Codice Civile art. 1066 - Possesso delle servitù.Possesso delle servitù. [I]. Nelle questioni di possesso delle servitù si ha riguardo alla pratica dell'anno antecedente e, se si tratta di servitù esercitate a intervalli maggiori di un anno, si ha riguardo alla pratica dell'ultimo godimento. InquadramentoLa norma in commento prevede che, nelle questioni di possesso delle servitù, si ha riguardo alla pratica dell'anno antecedente e, se si tratta di servitù esercitate a intervalli maggiori di un anno, si ha riguardo alla pratica dell'ultimo godimento. È ragionevole ritenere che tale disposizione si riferisca esclusivamente alle controversie in cui, più che essere contestata l'esistenza di un potere di fatto corrispondente alla servitù, non vi sia accordo sul contenuto di esso. La disposizione in commento distingue, dunque, tra servitù esercitate ad intervalli regolari infrannuali, e servitù intermittenti, con intervalli di esercizio superiori all'anno. Quanto alle prime, le modalità dell'uso devono essere determinate in base alla pratica dell'anno precedente, a differenza delle seconde per le quali, in mancanza di continuità nel godimento, esse devono desumersi dal modo in cui l'ultima volta, oltre un anno addietro, è stato esercitato il potere di fatto. Pertanto, soltanto le prime resterebbero prive di tutela possessoria, ove sia trascorso più di un anno dall'ultimo atto di esercizio, ammettendosi la retrocessione temporale soltanto per quelle intermittenti (Branca, in Comm. S.B. 1979, 360). Altri ritengono, invece, che la seconda parte della norma in oggetto faccia generale riferimento alle servitù che, pur non essendo intermittenti, si siano esercitate di fatto ad intervalli superiori all'anno, sicché l'inerzia ultrannuale non farebbe venir meno la tutela possessoria per nessuna tipologia di servitù (Grosso — Deiana, 754). In argomento, i giudici di legittimità hanno puntualizzato (Cass. II, n. 16956/2002) che, ai fini della tutela del possesso di una servitù, per accertare e qualificare la relazione di fatto instauratasi fra il ricorrente ed il fondo che si assume servente non è sufficiente avere riguardo alla pratica dell'anno precedente al preteso spoglio (o alla turbativa), dovendosi valutare l'intera relazione di fatto, così come si è sviluppata nel tempo. La regola, posta dall'art. 1066, secondo la quale occorre avere riguardo alla pratica dell'anno antecedente, infatti, indica solo i criteri che devono essere seguiti per risolvere le controversie relative alla misura e alle modalità del possesso delle servitù, ma non stabilisce che per qualificare come possesso la relazione di fatto col fondo che si assume come servente occorra riferirsi solo alle manifestazioni di detta relazione nell'anno precedente al preteso spoglio. Quindi, l'art. 1066 in base al quale nelle questioni di possesso delle servitù si ha riguardo alla pratica dell'anno precedente, indica solo i criteri da seguire per risolvere le controversie relative alla misura e alle modalità del possesso delle servitù, ma non interferisce in alcun modo sulla tutela possessoria della servitù, né tampoco la condiziona alla presenza del corpus possessionis nell'anno precedente allo spoglio o alla turbativa (Cass. II, n. 8909/2016; Cass. II, n. 15971/2011; Cass. II, n. 7897/1999; Cass. II, n. 4817/1998; Cass. II, n. 10581/1994). BibliografiaBiondi, Le servitù, Milano 1967; Caruso - Spanò, Le servitù prediali, Milano 2013; De Tilla, Servitù prediali, in Enc. dir., XIV, Milano, 2007; Gallucci, Servitù prediali: natura, funzione e contenuto del diritto, in Il Civilista, 2010, n. 3, 79; Grosso - Deiana, Le servitù prediali, Torino, 1963; Musolino, Servitù prediali: l'estinzione per rinunzia, in Riv. not. 2013, 368; Terzago G. - Terzago P., Le servitù prediali - Volontarie - Coattive - Pubbliche - Costituzione - Esercizio - Estinzione - Tutela - Le singole servitù, Milano, 2007; Vitucci, Servitù prediali, in Dig. civ., XVIII, Torino 1998; Zaccheo, La tutela possessoria della servitù, in Giust. civ. 1982, II, 215. |