e che ad esse non si sia opposto (Cass. II, n. 3314/2001).

In dottrina, prevale l'opinione di chi ritiene che il legislatore codicistico, con le parole “posseduti dallo stesso proprietario”, abbia voluto indicare due requisiti distinti: quello all'appartenenza dei fondi ad un'unica persona e quello del possesso, in senso tecnico, degli stessi (art. 1140). Infatti, è possesso anche quello che si esercita per mezzo di altri; l'importante è che il proprietario non ignori la presenza delle opere, dalle quali risulterà in seguito la servitù, o non si opponga alla loro esecuzione (Branca, in Comm. S.B. 1979, 323).

Rilevanza della volontà del proprietario dei due fondi

In argomento, si è precisato (Cass. II, n. 24853/2015) che la disposizione dell'originario proprietario idonea a impedire la costituzione della servitù per destinazione del padre di famiglia, ai sensi dell'art. 1062, comma 2, può anche essere anteriore alla divisione del fondo ed implicita, purché resa nota o conoscibile all'acquirente (nella specie, si era cassata la sentenza che aveva negato effetto impeditivo alla presentazione di un tipo di frazionamento fatta dal proprietario qualche giorno prima dell'atto di vendita e da lui richiamata nell'atto stesso).

Inoltre, a norma dell'art. 1062, la costituzione di una servitù per destinazione del padre di famiglia è impedita dalla contraria manifestazione di volontà del proprietario dei due fondi al momento della loro separazione, e tale contraria manifestazione di volontà non può desumersi per facta concludentia, ma deve rinvenirsi in una clausola contrattuale con la quale si convenga esplicitamente di volere escludere il sorgere della servitù corrispondente alla situazione di fatto esistente fra i due fondi e determinata dal comportamento del comune proprietario, ovvero in una qualsiasi clausola il cui contenuto sia incompatibile con la volontà di lasciare integra ed immutata la situazione di fatto che, in forza della legge, determinerebbe la nascita della servitù (Cass. II, n. 4872/2018; Cass. II, n. 13534/2011Cass. II, n. 6520/2008; Cass. II, n. 5312/1998; Cass. II, n. 6183/1994; Cass. II, n. 4647/1991).

La disposizione idonea ad impedire, ai sensi dell'art. 1062, comma 2, l'acquisto della servitù per destinazione del padre di famiglia deve provenire dal proprietario del fondo diviso, anche se non è richiesta la contestualità con la divisione del fondo stesso, potendo detta disposizione essere utilmente posta in essere anche in un momento anteriore; la manifestazione di volontà contraria alla nascita del detto diritto reale può essere legittimamente effettuata, altresì, dal curatore fallimentare nell'esercizio dei diritti del proprietario fallito, in occasione della vendita per parti divise dell'immobile unitariamente acquisito all'attivo fallimentare, ma non dai futuri acquirenti dei singoli lotti, i quali non hanno alcun titolo per impedire il sorgere della servitù corrispondente alla situazione di fatto esistente tra i due fondi (Cass. II, n. 1720/2000).

Resta inteso (Cass. II, n. 2853/2016) che la costituzione di una servitù per destinazione del padre di famiglia non ha luogo quando la separazione dei due fondi sia operata da chi è proprietario esclusivo di uno di essi e solo comproprietario dell'altro, mancando in tal caso il requisito dell'appartenenza di entrambi i fondi al medesimo proprietario.

Divisione ereditaria

Qualora un unico fondo pervenga in successione a due eredi, per quote indivise, e poi da questi ultimi in sede di divisione, sia frazionato in porzioni distinte, la situazione di assoggettamento di fatto dell'una all'altra porzione non può determinare la costituzione di servitù prediale per destinazione del padre di famiglia (art. 1062), con riferimento al momento della successione, tenuto conto che la cessazione dell'appartenenza dell'immobile ad un unico proprietario si è verificata solo posteriormente, con la divisione della comunione ereditaria (Cass. II, n. 7476/2001).

Qualora un unico fondo venga lasciato con testamento a due eredi, per quote indivise, e poi da questi ultimi, in sede di divisione, sia frazionato in porzioni distinte, la situazione di assoggettamento di fatto dell'una all'altra porzione non può determinare la costituzione di servitù prediale, per destinazione del padre di famiglia (art. 1062), con riferimento al momento della successione, tenuto conto che la cessazione dell'appartenenza dell'immobile ad unico proprietario si è verificata solo posteriormente, con la divisione della comunione ereditaria, e che inoltre la retroattività della divisione medesima, se implica che ciascun condividente, per i beni assegnatigli, deve essere considerato come avente causa direttamente del de cuius, non vale ad escludere la carenza, alla data della successione, dei requisiti necessari per il perfezionarsi di detta fattispecie costitutiva del diritto di servitù (Cass. II, n. 2930/1986; in senso conforme, v., di recente, Cass. II, n. 12113/2018).

