Codice Civile art. 1086 - Distribuzione per ruota.

Alberto Celeste

Distribuzione per ruota.

[I]. Nelle distribuzioni per ruota il tempo che impiega l'acqua per giungere alla bocca di derivazione dell'utente si consuma a suo carico, e la coda dell'acqua appartiene a quello di cui cessa il turno.

Inquadramento

Ad ulteriore precisazione del contenuto e dell'esercizio della servitù de qua, la norma in commento — che, a quanto consta, non ha mai trovato applicazione, tantomeno nelle aule giudiziarie — stabilisce che, nelle distribuzioni per ruota, il tempo che impiega l'acqua per giungere alla bocca di derivazione dell'utente si consuma a suo carico, e la coda dell'acqua appartiene a quello di cui cessa il turno. Dunque, la norma de qua detta la disciplina applicabile allorquando vi siano più titolari di una servitù di presa d'acqua sul medesimo fondo. Nel fondo servente è situato un canale principale, detto distributore o dispensatore, appartenente al titolare di quel fondo, lungo il quale sono collocati ad una certa distanza tra loro, i canali derivatori che, attraverso una bocca di presa, conducono l'acqua ai terreni dei vari titolari della servitù. La distribuzione dell'acqua avviene a rotazione tra i diversi utenti per un turno prestabilito e per un determinato periodo di tempo. Tale disposizione ha carattere suppletivo, trovando applicazione solo nel silenzio del titolo ed in difetto di diversi usi locali.

La migliore dottrina (Branca, in Comm. S.B. 1979, 528) ha avuto modo di puntualizzare, in proposito, che la distribuzione dell'acqua tra i terreni appartenenti ai diversi titolari della servitù può avvenire secondo due modalità: un turno regolare ed un turno a ritorno.

Nel turno regolare, prima dell'inizio del turno il canale dispensatore è asciutto, in quanto la chiusa è calata sull'incile, vale a dire sul punto nel quale il canale si collega alla fonte dell'acqua. All'inizio del turno, al fine di consentire il prelievo dell'acqua, si alza la chiusa principale e contemporaneamente si abbassa la saracinesca posta nel canale dispensatore sùbito dopo la bocca di presa del primo utente, che viene anch'essa aperta. In tal modo, l'acqua immessa nel canale principale viene condotta attraverso il canale di derivazione del primo utente che ne potrà fruire per il tempo prestabilito. Al termine del turno, viene chiusa la bocca di presa del primo utente e, allo stesso tempo, viene alzata la saracinesca che ostruiva il passaggio dell'acqua, aperta la bocca di presa del secondo utente e chiusa la saracinesca posta immediatamente prima della bocca di derivazione dell'utente successivo. La distribuzione avviene secondo le modalità descritte per gli altri utenti fino a quando tutti non abbiano fruito del loro turno di approvvigionamento. Così l'utente, la cui bocca di derivazione è più lontana dall'incile, sarà l'ultimo in ordine di tempo a fruire dell'acqua. In tale sistema di distribuzione, l'acqua impiega un certo tempo prima di arrivare dall'incile alle bocche di presa dei diversi titolari. La norma de qua dispone che tale frazione di tempo vada computata nel periodo di turno assegnato a ciascun utente. Il tempo effettivo di derivazione dell'acqua per ciascun utente è dunque inferiore a quello prestabilito, in quanto comprende anche il tempo necessario per il percorso dell'acqua. La norma, ispirata ad evidenti ragioni di equità, evita le difficoltà pratiche che deriverebbero dal far decorrere l'inizio del turno dal momento di arrivo dell'acqua in ciascun canale derivatore

Nel turno a ritorno, invece, l'utente con la bocca di presa più lontana dall'incile sarà il primo ad usufruire dell'acqua. Allo scadere del turno, la saracinesca posta tra la bocca di derivazione dell'ultimo utente e quella del precedente sarà chiusa, così che quest'ultimo possa fruire dell'acqua, e così via a ritroso fino al proprietario del fondo con la bocca di derivazione più vicina alla fonte dell'acqua. In questo caso, poiché il canale dispensatore è già pieno di acqua quando si aprono le diverse bocche di derivazione, non si avrà la perdita di tempo per la quale è stata dettata la disposizione che, quindi, non potrà trovare applicazione.

Bibliografia

Biondi, Le servitù, Milano 1967; Caruso - Spanò, Le servitù prediali, Milano 2013; De Tilla, Servitù prediali, in Enc. dir., XIV, Milano, 2007; Gallucci, Servitù prediali: natura, funzione e contenuto del diritto, in Il Civilista, 2010, n. 3, 79; Grosso - Deiana, Le servitù prediali, Torino, 1963; Musolino, Servitù prediali: l'estinzione per rinunzia, in Riv. not. 2013, 368; Terzago G. - Terzago P., Le servitù prediali - Volontarie - Coattive - Pubbliche - Costituzione - Esercizio - Estinzione - Tutela - Le singole servitù, Milano, 2007; Vitucci, Servitù prediali, in Dig. civ., XVIII, Torino 1998; Zaccheo, La tutela possessoria della servitù, in Giust. civ. 1982, II, 215.

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