Codice Civile art. 1169 - Reintegrazione contro l'acquirente consapevole dello spoglio.

Alberto Celeste

Reintegrazione contro l'acquirente consapevole dello spoglio.

[I]. La reintegrazione si può domandare anche contro chi è nel possesso in virtù di un acquisto a titolo particolare, fatto con la conoscenza dell'avvenuto spoglio.

Inquadramento

Con la norma in commento, si dispone che la reintegrazione si possa domandare anche contro chi è nel possesso in virtù di un acquisto a titolo particolare, fatto con la conoscenza dell'avvenuto spoglio. Pertanto, la legittimazione passiva compete sia all'autore materiale dello spoglio (art. 1168, comma 1), sia a chi abbia successivamente acquistato, a titolo particolare, dallo spoliator il possesso del bene con la consapevolezza del precedente spoglio ed abbia utilizzato a proprio vantaggio il risultato dello spoglio, sostituendo il suo possesso a quello dello spogliato. L'azione di reintegrazione, inoltre, si può proporre anche contro l'autore morale dello spoglio, ossia colui che abbia dato incarico di privare il possessore o il detentore rispettivamente del possesso o della detenzione, anche se il primo sia indifferente alle utilità ricavabili dal fatto dello spoglio o non sia in grado di eseguire l'ordine di reintegrazione per mancanza di disponibilità del bene oggetto della tutela possessoria, in quanto, in tale ipotesi, la sentenza ha quantomeno il fine accessorio di legittimare una richiesta di risarcimento del danno (non è, invece, da considerarsi mandante colui che si è limitato ad una generica manifestazione di approvazione).

Ambito di applicazione

È controverso in dottrina se la norma in esame sia applicabile nei confronti del terzo che abbia conseguito la sola detenzione della cosa. I sostenitori della tesi negativa affermano che il detentore seguirebbe la sorte del corrispondente possessore, nel senso che egli dovrebbe, comunque, rilasciare la cosa, qualora questi risultasse soccombente nell'azione di reintegrazione esperita contro di lui dallo spogliato, o che il tenore della norma stessa è chiaro a riguardo (De Martino, in Comm. S.B. 1984, 141). In senso contrario, si è rilevato che il detentore non è sempre obbligato a consegnare la cosa allo spogliato che abbia agito contro il possessore autore dello spoglio (Protettì, 451, il quale sostiene che il problema si pone per i soli detentori autonomi). Secondo la prevalente opinione, la norma de qua è applicabile anche al detentore, posto che, se si escludesse tale applicabilità, si finirebbe per attribuire una portata limitativa alla norma in questione, palesemente dettata, invece, al fine di allargare e non già di restringere l'ambito dei legittimati passivi alla actio spolii. È stato, peraltro, precisato che il detentore deve essere convenuto con l'azione di spoglio (non da solo ma) unitamente al soggetto in nome del quale egli detiene (Montel, in Tr. Vas. 1962, 837).

Ad avviso della giurisprudenza, in tema di azioni possessorie, agli effetti dell'art. 1169 — secondo cui la reintegrazione si può domandare anche contro chi è nel possesso in virtù di un acquisto a titolo particolare, fatto con la conoscenza dell'avvenuto spoglio — la nozione di possesso va assunta, in senso lato, come comprensiva della detenzione della res in base ad un contratto stipulato con lo spoliator, per cui l'azione di reintegrazione, per la sua natura reale e per il suo carattere recuperatorio, può essere proposta anche contro colui che abbia acquistato la detenzione in virtù di un rapporto giuridico e nella consapevolezza dello spoglio (Cass. II, n. 4448/2012).

Successione a titolo particolare nel possesso

Ad avviso della giurisprudenza, la regola dettata dall'art. 1169 è da intendere dettata per il caso in cui la successione nel possesso a titolo particolare nei confronti dell'autore dello spoglio avvenga prima che contro costui sia proposta la domanda di reintegrazione nel possesso e comporta che tale domanda possa essere proposta nei confronti dell'acquirente a titolo particolare se egli ha fatto l'acquisto con la consapevolezza dell'avvenuto spoglio; allorquando, invece, la successione nel possesso a titolo particolare avvenga dopo la proposizione della domanda di reintegrazione nei confronti dell'autore dello spoglio, a protezione dell'attore ed a garanzia dell'effettività della tutela giurisdizionale opera la norma di cui all'art. 111 c.p.c. ed in particolare quella di cui al comma 4, secondo cui la sentenza ha effetto anche nei confronti dell'avente causa, senza peraltro che possa venire in rilievo la clausola di salvezza degli effetti della trascrizione prevista da detta norma, tenuto conto che, non essendo trascrivibile la domanda di reintegrazione, resta irrilevante la trascrizione del titolo d'acquisto; ne consegue che la sentenza pronunciata nei confronti del dante causa è titolo eseguibile nei confronti dell'acquirente (Cass. II, n. 11583/2005).

