Codice Civile art. 1173 - Fonti delle obbligazioni. [ 25 prel.]

Cesare Trapuzzano

Fonti delle obbligazioni. [25 prel.]

[I]. Le obbligazioni derivano da contratto [1218 ss., 1321 ss.], da fatto illecito [2043 ss.], o da ogni altro atto o fatto idoneo a produrle [433 ss., 1337, 1987, 2028 ss., 2033 ss., 2041 ss., 2126, 2332 2] in conformità dell'ordinamento giuridico [4 n. 2 c.p.c.].

Inquadramento

L'individuazione delle fonti consente di selezionare le fattispecie alle quali l'ordinamento giuridico annette il sorgere delle obbligazioni e di tracciare il contenuto particolare di ognuna di esse (Cannata, in Tr. Res., 1999, 21). L'attuale assetto della società pluralista ha determinato comunque il certo superamento del tradizionale e rigido sistema di tipizzazione delle fonti, fondato sulla distinzione tra obbligazioni contrattuali ed extracontrattuali (Di Majo, in Comm. S. B., 1988, 167 e 171; contra Giorgianni, 606). Infatti il rinvio operato dall'art. 1173 all'ordinamento giuridico impone l'inserimento tra le fonti anche di principi, specie di rango costituzionale, che trascendono le singole proposizioni legislative, come il dovere di solidarietà, il principio di uguaglianza sostanziale, ecc. (Rescigno, 151). In conseguenza, l'elencazione effettuata dalla norma ha carattere elastico, essendo rimessa all'ordinamento la formulazione del giudizio in ordine all'idoneità in concreto del singolo atto o fatto a costituire fonte produttiva di un'obbligazione.

Resta fermo ad ogni modo, che l'elenco, seppure non tassativo, delle fonti delle obbligazioni di cui all'art. 1173 non assume una portata meramente descrittiva e classificatoria, ma riveste un duplice significato normativo, individuando, da un lato, i requisiti minimi di idoneità strutturale e di compatibilità sistematica delle fonti innominate e determinando, dall'altro lato, le regole applicabili alle obbligazioni di diversa origine (Breccia, 113).

Secondo la giurisprudenza, ogni obbligazione deve essere ricondotta nell'ambito della ripartizione di cui all'art. 1173. In applicazione di siffatto principio, si è ritenuto per un verso che, in caso di omessa o tardiva trasposizione da parte del legislatore italiano nel termine prescritto delle direttive comunitarie che non siano autoesecutive, sorge il diritto degli interessati al risarcimento dei danni, che deve essere ascritto allo schema della responsabilità da inadempimento ex lege dello Stato, avente natura indennitaria, e per altro verso che detta responsabilità, in ragione della natura antigiuridica del comportamento dello Stato anche secondo l'ordinamento interno, deve essere inquadrata nella figura della responsabilità contrattuale, in quanto derivante non da un fatto illecito, ma dall'inadempimento di un rapporto obbligatorio preesistente (Cass. n. 25363/2022 Cass. n. 20099/2019 ; Cass. n. 10813/2011, in Europa e dir. priv. 2012, II, 657, con nota di Guffanti Pesenti).

Significato di obbligazione

L'obbligazione descrive il rapporto giuridico, ossia il vincolo di rilevanza giuridica esistente tra almeno due soggetti determinati, in virtù del quale il creditore ha il diritto di pretendere dal debitore un comportamento consistente in un dare o in un fare o anche in un non fare, che abbia le caratteristiche della prestazione indicate dall'art. 1174. Ma l'obbligazione individua altresì la situazione giuridica ricadente sul debitore, di natura relativa e patrimoniale, appartenente al diritto privato (Cannata, in Tr. Res., 1999, 9).

L'esistenza di un dovere giuridico, in quanto tale distinto da analoghe situazioni appartenenti alla sfera della morale o della mera cortesia, può essere desunta dall'integrazione di un elemento soggettivo, ossia l'intenzione delle parti di assoggettare il rapporto alle regole del diritto, e quindi della coattività, di un elemento oggettivo, rappresentato dalla natura dell'obbligo assunto, nonché di un elemento intermedio, materializzato dalla speciale configurazione del rapporto (Giorgianni, 589).

Il rapporto obbligatorio può essere inteso in senso ampio, ossia come riferito al complesso delle posizioni giuridiche che derivano da un determinato vincolo, ovvero in senso stretto, come indicativo del singolo diritto di credito ad una specifica prestazione.

