Codice Civile art. 1163 - Vizi del possesso.Vizi del possesso. [I]. Il possesso acquistato in modo violento o clandestino non giova per l'usucapione se non dal momento in cui la violenza o la clandestinità è cessata. InquadramentoLa norma in commento stabilisce che il possesso acquistato in modo violento o clandestino non giova per l'usucapione se non dal momento in cui la violenza o la clandestinità è cessata. In altri termini, ai fini dell'usucapione, il possesso non deve essere “vizioso”, nel senso che non deve essere acquistato in modo violento o clandestino. Riguardo alla prima ipotesi, l'ordinamento non può proteggere gli acquisti realizzati con la violenza, perché ciò equivarrebbe a legittimare la forza nelle relazioni tra i consociati. Con riferimento alla seconda ipotesi, la clandestinità preclude al proprietario qualsivoglia reazione, sicché qualora, una volta conosciuta la condotta del possessore, omette di agire con i rimedi apprestati dall'ordinamento, vuole dire ha tollerato che altri possegga la sua cosa. Sul versante dell'azione di reintegrazione, siamo in presenza di uno spoglio “violento” quando vi è un atto di privazione del possesso — con effetto, anche se non definitivo e permanente, almeno duraturo e non provvisorio — compiuto contro la volontà del possessore o detentore: sussiste violenza, quindi, qualora si agisce contro la volontà espressa (“lascia che è mio”) o presunta (chiusura a chiavi); non è necessario l'uso della forza bruta, purché vi sia un atto che abbia l'intrinseca attitudine a menomare il godimento di colui che esercita il potere sulla cosa, mentre è indifferente che la violenza sia diretta contro la cosa o contro la persona, e, in quest'ultimo caso, si tratti di violenza fisica o semplicemente morale. Siamo in presenza di uno spoglio “clandestino” quando la privazione del possesso è realizzata in modo tale da nasconderla al possessore; quest'ultimo non se ne accorge sùbito ma successivamente, in quanto è avvenuto a sua insaputa (è indifferente che altri, diversi dal soggetto passivo dello spoglio, ne siano venuti a conoscenza); vi è quasi sempre una contrarietà alla volontà presunta, salvo valutare se il soggetto non poteva accorgersene perché impossibilitato (ad esempio, perché ricoverato) o non avrebbe potuto anche usando l'ordinaria diligenza avuto riguardo alle circostanze in cui lo spoglio si è verificato (ad esempio, nel caso della villetta al mare). Possesso viziato da violenzaAd ulteriore specificazione dei suddetti concetti, la giurisprudenza ha rilevato che, ai sensi dell'art. 1163, la violenza, quale elemento escludente l'esistenza di un possesso utile ai fini dell'usucapione, deve verificarsi al momento dell'acquisto del possesso, per cui la sopravvenienza di tale elemento non incide sull'inizio del termine per usucapire (Cass. II, n. 6030/1998; Cass. II, n. 1912/1987; Cass. II, n. 1682/1982). In tema di possesso ad usucapionem, che il codice vigente assoggetta alle stesse condizioni contemplate dal codice del 1865 (con la formula possesso legittimo), inclusa quella della pacificità del possesso medesimo, tale requisito non può essere escluso per la sola circostanza che il preteso titolare del diritto manifesti una volontà contraria all'altrui possesso, trattandosi di elemento rilevante al diverso fine di evidenziare la mala fede del possessore, con la conseguente applicabilità del termine ventennale (Cass. S.U., n. 2088/1990). In tema di tutela possessoria, perché sussista la violenza dello spoglio non è necessario che questo sia stato compiuto con forza fisica o con armi, essendo invece sufficiente che sia avvenuto senza o contro la volontà effettiva, o anche solo presunta, del possessore, mediante una mera violenza morale, quale una minaccia (Cass. II, n. 26985/2013). A norma dell'art. 1163, il possesso è acquistato in modo violento — e, perciò, inutile ai fini dell'usucapione, se non dal momento in cui la violenza è cessata — qualora l'impossessamento sia avvenuto con l'esercizio di una violenza fisica o morale, sicché la legittimità del possesso può aversi anche se esso non abbia tratto origine da una consegna proveniente dal titolare del diritto; ne consegue che, ove la Pubblica Amministrazione