Codice Civile art. 1167 - Interruzione dell'usucapione per perdita di possesso.

Alberto Celeste

Interruzione dell'usucapione per perdita di possesso.

[I]. L'usucapione è interrotta [2945] quando il possessore è stato privato del possesso per oltre un anno.

[II]. L'interruzione si ha come non avvenuta se è stata proposta l'azione diretta a ricuperare il possesso e questo è stato ricuperato.

Inquadramento

Il possesso utile all'usucapione può subire due tipologie di interruzioni: quella “civile”, che va correlata essenzialmente alla proposizione della domanda secondo gli effetti di cui agli artt. 2943 ss., e quella “naturale”, che si verifica allorquando il possessore è stato privato dal possesso per oltre un anno, che peraltro è anche il termine entro il quale il possessore, spogliato del possesso del bene, può esercitare l'azione di reintegrazione ex art. 1168. In quest'ultimo ordine di concetti, la norma in commento stabilisce che l'usucapione è interrotta quando il possessore è stato privato del possesso per oltre un anno, aggiungendo che l'interruzione si ha come non avvenuta se è stata proposta l'azione diretta a recuperare il possesso e questo è stato recuperato.

Presupposti

Al riguardo, la giurisprudenza ha affermato che, poiché dal combinato disposto degli artt. 1165 e 2943. risultano tassativamente elencati gli atti interruttivi del possesso, e tale tipicità non ammette equipollenti, non è consentito attribuire efficacia interruttiva ad atti diversi da quelli stabiliti dalla legge, benché con essi si sia inteso manifestare la volontà di conservare il diritto, a nulla rilevando che tali atti provengano dalla Pubblica Amministrazione (Cass. II, n. 13625/2009).

Nello stesso ordine di concetti, si è ribadito (Cass. II, n. 16234/2011) che non è consentito attribuire efficacia interruttiva ad atti diversi da quelli stabiliti dalla legge, con la conseguenza che non può riconoscersi tale efficacia se non ad atti che comportino, per il possessore, la perdita materiale del potere di fatto sulla cosa, oppure ad atti giudiziali diretti ad ottenere ope iudicis la privazione del possesso nei confronti del possessore usucapente.

Nel giudizio promosso dal possessore nei confronti del proprietario onde fare accertare l'intervenuto acquisto del diritto di proprietà per usucapione, la condizione soggettiva del proprietario convenuto il quale abbia ritenuto di conservare le sue facoltà dominicali pur non avendo alcun rapporto concreto con l'immobile — né diretto, come effettiva materiale disponibilità corpore et animo, né indiretto, come disponibilità solo animo utilmente mediata dal rapporto con un detentore — è del tutto irrilevante, trattandosi di circostanza che non influisce su alcuno degli elementi — il soggetto, il possesso, il tempo — costitutivi della fattispecie regolata dall'art. 1158, a meno che si sia manifestata negli atti idonei alla privazione del possesso protratta per un anno, previsti dal comma 1 dell'art. 1167, o all'interruzione della prescrizione, previsti nei primi due commi dell'art. 2943 applicabili per rinvio recettizio dall'art. 1165; non è consentito infatti, attribuire efficacia interruttiva ad atti diversi da quelli stabiliti nelle citate norme, per quanto con essi si sia inteso manifestare la volontà di conservare il diritto, giacché la tipicità dei modi d'interruzione della prescrizione acquisitiva non ammette equipollenti (Cass. II, n. 6910/2001).

In tema di usucapione, il rinvio dell'art. 1165 alle norme sulla prescrizione in generale, ed in particolare a quelle relative alle cause di sospensione ed interruzione, incontra il limite della compatibilità di queste con la natura stessa dell'usucapione, con la conseguenza che non è consentito attribuire efficacia interruttiva del possesso ad atti diversi da quelli che comportino, per il possessore, la perdita materiale del potere di fatto sulla cosa (ipotesi espressamente prevista dall'art. 1167) o ad atti giudiziali, siccome diretti ad ottenere ope iudicis la privazione del possesso nei confronti del possessore usucapiente (Cass. II, n. 4837/1988).

La querela per arbitraria occupazione di una porzione di terreno non comporta la perdita materiale, in capo al querelato, del potere di fatto sulla cosa e, conseguentemente, non costituisce idoneo atto interruttivo del possesso ad usucapionem (Cass. II, n. 11698/2017).

