Codice Civile art. 1095 - Usucapione della servitù attiva degli scoli.Usucapione della servitù attiva degli scoli. [I]. Nella servitù attiva degli scoli il termine per l'usucapione comincia a decorrere dal giorno in cui il proprietario del fondo dominante ha fatto sul fondo servente opere visibili e permanenti [1061] destinate a raccogliere e condurre i detti scoli a vantaggio del proprio fondo. [II]. Quando sul fondo servente è aperto un cavo destinato a raccogliere e condurre gli scoli, il regolare spurgo e la manutenzione delle sponde fanno presumere che il cavo sia opera del proprietario del fondo dominante, purché non vi sia titolo, segno o prova in contrario. [III]. Si reputa segno contrario l'esistenza sul cavo di opere costruite o mantenute dal proprietario del fondo in cui il cavo è aperto. InquadramentoLa norma in commento ha modo di precisare che, nella servitù attiva degli scoli, il termine per l'usucapione comincia a decorrere dal giorno in cui il proprietario del fondo dominante ha fatto sul fondo servente opere visibili e permanenti destinate a raccogliere e condurre i detti scoli a vantaggio del proprio fondo. Quando, poi, sul fondo servente è aperto un cavo destinato a raccogliere e condurre gli scoli, il regolare spurgo e la manutenzione delle sponde fanno presumere che il cavo sia opera del proprietario del fondo dominante, purché non vi sia titolo, segno o prova in contrario. Si precisa, al riguardo, che si reputa segno contrario l'esistenza sul cavo di opere costruite o mantenute dal proprietario del fondo in cui il cavo è aperto. Dunque, requisiti essenziali per l'acquisto per usucapione della servitù attiva degli scoli vengono individuati nella presenza di opere visibili e permanenti, atte alla raccolta e al trasporto delle acque colaticce, e il possesso continuato ventennale. Al fine di facilitare l'accertamento della paternità delle opere, il comma 2 sancisce la presunzione secondo cui, se nel fondo servente si registra la presenza di un cavo di raccolta degli scoli, si deve ritenere che la costruzione sia stata effettuata dal vicino, ove quest'ultimo lo spurghi regolarmente e curi la manutenzione delle sponde. Non sarebbe consentito, infatti, eseguire sul fondo altrui lavori manutentivi a scadenza ripetitiva, se essi non fossero funzionali all'esercizio di una servitù a favore del proprio fondo e legittimati pertanto dalla sussistenza della stessa. I segni cui fa riferimento il comma 2 possono essere costituiti da svariati elementi (un'epigrafe, un caposaldo, ecc.) in relazione ai quali è rimesso all'apprezzamento del giudice del merito la valutazione sull'idoneità di tali segni a porre nel nulla la presunzione. In un caso, però, tale idoneità è presunta dalla legge: ciò accade se si tratti di opere sul cavo che siano state costruite o mantenute dal proprietario del fondo superiore (Branca, in Comm. S. B., 1979, 569). In particolare, la dottrina precisa che il dettato del comma 3 fa riferimento alle opere idrauliche che, appartenendo al proprietario del fondo servente, vale a dire quello superiore, dimostrano come il cavo presente sul suo fondo abbia una funzione diversa da quella di raccogliere e convogliare gli scoli in favore del proprietario del fondo inferiore. La presunzione del comma 2 viene meno anche se le opere esistenti sul cavo, pur non essendo state realizzate dal proprietario del fondo superiore, siano da questi mantenute. BibliografiaBiondi, Le servitù, Milano 1967; Caruso - Spanò, Le servitù prediali, Milano 2013; De Tilla, Servitù prediali, in Enc. dir., XIV, Milano, 2007; Gallucci, Servitù prediali: natura, funzione e contenuto del diritto, in Il Civilista, 2010, n. 3, 79; Grosso - Deiana, Le servitù prediali, Torino, 1963; Musolino, Servitù prediali: l'estinzione per rinunzia, in Riv. not. 2013, 368; Terzago G. - Terzago P., Le servitù prediali - Volontarie - Coattive - Pubbliche - Costituzione - Esercizio - Estinzione - Tutela - Le singole servitù, Milano, 2007; Vitucci, Servitù prediali, in Dig. civ., XVIII, Torino 1998; Zaccheo, La tutela possessoria della servitù, in Giust. civ. 1982, II, 215. |