Codice Civile art. 1172 - Denunzia di danno temuto.Denunzia di danno temuto. [I]. Il proprietario, il titolare di altro diritto reale di godimento o il possessore, il quale ha ragione di temere che da qualsiasi edificio, albero o altra cosa sovrasti pericolo di un danno grave e prossimo alla cosa che forma l'oggetto del suo diritto o del suo possesso, può denunziare il fatto all'autorità giudiziaria e ottenere, secondo le circostanze, che si provveda per ovviare al pericolo [688 ss. c.p.c.]. [II]. L'autorità giudiziaria, qualora ne sia il caso, dispone idonea garanzia [1179] per i danni eventuali. InquadramentoA chiusura del titolo IX del libro III, dedicato alle azioni nunciatorie, la norma in commento disciplina la denuncia di danno temuto, la quale è data nel caso in cui vi sia pericolo di un danno grave e prossimo alla cosa medesima derivante da qualsiasi altra cosa. Mentre la denuncia di nuova opera tende ad evitare che la prosecuzione di un'opera intrapresa, che si ha ragione di temere dannosa per la propria cosa, si concreti in un danno effettivo, la denuncia de qua mira a prevenire il danno minacciato dallo stato attuale della cosa altrui (rispettivamente, rapporto attività umana-cosa, e rapporto cosa-cosa). In altri termini, al possessore, al proprietario ed al titolare di altro diritto reale di godimento è concessa la tutela della propria posizione giuridica ove il bene ad essa relativo risultasse minacciato dal pericolo proveniente non da un'attività umana, bensì da un altro oggetto, data la sua situazione o la sua peculiare conformazione. Nello specifico, si dispone che il proprietario, il titolare di altro diritto reale di godimento o il possessore, il quale ha ragione di temere che da qualsiasi edificio, albero o altra cosa sovrasti pericolo di un danno grave e prossimo alla cosa che forma l'oggetto del suo diritto o del suo possesso, può denunciare il fatto all'autorità giudiziaria e ottenere, secondo le circostanze, che si provveda per ovviare al pericolo, aggiungendo che l'autorità giudiziaria, qualora ne sia il caso, dispone idonea garanzia per i danni eventuali. Danno grave e prossimoI concetti di cui sopra hanno registrato puntuale applicazione nelle pronunce della magistratura di vertice. Invero, si è affermato che, in tema di azioni di nunciazione, la condizione dell'azione di danno temuto non deve individuarsi in un danno certo o già verificatosi, bensì anche nel (solo) ragionevole pericolo che il danno si verifichi (Cass. I, n. 10282/2004); ne consegue che l'azione può esperirsi pure quando un danno si sia già verificato, ma permanga il pericolo che esso si verifichi di nuovo, poiché la circostanza che un danno si sia già prodotto non esclude il pericolo che possa verificarsi un ulteriore futuro danno e che quindi sussista il ragionevole timore che continui a sovrastare pericolo di un danno grave e prossimo alla cosa che forma l'oggetto del diritto o del possesso (Cass. II, n. 25094/2022). In tema di danno temuto, il pericolo di danno alla salute, ai fini dell'ammissibilità dell'istanza cautelare ex art. 1172, non assume rilievo caratterizzante ed esclusivo ove tale pericolo costituisca conseguenza della menomazione delle facoltà di godimento pieno ed esclusivo della cosa in proprietà (Cass. II, n. 1778/2007). È esperibile la denuncia di danno temuto, quando sussista il pericolo di un danno grave e prossimo alla cosa del denunciante, proveniente da cosa altrui; non occorre che la causa del danno agisca ininterrottamente, perché basta che essa possa, in qualsiasi momento, produrre il danno minacciato o aggravare quello già prodotto (Cass. II, n. 792/1947). Ricorre l'ipotesi di danno temuto (art. 1172) quando da parte del ricorrente si assuma che da un'opera eseguita sull'altrui proprietà possa derivare danno al proprio fondo, non in considerazione dell'attività in sé posta in essere, bensì per il pericolo di danno cui soggiace il fondo in conseguenza della situazione determinatasi per effetto dell'opera portata a compimento (Cass. II, n. 141/1995). Sul versante dottrinale, si è sostanzialmente concordi nell'individuare tre presupposti per la proponibilità dell'azione: il pericolo di danno derivante da una cosa ad un'altra, la gravità e la prossimità di tale danno, e il ragionevole timore del pericolo (Verde, 190), anche se tali presupposti sono variamente caratterizzati. Tuttavia, non è mancato chi reputa la nozione di “cosa” estensibile fino a ricomprendere un'opera in fase di realizzazione, così da lucrare la cumulabilità con la denuncia di nuova opera (Dini, 170). In sintonia con la tesi di quanti ritengono che oggetto della denuncia di danno temuto sia comunque un comportamento umano, benché omissivo, si è specificato che la minaccia di danno deve essere ricollegabile ad un comportamento antigiuridico del denunciato; l'antigiuridicità dovrebbe, infatti, concretizzarsi nella colpa del soggetto nel cui potere è collocata la cosa pregiudizievole, il quale adoperando l'ordinaria diligenza avrebbe potuto evitare il prodursi della situazione foriera di pericolo (Giusti — Scarpa, 268). In tal senso, si potrebbe ritenere che la denuncia di danno temuto sia ammissibile anche ove lo stato di pericolo sia provocato da eventi naturali — quindi, indipendenti dalla volontà umana — che abbiano reso pericoloso un