Codice Civile art. 1091 - Obblighi del concedente fino al luogo di consegna dell'acqua.

Alberto Celeste

Obblighi del concedente fino al luogo di consegna dell'acqua.

[I]. Se il titolo non dispone diversamente, il concedente dell'acqua di una fonte o di un canale è tenuto verso gli utenti a eseguire le opere ordinarie e straordinarie per la derivazione e condotta dell'acqua fino al punto in cui ne fa la consegna, a mantenere in buono stato gli edifici, a conservare l'alveo e le sponde della fonte o del canale, a praticare i consueti spurghi e a usare la dovuta diligenza, affinché la derivazione e la regolare condotta dell'acqua siano in tempi debiti effettuate.

Inquadramento

Sempre sotto l'aspetto degli obblighi che caratterizzano la servitù in oggetto, la norma in commento stabilisce che, qualora il titolo non disponga diversamente, il concedente dell'acqua di una fonte o di un canale è tenuto verso gli utenti a eseguire le opere ordinarie e straordinarie per la derivazione e condotta dell'acqua fino al punto in cui ne fa la consegna, a mantenere in buono stato gli edifici, a conservare l'alveo e le sponde della fonte o del canale, a praticare i consueti spurghi ed a usare la dovuta diligenza, affinché la derivazione e la regolare condotta dell'acqua siano in tempi debiti effettuate. Il proprietario del fondo servente, il quale ometta di compiere le prestazioni accessorie necessarie per l'esercizio della servitù da parte del titolare del fondo dominante, in violazione dell'obbligo impostogli dall'atto costitutivo o dalla legge, è responsabile non di un fatto illecito per inosservanza del generico obbligo del neminem laedere, bensì d'inadempimento della prestazione inerente al rapporto obbligatorio, meramente accessorio rispetto al contenuto della servitù prediale, sicché l'azione di risarcimento del danno per la mancata esecuzione di tali prestazioni è soggetta alla prescrizione decennale e non a quella quinquennale prevista dall'art. 2947. Dunque, la norma de qua, derogando alle disposizioni di cui agli artt. 1030 e 1069, pone a carico del proprietario del fondo servente l'esecuzione delle opere necessarie per il buon funzionamento della servitù di presa o derivazione di acqua. Trattasi di obbligazioni propter rem, accessorie rispetto al contenuto della servitù dalle quali il proprietario del fondo servente può liberarsi mediante la rinuncia al fondo gravato a favore del titolare del fondo dominante, sulla base dell'art. 1070.

La dottrina ha individuato la ratio della suddetta norma della disposizione nella necessità pratica di evitare che il concedente, operando nel suo fondo, possa sottrarre acque o incidere negativamente sul corso delle stesse a danno del titolare o dei titolari della servitù (Branca, in Comm. S.B. 1979, 538). La norma si propone, quindi, di assicurare il regolare afflusso delle acque a favore del fondo dominante, evitando influenze di terzi sul fondo gravato, idonee ad alterare la configurazione giuridica della servitù.

Obblighi del concedente

La giurisprudenza ha ulteriormente precisato (Cass. II, n. 8313/1990) che l'obbligo del proprietario del fondo servente di eseguire le opere necessarie per l'esercizio di una servitù di presa o di derivazione di acqua, previsto dall'art. 1091, sussiste anche con riferimento alla servitù di utilizzazione della quota di acqua proveniente da una sorgente esistente nel fondo servente che è superflua per la sua coltivazione, in quanto anche con riferimento a tale tipo di servitù opera il fondamento logico della disposizione, che è quello di evitare l'ingerenza di terzi nel fondo servente.

Per la costituzione per usucapione della servitù di presa o di derivazione di acqua non è richiesto che il proprietario del fondo servente, a norma dell'art. 1091, abbia provveduto all'esecuzione delle opere necessarie all'esercizio della servitù durante il tempo necessario per l'usucapione, trattandosi di una obbligazione propter rem che sorge a carico del detto proprietario con la costituzione della servitù, di cui forma un accessorio, prescindendo dalla sua costituzione in mora (Cass. II, n. 8313/1990).

Inapplicabilità alla servitù di acquedotto

Al fine di circoscrivere la portata precettiva della norma, i giudici di legittimità hanno rilevato che l'obbligo di facere, consistente nell'esecuzione delle opere ordinarie e straordinarie per la derivazione e la condotta dell'acqua fino al punto della consegna, posto dall'art. 1091 a carico del proprietario del fondo servente, e la conseguente responsabilità del medesimo per danni derivanti al fondo dominante dall'omissione del comportamento attivo dovuto, riguardano esclusivamente la servitù di condotta o di presa d'acqua, il cui requisito principale è costituito dal prelevamento o dalla derivazione dell'acqua da una fonte di proprietà del titolare del fondo servente, e non si riferiscono, invece, alla servitù di acquedotto, nei cui confronti ha valore la regola generale servitus in faciendo consistere nequit (Cass. II, n. 5402/1979).

Bibliografia

Biondi, Le servitù, Milano 1967; Caruso - Spanò, Le servitù prediali, Milano 2013; De Tilla, Servitù prediali, in Enc. dir., XIV, Milano, 2007; Gallucci, Servitù prediali: natura, funzione e contenuto del diritto, in Il Civilista, 2010, n. 3, 79; Grosso - Deiana, Le servitù prediali, Torino, 1963; Musolino, Servitù prediali: l'estinzione per rinunzia, in Riv. not. 2013, 368; Terzago G. - Terzago P., Le servitù prediali - Volontarie - Coattive - Pubbliche - Costituzione - Esercizio - Estinzione - Tutela - Le singole servitù, Milano, 2007; Vitucci, Servitù prediali, in Dig. civ., XVIII, Torino 1998; Zaccheo, La tutela possessoria della servitù, in Giust. civ. 1982, II, 215.

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