abbia occupato sine titulo una particella di terreno al di fuori delle regole del procedimento ablatorio, ciò non implica che il possesso debba ritenersi solo per questo acquistato con violenza, così come va escluso che tale violenza possa identificarsi con la trasformazione del bene successivamente alla sua apprensione (Cass. II, n. 1672/2012). Possesso viziato da clandestinitàNel caso di beni immobili acquistati dallo Stato, ex art. 586, a titolo di eredità, la mancata conoscenza da parte dell'Amministrazione dell'intervenuto acquisto non impedisce, ai sensi dell'art. 1163, nel testo (applicabile ratione temporis) anteriore alla modifica di cui all'art. 1, comma 260, l. n. 296/2006, il decorso del termine utile per l'usucapione del diritto da parte del terzo, dovendo escludersi in tal caso la natura clandestina del possesso continuato per venti anni ed esercitato pubblicamente e pacificamente (Cass. I, n. 1549/2010). In tema di possesso utile per l'usucapione, ai fini dell'accertamento della mancanza di clandestinità, è necessario che il possesso sia acquistato ed esercitato pubblicamente in modo visibile a tutti o almeno ad un'apprezzabile ed indistinta generalità di soggetti e non solo dal precedente possessore o da una limitata cerchia di persone che abbiano la possibilità di conoscere la situazione di fatto soltanto grazie al proprio particolare rapporto con il possessore (Cass. II, n. 11624/2008); in altri termini, occorre palesare l'animo del possessore di volere assoggettare la cosa al proprio potere, senza che sia necessaria l'effettiva conoscenza da parte del preteso danneggiato: la clandestinità ricorre, infatti, quando l'azione sia sottratta alla conoscenza dell'interessato in modo da impedirne la reazione ed il ricorso ai rimedi di legge (Cass. II, n. 2682/2022). Ai fini dell'usucapione, il requisito della non clandestinità va riferito non agli espedienti che il possessore potrebbe attuare per apparire proprietario, ma al fatto che il possesso sia stato acquistato ed esercitato pubblicamente, cioè in modo visibile a tutti o almeno ad un'apprezzabile ed indistinta generalità di soggetti e non solo dal precedente possessore o da una limitata cerchia di persone che abbiano la possibilità di conoscere la situazione di fatto soltanto grazie al proprio particolare rapporto con quest'ultimo (Cass. II, n. 17881/2013). Onere della provaSul versante processuale, in dottrina si è discusso sul carattere dei vizi del possesso, nel senso che, a seconda che essi vengano considerati assoluti o relativi, viene risolta diversamente la questione relativa alla legittimazione a farli valere. Invero, se si accetta la teoria dominante, secondo cui la violenza e la clandestinità sono vizi assoluti, il possesso affetto da vizi può essere eccepito da chiunque (Montel-Sertorio, 157); se, viceversa, si opta per l'opposta soluzione che attribuisce ai vizi il carattere della relatività, la loro presenza può essere opposta solo da chi li abbia subiti o dai suoi successori ed aventi causa a titolo universale (De Martino, in Comm. S.B. 1984, 96). Secondo la giurisprudenza, colui che agisce per l'accertamento della proprietà su di un bene a titolo originario ha l'onere di dimostrare i requisiti del possesso necessari per l'usucapione, mentre successivamente il proprietario convenuto ha l'onere di dimostrare i vizi del possesso altrui, indicati dall'art. 1163, e impeditivi dell'acquisto domandato (Cass. II, n. 3063/2000). La violenza e la clandestinità del possesso funzionano come fatti impeditivi dell'usucapione e, pertanto, la prova di essi incombe a colui che li eccepisce (Cass. II, n. 2132/1973). BibliografiaBotta, Acquisto per usucapione e validità dell'atto di trasferimento dell'immobile, in Not. 2007, 6; Guerinoni, L'usucapione, in Trattato dei diritti reali, diretto da Gambaro e Morello, I, Milano, 2008; Montel-Sertorio, Usucapione, in Nss. D.I., XX, Torino, 1975; Natali, L'acquisto di servitù per usucapione, in Immob. & proprietà 2006, 212; Peratoner, Usucapione e trascrizione, in Giur. it. 2005, I; Ruperto, Usucapione (diritto vigente), in Enc. dir., XLV, Milano, 1992; Vitucci, Acquisto per usucapione e legittimazione a disporre, in Giust. civ. 2004, II. |