Nel giudizio promosso dal possessore nei confronti del proprietario per far accertare l'intervenuto acquisto della proprietà per usucapione, l'atto di disposizione del diritto dominicale da parte del proprietario in favore di terzi, anche se conosciuto dal possessore, non esercita alcuna incidenza sulla situazione di fatto utile ai fini dell'usucapione, rappresentando, rispetto al possessore, res inter alios acta, ininfluente sulla prosecuzione dell'esercizio della signoria di fatto sul bene, non impedito materialmente, né contestato in modo idoneo (Cass. II, n. 2792/2018; Cass. II, n. 18095/2014).

Ad ogni buon conto, la pronuncia della sentenza dichiarativa del fallimento e la sua trascrizione, ex art. 88 del r.d. n. 267/1942, sono inidonee ad interrompere il tempo per l'acquisto del diritto di proprietà, conseguendo l'interruzione del possesso solo all'azione del curatore tesa al recupero del bene mediante spossessamento del soggetto usucapiente, nelle forme e nei modi prescritti dagli artt. 1165 e 1167 (Cass. II, 28880/2023; Cass. II, n. 15137/2021).

Parimenti, nessuna incidenza interruttiva può avere sul decorso del termine per l'usucapione da parte del possessore, una procedura di espropriazione forzata promossa contro l'intestatario dell'immobile e da quest'ultimo contestata, poiché l'interruzione del possesso può derivare solo da situazioni di fatto che ne impediscano materialmente l'esercizio, e non da vicende giudiziali tra l'intestatario della titolarità del bene e i terzi, che non comportano alcuna conseguenza nella continuità del possesso (Cass. II, n. 5582/2022).

Sul versante dottrinale, è discusso solo se abbia effetto interruttivo la disposizione dell'autorità che renda extra commercium il bene posseduto, ma alla quale non faccia seguito l'utilizzazione pubblica (in senso favorevole, De Martino, in Comm. S.B. 1984, 65; contra, Pugliese, La prescrizione acquisitiva, Torino, 1921, 413). Vi è invece unanimità nel ritenere che l'ordine dell'autorità può essere considerato un fatto di interruzione naturale.

Spoglio seguito da reintegrazione

Ai fini dell'usucapione, il requisito della non interruzione del possesso non viene meno nel caso di spoglio seguito dal vittorioso esperimento dell'azione di reintegra, poiché il reagire allo spoglio altrui con una tale azione è di per sé atto di esercizio del possesso, senza che la necessitata temporanea privazione dell'elemento materiale di questo incida sul requisito suindicato (Cass. II, n. 11842/1993; Cass. II, n. 4525/1984).

Abbandono per atto volontario del possessore

L'art. 1167, secondo cui l'usucapione è interrotta quando il possessore sia privato del possesso della cosa per oltre un anno, si riferisce al caso di perdita del possesso per fatto del terzo o per cause naturali e, pertanto, non è applicabile nella diversa ipotesi di abbandono della cosa posseduta per atto volontario del possessore (Cass. II, n. 6349/1981). L'abbandono della cosa posseduta, per atto volontario del possessore, ha immediata efficacia interruttiva dell'usucapione; in questa ipotesi, infatti, non trova applicazione la norma dettata dall'art. 1167, sulla durata ultrannuale della perdita del possesso quale evento interruttivo dell'usucapione, in quanto la norma medesima riguarda il diverso caso in cui il possessore sia stato privato del possesso, e, cioè, lo abbia perso per fatto di terzo, o comunque a lui estraneo (Cass. II, n. 77/1977).

Bibliografia

Botta, Acquisto per usucapione e validità dell'atto di trasferimento dell'immobile, in Not. 2007, 6; Guerinoni, L'usucapione, in Trattato dei diritti reali, diretto da Gambaro e Morello, I, Milano, 2008; Montel-Sertorio, Usucapione, in Nss. D.I., XX, Torino, 1975; Natali, L'acquisto di servitù per usucapione, in Immob. & proprietà 2006, 212; Peratoner, Usucapione e trascrizione, in Giur. it. 2005, I; Ruperto, Usucapione (diritto vigente), in Enc. dir., XLV, Milano, 1992; Vitucci, Acquisto per usucapione e legittimazione a disporre, in Giust. civ. 2004, II.

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