Codice Civile art. 1142 - Presunzione di possesso intermedio.

Alberto Celeste

Presunzione di possesso intermedio.

[I]. Il possessore attuale che ha posseduto in tempo più remoto si presume che abbia posseduto anche nel tempo intermedio.

Inquadramento

Con la norma in commento, il legislatore codicistico contempla un'ulteriore agevolazione al possessore sul versante probatorio, in quanto se quest'ultimo, ad esempio per dimostrare l'avvenuta usucapione, pretendendo di aver posseduto una cosa per un certo tempo, dovesse dimostrare di averla posseduta in ogni giorno del periodo preso in esame, tale prova gli risulterebbe oltremodo difficile e onerosa. In quest'ottica, si prevede che il possessore attuale, il quale ha posseduto in tempo più remoto, si presume che abbia posseduto anche nel tempo intermedio. In altri termini, è sufficiente che il possessore dimostri di possedere ora e di aver posseduto tempo addietro (probatis extremis media praesumuntur), mentre spetterà a chi sostiene il contrario dimostrare che il possesso è stato, invece, interrotto. In altri termini, la presunzione contemplata nella norma de qua dispensa il possessore dal fornire la prova del suo possesso per ogni singolo momento del periodo considerato, in quanto sarà sufficiente che egli provi il possesso precedente e non quello attuale, applicandosi a quest'ultimo la presunzione di cui all'art. 1141, per l'operatività della presunzione del possesso intermedio; pertanto, una volta provato il possesso di un dato soggetto in due tempi diversi, si presume che il possesso si sia protratto fra il primo ed il secondo tempo.

Presupposti per l'operatività della presunzione

Dunque, la presunzione di possesso intermedio vantata dall'attuale possessore presuppone la certezza di un più remoto possesso iniziale.

Ad avviso della giurisprudenza, perché operi la presunzione di possesso intermedio nel possessore attuale, è indispensabile che costui abbia posseduto il bene in tempo più remoto; ove, pertanto, il giudice del merito abbia accertato che l'attività, nel passato, esercitata sul bene dal possessore attuale deve ricondursi nell'ambito dell'altrui tolleranza, deve escludersi che sussista, da parte di quel giudice, violazione dell'art. 1142 (Cass. II, n. 9661/2006).

In tema di usucapione, non è idoneo a dare la prova del possesso esclusivo della cosa, né a far insorgere la presunzione di possesso intermedio, di cui all'art. 1142, l'atto di divisione di un bene comune, giacché esso, di per sé, non attribuisce all'assegnatario una situazione di fatto corrispondente al possesso esclusivo di quanto assegnato (Cass. II. n. 6371/2013).

In una particolare fattispecie, si è rilevato che il decreto di ammortamento determina l'inefficacia ex nunc del libretto di deposito al portatore ed estingue, ai sensi dell'art. 15 l. n. 948/1951, i diritti del detentore nei confronti dell'istituto emittente, senza tuttavia pregiudicarne le ragioni verso chi ha ottenuto il duplicato; nella controversia con l'ammortante, peraltro, il detentore è tenuto a provare solamente di aver acquistato la titolarità del credito risultante dal libretto anteriormente all'ammortamento e tale onere — soccorrendo le presunzioni di buona fede nel possesso ex art. 1147, nonché di possesso intermedio ex art. 1142 — può essere assolto dimostrando di aver posseduto il titolo prima dell'ammortamento stesso, mentre spetta all'ammortante fornire la prova contraria che l'acquisto del possesso era avvenuto in mala fede (Cass. I, n. 15126/2014).

Prova contraria

Al contempo, la presunzione di possesso intermedio, posta in favore del possessore attuale che ha posseduto in tempo più remoto, è iuris tantum e può essere vinta dalla dimostrazione che tale possesso è mancato, per un tempo più o meno lungo, nel periodo intermedio.

Invero, a norma dell'art. 1142, il possesso si presume ininterrotto sin dall'origine in capo al possessore attuale che ha posseduto in tempo più remoto e incombe sulla parte interessata l'onere di provare che tale possesso è mancato, per un tempo più o meno lungo, nel periodo intermedio (Cass. II, n. 3517/2017; Cass. II, n. 6591/1986).

In tema di usucapione, vige la presunzione, posta dall'art. 1142, della continuità del possesso e, pertanto, si determina un'inversione dell'onere della prova, non essendo il possessore, sia che agisca come attore o che resista come convenuto, tenuto a dimostrare la continuità del possesso, ma è onere della controparte che neghi essersi verificata l'usucapione, provare l'intervenuta interruzione; peraltro, ove il difetto della continuità del possesso risulti ex actis dalla produzione della parte che quella continuità invochi, il giudice, anche se l'interruzione non sia stata dedotta dalla controparte e pur in contumacia della stessa, deve rigettare la domanda o l'eccezione, giacché, in tal caso, non giudica ultrapetita in violazione dell'art. 112 c.p.c. rilevando un fatto che avrebbe dovuto essere eccepito ad iniziativa della controparte, bensì si limita a constatare il difetto, risultante dagli atti del giudizio fornitigli dalla parte interessata, di una delle condizioni necessarie all'accoglimento della domanda o dell'eccezione (Cass. II, n. 17322/2010; Cass. II, n. 13921/2002).

Al riguardo, la dottrina ha avuto modo di precisare che il momento cui si deve aver riguardo nella prova del possesso remoto può essere uno qualsiasi e non necessariamente quello dell'acquisto (De Martino, in Comm. S. B., 1984, 20). Si è correttamente rilevato, in proposito, che, laddove sia ammessa la presunzione di possesso intermedio, chi invoca e prova il possesso anteriore finisce per provare, indirettamente, che è intervenuto a monte un fatto genetico del proprio possesso, ad esempio, consegna, occupazione, interversione, spoglio (Sacco, in Tr. C. M., 1988, 206).

Bibliografia

Barassi, Diritti reali e possesso, II, Milano, 1952; Caterina, Il possesso, in Trattato dei diritti reali, diretto da Gambaro e Morello, I, Milano 2008; Fedele, Possesso ed esercizio del diritto, Torino, 1950; Gentile, Possesso e azioni possessorie, Napoli, 1974; Levoni, La tutela del possesso, II, Milano, 1979; Natoli, Il possesso, ristampa, Milano, 1992; Tenella Sillani, Possesso e detenzione, in Dig. civ., XIV, Torino 1996.

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