Nel giudizio di reintegrazione del possesso, è irrilevante, ai fini di escludere la legittimazione passiva dell'autore materiale dello spoglio, la circostanza che questi abbia perso la disponibilità del bene per averlo alienato a terzi, perché anche in tale ipotesi la sentenza conserva la sua ragion d'essere, quantomeno allo scopo accessorio e consequenziale di legittimare la richiesta di risarcimento danni; del resto tale convincimento è avvalorato dall'art. 1169 che, prevedendo che la reintegrazione può essere domandata “anche” nei confronti di chi è nel possesso in virtù di un acquisto a titolo particolare fatto con la conoscenza dell'avvenuto spoglio, conferma la sussistenza pure in tale ipotesi della legittimazione passiva dell'autore dello spoglio medesimo (Cass. II, n. 7980/2000).

In tema di azioni possessorie, quando la successione a titolo particolare nel possesso avvenga dopo la proposizione della domanda di reintegrazione nei confronti dell'autore dello spoglio, la sentenza ha effetto, ai sensi dell'art. 111, comma 4, c.p.c., nei confronti dell'avente causa, senza che operi la clausola di salvezza degli effetti della trascrizione ivi prevista, in quanto la domanda di reintegrazione o di manutenzione non va trascritta ai sensi e per gli effetti dell'art. 2653, n. 1), e, perciò, resta irrilevante la trascrizione del titolo di acquisto, conseguendone che la sentenza pronunciata contro il dante causa è titolo eseguibile nei confronti dell'acquirente (Cass. III, n. 7365/2015).

In tema di azioni possessorie, la regola indicata dall'art. 1169 è da intendersi dettata per il caso in cui la successione nel possesso a titolo particolare nei confronti dell'autore dello spoglio avvenga prima che contro costui sia proposta la domanda di reintegrazione nel possesso; allorquando, invece, la successione nel possesso a titolo particolare avvenga dopo la proposizione della domanda di reintegrazione nei confronti dell'autore dello spoglio, non rileva la situazione soggettiva da parte dell'avente causa, perché, a protezione dell'attore e a garanzia dell'effettività della tutela giurisdizionale, opera la norma di cui all'art. 111 c.p.c. e, in particolare, quella di cui al comma 4, secondo cui la sentenza ha effetto anche nei confronti dell'avente causa (Cass. III, n. 13377/2012).

Nell'azione di reintegrazione di possesso, la legittimazione passiva permane in caso allo spoliator ancorché questi, dopo lo spoglio, abbia trasferito a terzi il possesso della cosa, come rivela la lettera dell'art. 1169, e conferma la ratio della stessa norma e dell'art. 1168, volta a non lasciare lo spoliatus, a seguito di maliziose manovre dello spoliator, privo della tutela di legge nei confronti dell'autore dello spoglio (unitamente al nuovo possessore di mala fede); né rileva, ai fini del dovere del giudice di pronunciarsi sul merito della domanda, accogliendola o rigettandola, la circostanza che lo spogliatore sia nella impossibilità assoluta di restituire la cosa, ovvero che con la domanda non sia stata avanzata nessuna richiesta di danni, avendo l'attore pur sempre interesse alla statuizione dell'illegittimità dello spoglio, potendo pretendere il risarcimento anche con un successivo e separato giudizio (Cass. II, n. 5389/1990).

Bibliografia

Beghini, Le azioni a difesa del possesso, Padova, 2002; Camilletti, Reintegrazione (azione di), voce aggiornata 2000, in Enc. dir., XXVI, Roma, 2000; Gentile, Possesso e azioni possessorie, Napoli, 1974; Greco, Sui rapporti tra petitorio e possessorio: orientamenti dottrinali e giurisprudenziali, in Foro it. 1987, I, 1635; Levoni, La tutela del possesso, Milano, 1982; Nardelli, Reintegrazione o spoglio (azione di): termini: violenza e clandestinità, in Giur. it. 2003, 269; Protettì, Le azioni possessorie: la responsabilità e il procedimento in materia possessoria, Milano, 2005; Villecco, Il procedimento possessorio e di nunciazione, Torino, 1998.

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