Nulla esclude che la servitù per destinazione del padre di famiglia possa sorgere, ai sensi dell'art. 1062, pure se la divisione del fondo sia stata disposta, anziché dal proprietario, dal giudice dell'esecuzione con il decreto di trasferimento dei lotti risultanti dal frazionamento del terreno in sede di vendita forzata, salvo che il giudice stesso manifesti una volontà a ciò contraria anche tramite l'ordine di rimozione delle opere o dei segni apparenti che avrebbero integrato il contenuto della detta servitù, sostituendosi egli, in tale caso, al dominus - padre di famiglia (Cass. II, n. 14481/2018).

Servitù reciproche

Si è aggiunto, in proposito, che, in tema di servitù prediali, nel caso in cui, per destinazione del padre di famiglia, siano sorte, a vantaggio di due fondi confinanti, ciascuno dominante e servente al tempo stesso, due distinte servitù, l'estinzione dell'una non travolge la conservazione e l'efficacia dell'altra, avendo ciascuna la propria autonomia (Cass. II, n. 16842/2009).

Ad ogni buon conto, la regola della reciprocità prevista ex art. 1062, comma 2, non esclude la configurabilità di situazioni nelle quali l'asservimento assuma, invece, carattere unilaterale, dovendosi valutare, caso per caso, le caratteristiche del vincolo funzionale, o rapporto di subordinazione, esistente tra le porzioni del fondo prima della cessazione della loro appartenenza ad un unico proprietario (Cass. II, n. 18583/2023).

Edificio in condominio

La realtà condominiale registra alcune peculiarità sulle quali non ha mancato di confrontarsi la giurisprudenza.

Invero, la disciplina sulle distanze di cui all'art. 889 non si applica in caso di opere eseguite in epoca anteriore alla costituzione del condominio, atteso che, in tal caso, l'intero edificio, formando oggetto di un unico diritto dominicale, può essere nel suo assetto liberamente precostituito o modificato dal proprietario anche in vista delle future vendite dei singoli piani o porzioni di piano, operazioni che determinano, da un lato, il trasferimento della proprietà sulle parti comuni (art. 1117) e l'insorgere del condominio, e, dall'altro lato, la costituzione, in deroga (o in contrasto) al regime legale delle distanze, di vere e proprie servitù a vantaggio e a carico delle unità immobiliari di proprietà esclusiva dei singoli acquirenti, in base a uno schema assimilabile a quello dell'acquisto della servitù per destinazione del padre di famiglia (Cass. II, n. 6923/2015).

Inoltre, il condominio di edifici sorge ipso iure et facto, senza bisogno di apposite manifestazioni di volontà o altre esternazioni, nel momento in cui l'originario costruttore di un edificio diviso per piani o porzioni di piano aliena a terzi la prima unità immobiliare suscettibile di utilizzazione autonoma e separata, così perdendo, in quello stesso momento, la qualità di proprietario esclusivo delle pertinenze e delle cose e dei servizi comuni dell'edificio, tra i quali rientra, in mancanza di titolo diverso, il cortile; ne consegue che, una volta costituito il condominio, l'originario costruttore non può disporre come proprietario unico di detti beni, divenuti comuni, né concedere o creare su di essi diritti reali limitati come le servitù, neppure per destinazione del padre di famiglia ai sensi dell'art. 1062, stante la carenza, all'atto della divisione del fondo (preteso) dominante da quello (preteso) servente, dell'appartenenza di essi allo stesso soggetto (Cass. II, n. 19829/2004).

Resta inteso che la costituzione della servitù per destinazione del padre di famiglia, ex art. 1062, trova applicazione non solo nell'ipotesi del singolo proprietario, ma anche di comproprietari nel loro insieme, giacché anche in questo caso si configura l'estremo essenziale della unicità del diritto dominicale sui fondi collegati da rapporto di fatto di subordinazione, che dà poi luogo con la separazione giuridica dei fondi stessi alla costituzione della servitù (Cass. II, n. 33751/2023).

Bibliografia

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