Codice Civile art. 1145 - Possesso di cose fuori commercio.

Alberto Celeste

Possesso di cose fuori commercio.

[I]. Il possesso delle cose di cui non si può acquistare la proprietà è senza effetto.

[II]. Tuttavia nei rapporti tra privati è concessa l'azione di spoglio [1168] rispetto ai beni appartenenti al pubblico demanio e ai beni delle province e dei comuni soggetti al regime proprio del demanio pubblico [822, 824].

[III]. Se trattasi di esercizio di facoltà, le quali possono formare oggetto di concessione da parte della pubblica amministrazione, è data altresì l'azione di manutenzione [1170].

Inquadramento

Oggetto del possesso possono essere tutti i beni, tranne quelli demaniali che non possono formare oggetto di relazioni giuridiche private. In quest'ottica, la norma in commento stabilisce coerentemente che il possesso delle cose di cui non si può acquistare la proprietà è senza effetto. Si aggiunge, però, che, nei rapporti tra privati, è concessa l'azione di spoglio di cui all'art. 1168 rispetto ai beni appartenenti al pubblico demanio ed ai beni delle Province e dei Comuni soggetti al regime proprio del demanio pubblico; se, poi, trattasi di esercizio di facoltà, le quali possono formare oggetto di concessione da parte della Pubblica Amministrazione, è data altresì l'azione di manutenzione contemplata nel successivo art. 1170. In altri termini, la norma de qua, dopo aver sancito la regola che il possesso delle cose di cui non si può acquistare la proprietà (res extra commercium) è senza effetto, ammette, tuttavia, la tutela possessoria rispetto ai beni appartenenti al demanio pubblico, limitandola all'azione di reintegrazione, in ogni caso, ed estendendola a quella di manutenzione, in riferimento all'esercizio di facoltà che possono formare oggetto di concessioni amministrative (beni fuori commercio sono quelli previsti dagli artt. 822 e 831, nonché le cose di interesse storico ed artistico di cui al d.lgs. n. 42/2004).

Possesso di beni demaniali

Ad avviso della giurisprudenza, la sdemanializzazione di un bene, con la conseguenziale configurabilità di un possesso da parte del privato ad usucapionem, può verificarsi tacitamente, in carenza di un formale atto di declassificazione, solo in presenza di comportamenti positivi della p.a., inequivocabilmente rivolti alla dismissione del bene stesso alla sfera del demanio ed al suo passaggio al patrimonio disponibile; a tal fine, la “omissione di contestazioni” da parte dalla Pubblica Amministrazione non può ritenersi, di per sé, atto univoco e concludente, incompatibile con la volontà di conservare la destinazione del bene dell'uso pubblico, risolvendosi in semplice inerzia degli organi competenti (Cass. II, n. 3451/1996; Cass. II, n. 4811/1992). In particolare, ai sensi dell'art. 35 cod. nav., la sdemanializzazione dei beni del demanio marittimo non può avvenire per facta concludentia, ma solo per legge o mediante l'adozione, ad opera dell'autorità competente, di un formale provvedimento che ha efficacia costitutiva, essendo basato su una valutazione tecnico-discrezionale in ordine ai caratteri naturali dell'area ed alle esigenze locali, finalizzata a verificare la sopravvenuta mancanza di attitudine di determinate zone a servire agli usi pubblici del mare, sicché non rilevano né il possesso del bene da parte del privato, improduttivo di effetti ed inidoneo all'acquisto della proprietà per usucapione, né il non uso dell'ente proprietario, con la conseguenza che l'accertamento giudiziale della non ricorrenza dei presupposti fattuali di appartenenza di un bene al suddetto demanio è del tutto privo di utilità (Cass. II, n. 4839/2019).

In dottrina, non è mancato, però, chi sostiene la configurabilità di un vero e proprio possesso dei beni demaniali, rilevando che la norma de qua non dice che i beni demaniali non sono suscettibili di possesso, ma soltanto che questo è privo di effetto, salvo le eccezioni di cui ai due ultimi commi (Montel, in Tr. Vas., 1962, 135; Sacco, in Tr. C. M., 1988, 88, il quale aggiunge criticamente che, in questa materia, il possesso diventa talora un surrogato della proprietà, perché si trova a confliggere con le ragioni di una Pubblica Amministrazione spesso non al corrente dell'esistenza stessa del bene, e non in grado di provare l'illiceità dell'usurpazione). Si è, anzi, sostenuto che la concessione di uso eccezionale su bene demaniale fa sorgere, in capo al privato concessionario, delle facoltà costituenti diritti soggettivi perfetti, assimilabili ai diritti reali su cosa altrui, per cui sarebbe da considerare vero possessore colui che si comporta come se avesse una concessione amministrativa (Branca, Sul possesso dei beni demaniali, in Foro it., 1958, I, 575).

