Codice Civile art. 1080 - Presa d'acqua continua.

Alberto Celeste

Presa d'acqua continua.

[I]. Il diritto alla presa d'acqua continua si può esercitare in ogni istante [1084 ss.].

Inquadramento

Nel capo VII, che chiude il titolo VI dedicato alle servitù prediali, il codice civile presta particolare attenzione ad alcune particolari servitù, segnatamente in materia di acque, e, in particolare, la sezione I ha ad oggetto la servitù di presa o di derivazione d'acqua. Trattasi, per la maggior parte, di norme dispositive, che ammettono, quindi, diversa regolamentazione per quanto attiene all'esercizio del diritto, norme giustificate dall'importanza della materia delle acque. Comunque, la disciplina contenuta nel suddetto capo costituisce integrazione ed applicazione di quella dettata in materia di proprietà (artt. 909-921), mentre, per gli aspetti non regolamentati, si applica la disciplina delle servitù volontarie (capo III e seguenti).

Va premesso, sul punto, che tale servitù può riguardare, sotto l'aspetto materiale, l'acqua fornita da un ente pubblico al fondo servente, donde viene prelevata a favore del fondo dominante, atteso che l'acqua fornita da tale ente al titolare del fondo servente, nel momento in cui è immessa nella condotta di tale fondo, non è più da considerarsi pubblica, ma privata, e che nel nostro ordinamento non è richiesto il requisito, posto dal diritto romano, che l'acqua, oggetto della presa, sia “viva”, ossia legata in perpetuo ad una porzione del fondo, in quanto la derivazione d'acqua può essere eseguita anche da un serbatoio, da un canale o da una condotta. Dunque, inaugura la disciplina la norma in commento, la quale stabilisce che il diritto alla presa d'acqua continua si può esercitare in ogni istante. La servitù di presa d'acqua, alla quale si riferisce l'art. 1080, ha per contenuto le facoltà di prelevare o derivare, mediante manufatti, l'acqua esistente nel fondo servente per condurla, in una determinata quantità, nel fondo dominante.

Costituzione per destinazione del padre di famiglia

La giurisprudenza, in argomento, ha precisato (Cass. S.U., n. 2949/2016; Cass. II, n. 14654/2007), che, in tema di servitù di presa d'acqua, deve ritenersi predicabile, ai sensi dell'art. 1062, la costituzione per destinazione del padre di famiglia tutte le volte in cui l'originario unico proprietario, imprimendo un'oggettiva situazione di subordinazione o di servizio tra i fondi, abbia collocato in quello servente delle tubazioni per la conduzione dell'acqua che, fuoriuscendo dai pozzi ed essendo idonee ad irrigare il fondo dominante nel quale confluiscono, siano non soltanto visibili, ma anche stabilmente destinate a soddisfare le esigenze idriche del secondo.

Continuità della presa

La disposizione in esame regolamenta il diritto alla presa d'acqua continua, cioè il diritto di prendere e derivare acqua in ogni istante, senza prefissione di tempo per l'esercizio della servitù. La disposizione ha la funzione di stabilire il contenuto temporale della servitù, di cui si è certi che non è stata costituita per essere esercitata ad intervalli precisi (Branca, in Comm. S.B. 1979, 501); mancano perciò limiti di tempo al suo esercizio, giacché essa può essere esercitata in ogni istante. La presa d'acqua continua si distingue da: a) presa ad intervalli (art. 1085), quando il diritto di prelievo dell'acqua può esercitarsi secondo modalità di tempo determinate; b) derivazione a ruota o a turno (art. 1086), quando è prevista una rotazione prestabilita nell'esercizio della servitù da parte dei vari utenti. Per verificare l'applicabilità della disciplina in esame occorre procedere all'interpretazione del titolo e, nel caso in cui l'atto costitutivo sia assolutamente indeterminato e non vi siano limitazioni di tempo circa le modalità di esercizio, la presa d'acqua deve ritenersi continua.

Bibliografia

Biondi, Le servitù, Milano 1967; Caruso - Spanò, Le servitù prediali, Milano 2013; De Tilla, Servitù prediali, in Enc. dir., XIV, Milano, 2007; Gallucci, Servitù prediali: natura, funzione e contenuto del diritto, in Il Civilista, 2010, n. 3, 79; Grosso - Deiana, Le servitù prediali, Torino, 1963; Musolino, Servitù prediali: l'estinzione per rinunzia, in Riv. not. 2013, 368; Terzago G. - Terzago P., Le servitù prediali - Volontarie - Coattive - Pubbliche - Costituzione - Esercizio - Estinzione - Tutela - Le singole servitù, Milano, 2007; Vitucci, Servitù prediali, in Dig. civ., XVIII, Torino 1998; Zaccheo, La tutela possessoria della servitù, in Giust. civ. 1982, II, 215.

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