Codice Civile art. 1133 - Provvedimenti presi dall'amministratore.

Antonio Scarpa

Provvedimenti presi dall'amministratore.

[I]. I provvedimenti presi dall'amministratore nell'ambito dei suoi poteri [1130-1131] sono obbligatori per i condomini. Contro i provvedimenti dell'amministratore è ammesso ricorso all'assemblea, senza pregiudizio del ricorso all'autorità giudiziaria nei casi e nel termine previsti dall'articolo 1137.

Inquadramento

L'art. 1133 ammette il ricorso all'assemblea da parte dei singoli condomini contro i provvedimenti dell'amministratore.

Il controllo dell'assemblea sull'amministratore

L'art. 1133 può intendersi come norma che delinea una posizione subalterna dell'amministratore nei confronti dell'assemblea, in quanto essa consente all'assemblea di riesaminare i provvedimenti presi dall'amministratore.

Al riguardo, la Cass. II, n. 10347/2011 ha precisato come, proprio in forza di tale norma, l'amministratore di condominio abbia sempre il potere di assumere provvedimenti obbligatori nei confronti dei condomini, i quali possono impugnarli davanti all'assemblea (o, ricorrendone le condizioni, davanti all'autorità giudiziaria); pertanto, poiché l'amministratore è tenuto a garantire il rispetto del regolamento di condominio allo scopo di tutelare la pacifica convivenza, qualora egli inviti uno dei condomini ad osservare un certo comportamento, nella ragionevole convinzione di agire nel rispetto dei propri doveri istituzionali, non è mai configurabile, a suo carico, alcun atto di turbativa del diritto altrui. In altra pronuncia (Cass. II, n. 13689/2011), si è evidenziato come il provvedimento con il quale l'amministratore del condominio di edificio, nell'esercizio dei suoi poteri ex art. 1130, n. 1, e 1133, solleciti un condomino al rispetto di un divieto regolamentare non possa costituire mai un atto illecito, né, quindi, porsi a fondamento di una responsabilità risarcitoria personale dell'amministratore stesso; aggiungendosi, peraltro, come il medesimo art. 1133, prevedendo la facoltà del ricorso all'assemblea avverso i provvedimenti dell'amministratore, ma “senza pregiudizio” del ricorso all'autorità giudiziaria, non possa intendersi come subordinante la tutela giurisdizionale al preventivo ricorso all'assemblea. Invero, a differenza del previgente art. 19 r.d.l. 15 gennaio 1934 n. 56, convertito nella l. 10 gennaio 1935, n. 8, l'art. 1133 certamente ammette il ricorso immediato al tribunale avverso i provvedimenti dell'amministratore, senza cioè imporre la preventiva denuncia all'assemblea.

È sostenibile, peraltro, che l'esperimento del ricorso all'autorità giudiziaria abbia carattere assorbente, escludendo quindi il ricorso all'assemblea. Dall'alternatività dei rimedi del ricorso all'assemblea o all'autorità giudiziaria si argomenta altresì la comunanza dei rispettivi presupposti, ovvero la contrarietà dell'atto impugnato al regolamento di condominio o alla legge (Amagliani, 156-157). Dunque, l'art. 1133 contempla una forma di controllo eventuale e successivo dell'assemblea sui provvedimenti dell'amministratore, consentendo una verifica di sola legittimità; nulla, allora, che faccia presagire un complessivo stato di subordinazione dell'amministratore rispetto all'assemblea. Né potrebbe realisticamente rimettersi all'assemblea la minuziosa predisposizione dell'attività che debba essere compiuta dall'amministratore. È tuttavia inevitabile che la disposizione di cui all'art. 1133 venga differenziata dall'art. 1137, che pure richiama residualmente, e che si riferisce a chiare lettere soltanto ai vizi di contrarietà alla legge o al regolamento di condominio.

Essendo, infatti, l'assemblea l'organo sovrano della volontà dei condomini, il sindacato giurisdizionale sulle delibere non viene mai spinto al punto di valutare il merito o di controllare la discrezionalità delle sue scelte. Per converso, l'assemblea deve essere in grado di incidere sull'operato dell'amministratore sia nelle ipotesi in cui il provvedimento di questo abbia travalicato l'orbita delle sue attribuzioni, sia per meri motivi di merito, allorché esso le appaia inopportuno, iniquo o poco conveniente. Può pensarsi all'ipotesi in cui l'amministratore prenda provvedimenti che dispongano opere sulla cosa comune, in eccesso ai propri poteri e con lesione dei diritti dei condomini (Cass. II, n. 12851/1991).

In dottrina si è ritenuto “praticamente consigliabile “ il ricorso all'assemblea quando il provvedimento dell'amministratore sia giustificabile in via di legittimità, e la ragione dell'impugnativa si faccia consistere in un “apprezzamento di opportunità o di equità”, che, mentre non può essere preso in considerazione del magistrato, può essere invece seguito dall'assemblea (in tal senso, Peretti Griva, 386-387; cfr. ancora Branca, in Comm. S. B., 1982, 614).

Diversamente, si è sostenuto che il rimedio assembleare sia l'unico percorribile per il condomino allorché il provvedimento dell'amministratore violi obblighi imposti non dalla legge o dal regolamento, ma dal rapporto di mandato, potendo in tal caso l'assemblea, quale mandante, tanto annullare il provvedimento del mandatario quanto ratificarlo (Salis, in Tr. Vas., 1950, 224).

L'effettività del controllo dell'assemblea sull'operato dell'amministratore impone l'affidamento all'organo collegiale di entrambe le fasi dell'impugnazione: quella rescindente, consistente nell'annullamento o nella revoca del provvedimento dell'amministratore viziato, ma anche quella rescissoria, che comporta l'adozione di un nuovo atto di gestione destinato a sostituire il primo. La rivendicazione della potestà di sindacato dell'assemblea sui compiti dell'amministratore non si riduce alla salvaguardia del primato dell'organo superiore rispetto alle decisioni dell'inferiore: essa spiega, piuttosto, la preferenza per l'assetto democratico del gruppo, regolato dal metodo collegiale e dal principio maggioritario, ed ispirato dall'idea della collaborazione tra i condomini nella gestione dei beni comuni.

Bibliografia

AA. VV., Il nuovo condominio, a cura di Triola, Torino, 2013; Basile, Regime condominiale ed esigenze abitative, Milano, 1979; Caruso, Gli obblighi dei condomini, in Il Condominio a cura di C.M. Bianca, Torino, 2007; Celeste - Salciarini L., Il regolamento di condominio e le tabelle millesimali, Milano, 2006; Celeste - Scarpa, La Riforma del Condominio, Milano, 2012; Colonna, Sulla natura delle obbligazioni del condominio. in Foro it. 1997, I, 872; Corona, Il regime di ripartizione delle spese nel condominio, in Studi economico-giuridici, Milano, 1969; Corona, Contributo alla teoria del condominio negli edifici, Milano, 1974; Peretti Griva, Il condominio di case divise in parti, Torino, 1960; Scarpa, “Condominio (Riforma del)”, Digesto delle discipline privatistiche, sezione civile, Appendice di aggiornamento VIII, Torino, 2013; Terzago G. - Terzago P., La ripartizione delle spese nel condominio, Milano, 1994; Triola, Il condominio, Milano, 2007.

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