Alla relatività del rapporto obbligatorio si contrappone l'assolutezza dei diritti reali, che consentono la soddisfazione dell'interesse presupposto attraverso l'esercizio di facoltà esclusivamente rimesse al titolare. Sicché il diritto reale è identificato dal soggetto attivo che ne è titolare e dalla cosa che ne costituisce l'oggetto mentre l'individuazione dell'obbligazione postula la determinazione del soggetto attivo, della prestazione dovuta, ivi compresa la relativa causale, e del soggetto passivo.

Si distinguono poi dall'obbligazione l'onere, che impone al soggetto un dato comportamento al fine di realizzare un proprio interesse, e la soggezione, che indica la posizione di pati, ossia il subire le conseguenze dell'esercizio del diritto a cura di altri, senza essere tenuto a collaborare (Giorgianni, 583).

Si suole inoltre discriminare il debito dalla responsabilità: il primo identifica la prestazione dovuta mentre la seconda è significativa della sottoposizione del patrimonio del debitore, id est garanzia generica del credito (art. 2740), all'azione esecutiva del creditore. Mentre non può ricorrere un debito in senso proprio senza responsabilità, può aversi una responsabilità senza il corrispondente debito del titolare, come avviene nel caso della prestazione delle garanzie reali a tutela di un debito altrui.

In ultimo, l'obbligazione è definita imperfetta quando il relativo diritto non può essere fatto valere mediante azione giudiziale, ma il suo spontaneo adempimento esclude la ripetizione.

Quanto alla distinzione tra obbligazioni di risultato e di mezzi (o, come si ritiene più propriamente con riguardo alle obbligazioni di facere professionale, tra obbligazioni governabili e non controllabili), la giurisprudenza ha affermato che esse sono sempre finalizzate a riversare nella sfera giuridica del creditore una utilitas oggettivamente apprezzabile, fermo restando che, nel primo caso, il risultato stesso è in rapporto di causalità necessaria con l'attività del debitore, non dipendendo da alcun fattore ad essa estraneo, mentre nell'obbligazione di mezzi il risultato dipende, oltre che dal comportamento del debitore, da fattori ulteriori e concomitanti. Ne consegue che il debitore di mezzi prova l'esatto adempimento dimostrando di aver osservato le regole dell'arte e di essersi conformato ai protocolli dell'attività, mentre non ha l'onere di provare che il risultato è mancato per cause a lui non imputabili (Cass. n. 4876/2014, in Contratti 2014, 10, 888, con nota di Piraino).

Il contratto

Più che rappresentare una particolare fonte dell'obbligazione, il contratto identifica la categoria dell'autonomia privata, sottoposta solo ai limiti propri di questa (Bianca, 6). Il collegamento dell'obbligazione alla fonte-contratto, implica, di riflesso, la tipicità delle obbligazioni, in ragione del frequente ricorso a corrispondenti figure di contratti tipici disciplinati dal legislatore; nondimeno, le obbligazioni che derivano da contratto presentano una notevole varietà di contenuti rispetto al tipo contrattuale da cui traggono fonte. Il criterio della rigida tipicità è infatti ridimensionato per gli atti unilaterali, per il diritto di famiglia, per le disposizioni testamentarie (Rescigno, 20).

Per converso, il principio di tipicità non è superabile per i diritti reali, a causa del numerus clausus di questi e del relativo divieto di creare vincoli atipici di natura reale. Ne discende che le obbligazioni od oneri propter rem o ob rem o rei cohaerentes, quali particolari figure di obbligazioni connotate dalla accessorietà e dalla ambulatorietà dal lato soggettivo passivo, ossia dove la persona del debitore è individuata attraverso il suo collegamento con determinate cose (Bigliazzi Geri, in Tr. C.M., 1980, 231), sono caratterizzate, al pari dei diritti reali, dal requisito della tipicità, con la conseguenza che non possono essere liberamente costituite dall'autonomia privata.

Siffatte obbligazioni sono ammissibili soltanto quando una norma giuridica consente che, in relazione ad un determinato diritto reale e in considerazione di esigenze permanenti di collaborazione e di tutela di interessi generali, il soggetto si obblighi ad una prestazione accessoria, che può consistere anche in un facere (Cass. n. 8/1997).

Le parti possono sfuggire dalla prescrizione di tipicità che connota i diritti reali e le obbligazioni che da essi discendono solo pattuendo un obbligo personale, configurabile quando il diritto attribuito sia previsto per un vantaggio della persona o delle persone indicate nel relativo atto costitutivo, senza alcuna funzione di utilità fondiaria, come accade per le servitù irregolari (Cass. n. 2651/2010).