oggetto di per sé innocuo; sarebbe difatti sufficiente, l'accertamento dell'inerzia del convenuto, che avrebbe potuto evitare il pericolo esercitando il proprio dovere di vigilanza sulla cosa. Differenze dall'azione di manutenzioneI giudici di legittimità hanno, altresì, tracciato i confini dell'azione de qua. Infatti, la denuncia di danno temuto ex art. 1172, prevista nel titolo IX del libro III, proponibile dal proprietario, dal titolare di altro diritto reale di godimento o dal possessore, il quale abbia ragione di temere che da qualsiasi edificio, albero o altra cosa derivi pericolo di grave danno al bene che forma oggetto del suo diritto o del suo possesso, al fine di ottenere, secondo le circostanze, dall'autorità giudiziaria che si provveda per ovviare il pericolo, è istituto diverso dall'azione ex art. 1170, contemplata nel precedente titolo VIII dello stesso codice, ed in virtù della quale chi è molestato nel possesso di un immobile, di un diritto reale sopra un immobile o di un'universalità di mobili può chiedere la manutenzione del possesso medesimo; detta diversità si riverbera anche sui termini entro i quali le rispettive azioni possono essere esercitate: la prima entro l'ordinario termine prescrizionale di cui all'art. 2946, mentre per l'azione di manutenzione il termine previsto è di un anno dalla turbativa (Cass. II, n. 10403/2001). Legittimazione attiva e passivaRilevanti, infine, le puntualizzazioni circa i legittimi contendenti. In tema di azioni di nunciazione, la denunzia di danno temuto non presuppone l'esclusiva altruità della cosa da cui deriva il pericolo, giacché diversamente da quanto dall'art. 1171 previsto con il fare riferimento all'opera da “altri” intrapresa sul proprio come sull'altrui fondo, per l'ipotesi della nuova opera l'art. 1172 indica espressamente quale fonte generatrice di danno “qualsiasi edificio, albero o altra cosa”, in tale generica formulazione dovendo pertanto ritenersi compresa anche la cosa di cui è comproprietario l'istante, che non sia in grado di ovviarvi autonomamente, giacché anche in tal caso risulta integrato il ”rapporto tra cosa e cosa” che ne costituisce il presupposto essenziale (Cass. II, n. 1778/2007). Poiché l'azione di danno temuto (art. 1172) postula un rapporto di cosa a cosa — nel senso che il fondo altrui deve costituire pericolo per quello proprio — è improponibile da colui che l'esperisce a tutela di un suo diritto personale, nella specie all'incolumità fisica, prospettata dagli utenti di una strada, di cui veniva denunciata la pericolosità per l'eccessiva pendenza, dovuta all'arbitraria modifica del tracciato precedente (Cass. II, n. 9783/1997). All'esito della fase cautelare, l'obbligo di rimuovere la situazione di pericolo di danno, grave e prossimo, incombe su colui che abbia la proprietà, il possesso o comunque la disponibilità della cosa (edificio, albero, o altra cosa inanimata sul fondo) dalla quale promana la minaccia di danno per la proprietà (o altro diritto reale) o per il possesso di colui che denunci la situazione di pericolo (Cass. II, n. 345/2001). Nell'azione di danno temuto è legittimato passivo, non solo, il titolare del diritto reale, ma anche il possessore e colui che, in ogni caso, abbia la disponibilità del bene da cui si assume che derivi la situazione di pericolo di danno grave, in quanto l'obbligo di custodia e manutenzione sussiste in ragione dell'effettivo potere fisico sulla cosa (Cass. II, n. 5336/2016). Qualora l'azione nunciatoria non abbia ad oggetto la richiesta di demolizione di un'opera, bensì il ripristino dello stato dei luoghi, la domanda può essere interpretata come richiesta di risarcimento del danno in forma specifica e, pertanto, quando essa sia avanzata contro l'autore del fatto dannoso, non si verifica un'ipotesi di litisconsorzio necessario tra lo stesso ed il proprietario o comproprietario del fondo sul quale l'opera illegittima è stata eseguita (Cass. II, n. 6480/2010). Sul versante passivo, gran parte della dottrina opina ritiene che l'istanza di cui all'art. 1172 possa essere avanzata anche contro il possessore, per un duplice ordine di motivi; in primo luogo, perché il possesso comporterebbe una presunzione di titolarità del corrispondente diritto (Borselli, 475; Verde, 209); in secondo luogo, perché l'azione cautelare è un rimedio d'urgenza e, come tale, non sempre consente la ricerca dell'avente titolo (Franchi, 211). Tuttavia, non manca chi rileva che sarebbe opportuno considerare legittimato passivo solo il proprietario, che verrebbe così sanzionato per la sua inerzia; solo lui può essere destinatario dell'ordine di eliminare la cosa pericolosa (Sacco-Caterina, in Tr. C. M. 2000, 445). BibliografiaBorselli, Denuncia di nuova opera e di danno temuto (diritto civile), in Nss. D.I., IV, Torino, 1960; Cabella Pisu, Denuncia di nuova opera e di danno temuto, in Dig. civ., V, Torino, 1989; Dini, La denuncia di nuova opera, Milano, 1985; Id., La denuncia di danno temuto, Milano, 1985; Franchi, Le denunce di nuova opera e di danno temuto, Padova, 1968; Jannuzzi, Denuncia di nuova opera, in Enc. dir., XII, Milano, 1964; Roselli, Il possesso e le azioni di nunciazione, in Giurisprudenza sistematica di diritto civile e commerciale, diretto da Bigiavi, Torino, 1993; Verde, Azioni di nunciazione, Milano, 2004. |