Azione di spoglio nei rapporti tra privati

In materia di tutela del possesso, ai fini della esperibilità tra privati dell'azione di spoglio o di manutenzione nel possesso di beni demaniali (art. 1145, commi 2 e 3), occorre pur sempre che ricorrano in concreto gli estremi soggettivi, oggettivi e temporali, previsti in via generale dagli artt. 1168 e 1170; ne consegue che è nuova, e come tale inammissibile ai sensi dell'art. 345 c.p.c., la domanda di reintegrazione nel possesso di un bene demaniale che soltanto in grado di appello introduca per la prima volta nel giudizio uno dei suddetti elementi (Cass. II, n. 14791/2009: nella specie, il carattere abusivo dell'occupazione)

Nei rapporti tra privati, è concessa l'azione di spoglio, esercitabile davanti al giudice ordinario, anche rispetto a beni appartenenti al pubblico demanio (Cass. II, n. 7264/2006).

L'esperibilità dell'azione di spoglio anche rispetto ai beni appartenenti al pubblico demanio ed ai beni degli enti pubblici territoriali ad essi equiparati, espressamente ammessa dall'art. 1145, comporta che la questione in ordine alla natura demaniale o meno del bene è, in materia di azioni possessorie, del tutto ininfluente sul thema decidendum (Cass. II, n. 16967/2005).

Tenuto conto che a tutela del possesso relativo al passaggio esercitato su strada vicinale ad uso pubblico è esperibile, nei rapporti fra privati — ai sensi dell'art. 1145, comma 2 — l'azione di spoglio, e ciò indipendentemente dalla titolarità da parte del privato di un uso speciale od eccezionale sul bene, integrano la lesione del possesso, tutelabile con l'azione di reintegrazione, non soltanto la privazione del possesso ma anche gli atti che determinino l'ostacolo o l'impedimento al suo libero ed incondizionato esercizio (Cass. II, n. 17889/2003).

Per il disposto dell'art. 1145 nei rapporti tra privati è esperibile l'azione di spoglio anche rispetto ai beni appartenenti al pubblico demanio ed ai beni degli enti pubblici territoriali ad essi equiparati, senza che occorra che l'esercizio del possesso corrisponda ad una situazione soggettiva individuale quale si rinviene nell'uso speciale (più intenso, ma sempre dipendente dalla funzione principale collegata all'uso comune) o in quello eccezionale (tale da costituire una limitazione in tutto o in parte dell'uso comune) del bene demaniale (Cass. II, n. 737/2000; cui adde Cass. II, n. 15289/2001).

Nei rapporti tra privati, ai sensi dell'art. 1145, comma 2, in via eccezionale e per ragioni di ordine pubblico, è concessa l'azione di spoglio rispetto a beni appartenenti al demanio dello Stato, nonché delle Province e dei Comuni, soggetti al regime dei beni demaniali, quando su tali beni siano stati compiuti atti di godimento analoghi a quelli eventualmente esercitati su cose di pertinenza esclusiva, senza che rilevi in contrario il fatto che detto godimento sia stato esercitato in mancanza di un atto di concessione legittimante una particolare forma di utilizzazione; la predetta tutela possessoria spetta anche in caso di impedimento soltanto parziale del passaggio veicolare sul bene demaniale, consistente in un'apprezzabile difficoltà di transito (Cass. II, n. 9873/2012).

Nei rapporti tra privati, è concessa l'azione di spoglio, esercitabile davanti al giudice ordinario, anche rispetto a beni appartenenti al pubblico demanio, senza che rilevi in contrario l'essere stato il godimento del bene esercitato in mancanza di un atto di concessione o nel caso di accesso ad una strada pubblica — per la cui tutela, inoltre, non è richiesto il carattere apparente della servitù di cui si assume il possesso, né in contrario che essa sia eventualmente discontinua — in mancanza di relativa licenza dell'autorità amministrativa a norma dell'art. 4 r.d. n. 1740/1933 (Cass. S.U., n. 650/1993).

In argomento, si è, da ultimo, sottolineato (Cass. II, n. 19793/2016) che, il vincolo di inalienabilità degli alloggi di edilizia agevolata previsto dal r.d. n. 1165/1938 ha natura temporanea e relativa, condizionata all'esistenza di autorizzazione, sicché non si traduce in un'incommerciabilità dell'immobile, né impedisce che il terzo possa divenire possessore del bene e, quindi, di usucapirlo, non trovando applicazione l'art. 1145 che si riferisce ai soli beni inalienabili in assoluto.

Bibliografia

Barassi, Diritti reali e possesso, II, Milano, 1952; Caterina, Il possesso, in Trattato dei diritti reali, diretto da Gambaro e Morello, I, Milano 2008; Fedele, Possesso ed esercizio del diritto, Torino, 1950; Gentile, Possesso e azioni possessorie, Napoli, 1974; Levoni, La tutela del possesso, II, Milano, 1979; Natoli, Il possesso, ristampa, Milano, 1992; Tenella Sillani, Possesso e detenzione, in Dig. civ., XIV, Torino 1996.

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