In particolare, ricade fra le obbligazioni derivanti da contratto anche la dichiarazione unilaterale scritta con cui un soggetto si impegna a trasferire ad altri la proprietà di uno o più beni immobili in esecuzione di un precedente accordo fiduciario, suscettibile di esecuzione in forma specifica (art. 2932), purché l'atto unilaterale contenga l'esatta individuazione dell'immobile, con l'indicazione dei confini e dei dati catastali (Cass. n. 10633/2014, in Guida dir. 2014, 25, 72, con nota di Pirruccio).

Da ultimo, la giurisprudenza di legittimità ha ammesso che fra le obbligazioni derivanti da contratto possa iscriversi anche la figura del preliminare di preliminare, ossia di un accordo in virtù del quale le parti si obbligano a concludere un successivo contratto che preveda anche solamente effetti obbligatori (e con l'esclusione dell'esecuzione in forma specifica in caso di inadempimento), fattispecie valida ed efficace, ove sia configurabile un interesse delle parti meritevole di tutela, ad una formazione progressiva del contratto, fondata su una differenziazione dei contenuti negoziali (Cass. S.U., n. 4628/2015, in Giur. it. 2015, 4, 1069, con nota di Di Majo).

I rapporti negoziali di fatto

Sono ricondotte tra i rapporti negoziali di fatto: a) per un verso, le fattispecie in cui è riconosciuta la genesi di un'obbligazione tra le parti, con conseguente applicazione delle norme che regolano gli effetti del contratto, nonostante difetti un contratto, traendo l'obbligazione la propria fonte dal contatto sociale, ossia dalla particolare connotazione del comportamento posto in essere dalle parti, dotato di tipicità sociale e dunque inteso univocamente come funzionale ad un preciso scambio e come produttivo di determinati effetti (Cannata, in Tr. Res., 1999, 26); b) per altro verso, le fattispecie in cui le obbligazioni nascono da contratti invalidi, nulli o annullabili, quando la legge ne assicuri l'efficacia (artt. 2126, 2332, comma 2 e 3) per il tempo in cui ricevono esecuzione (Rescigno, 155).

La circostanza che, per effetto dell'integrazione di un certo contatto, il consociato si attenda dalla propria controparte, alla stregua della rilevanza sociale di quel contatto, un determinato comportamento costituisce la base del traffico giuridico e merita perciò di essere tutelata, in osservanza del canone generale di buona fede.

Nondimeno, la violazione dei principi di correttezza e buona fede si configura solo nell'ipotesi in cui siano lesi diritti soggettivi già riconosciuti in base a norme di legge, poiché le clausole indicate riguardano le modalità di adempimento degli obblighi a tali diritti correlati, sicché le stesse regole non valgono invece, a configurare obblighi aggiuntivi che non trovino, ai sensi dell'art. 1173, la loro fonte nel contratto, nel fatto illecito o in ogni altro atto o fatto idoneo a produrlo in conformità dell'ordinamento giuridico (Cass. n. 4239/2015). Il contatto sociale qualificato opera anche nella materia contrattuale, prescrivendo un autonomo obbligo di condotta che si aggiunge e concorre con l'adempimento dell'obbligazione principale (Cass. n. 24071/2017).

Segnatamente, la responsabilità da contatto sociale, soggetta alle regole della responsabilità contrattuale, pur in assenza d'un vincolo negoziale tra danneggiante e danneggiato, è configurabile non in ogni ipotesi in cui taluno, nell'eseguire un incarico conferitogli da altri, nuoccia a terzi, come conseguenza riflessa dell'attività così espletata, ma soltanto quando il danno sia derivato dalla violazione di una precisa regola di condotta, imposta dalla legge allo specifico fine di tutelare i terzi potenzialmente esposti ai rischi dell'attività svolta dal danneggiante, tanto più ove il fondamento normativo della responsabilità si individui nel riferimento dell'art. 1173 agli altri atti o fatti idonei a produrre obbligazioni in conformità dell'ordinamento giuridico (Cass. n. 19849/2024; Cass. n. 29711/2020; Cass. n. 11642/2012).

Pertanto i rapporti negoziali di fatto devono essere ricondotti alle obbligazioni che discendono da contratto, intendendo tale concetto in senso lato come rapporto obbligatorio preesistente.

La responsabilità della pubblica amministrazione per il danno derivante dalla lesione dell'affidamento sulla correttezza dell'azione amministrativa - avente quale presupposto il mancato rispetto dei doveri di correttezza e buona fede gravanti sulla P.A. - ha natura contrattuale e va inquadrato nello schema della responsabilità "da contatto sociale qualificato", idoneo a produrre obbligazioni ai sensi dell'art. 1173 c.c.. Tale responsabilità si configura sia nel caso in cui nessun provvedimento amministrativo sia stato emanato, sia in caso di emanazione di un provvedimento lesivo, sia nell'ipotesi di emissione e successivo annullamento di un atto ampliativo della sfera giuridica del privato. Le controversie relativa all'accertamento della responsabilità dell'amministrazione rientrano nella giurisdizione del giudice ordinario ( Cass. S.U. n. 1567/2023 ).

Il fatto illecito

La qualificazione dell'illecito come fatto si giustifica in ragione della molteplicità dei titoli di imputazione dell'obbligo di riparazione del danno, che non si limitano ai fatti dolosi o colposi, essendo rappresentati anche da fatti dannosi privi del carattere di antigiuridicità della condotta del soggetto obbligato (Rescigno, 157). Mentre dai primi derivano obbligazioni risarcitorie, i secondi danno vita ad obbligazioni di indennizzo, poiché importano una responsabilità da atto legittimo o lecito (Di Majo, in Comm. S. B., 1988, 225). Tuttavia, la distinzione non ha valore assoluto, poiché vi sono casi in cui la legge impone il risarcimento del danno anche in presenza di un atto lecito ed altri in cui l'indennità dovuta non differisce dal risarcimento quanto alla misura della riparazione da corrispondere (Rescigno, 157).

In particolare, tra le obbligazioni derivanti da fatto illecito esaminate dalla giurisprudenza ricadono il danno da lesione dell'onore e della reputazione a mezzo di un atto scritto (Cass. n. 25423/2014), l'erronea informazione resa oralmente da un funzionario amministrativo addetto ad attività di sportello (Cass. n. 8097/2013).

Gli altri atti o fatti

La norma si chiude con una clausola generale che ricomprende qualsiasi fattispecie rilevante per il diritto nel suo evolversi ed operare (Bianca, 6). Vi rientrano le promesse unilaterali (artt. 1987 ss.), i titoli di credito (artt. 1992 ss.) nonché le fattispecie produttive di obbligazioni a carattere restitutorio, atte ad evitare l'ingiustificato vantaggio di un soggetto a spese di altri (Di Majo, in Comm. S. B., 1988, 207): la gestione di affari (artt. 2028 ss.), la ripetizione dell'indebito (artt. 2033 ss.), l'arricchimento senza causa (artt. 2041 ss.). Fra le promesse unilaterali l'unica idonea a produrre effetti obbligatori è la promessa al pubblico, mentre la promessa di pagamento e il riconoscimento di debito hanno l'effetto di consentire al creditore di agire per l'adempimento dell'obbligo (Rescigno 159).

Ma le obbligazioni possono trovare la propria genesi anche direttamente nella legge, come accade per le obbligazioni di prestare gli alimenti (art. 433), per gli obblighi a contrarre a carico del monopolista (artt. 1679 comma 3, 2597), per gli obblighi dell'imprenditore nell'avviamento al lavoro (art. 2098).

Ricadono tra le obbligazioni ex lege anche le fattispecie del salvataggio di una nave ad opera di un rimorchiatore, all'esito di un'operazione di polizia di soccorso (Cass. n. 6715/1987, in Giust. civ. 1988, I, 447, con nota di Grigoli), dell'obbligo risarcitorio dell'assicuratore del danneggiante verso il danneggiato nella r.c.a., dell'obbligo indennitario di corrispondere un'equa riparazione in conseguenza della violazione del termine di durata ragionevole del processo (Cass. n. 18455/2005).

Al contempo, il diritto ad un'equa riparazione in caso di mancato rispetto del termine ragionevole del processo, avente carattere indennitario e non risarcitorio, non richiede l'accertamento di un illecito secondo la nozione contemplata dall'art. 2043, né presuppone la verifica dell'elemento soggettivo della colpa a carico di un agente; esso è invece ancorato all'accertamento della violazione dell'art. 6, § 1,Cedu, cioè di un evento ex se lesivo del diritto della persona alla definizione del suo procedimento in una durata ragionevole, sicché l'obbligazione avente ad oggetto l'equa riparazione si configura, non già come obbligazione ex delicto, ma come obbligazione ex lege, riconducibile, in base all'art. 1173, ad ogni altro atto o fatto idoneo a costituire fonte di obbligazione in conformità dell'ordinamento giuridico (Cass. n. 8712/2006).

Costituendo tale indennizzo un’obbligazione ex lege, gli interessi legali sulla somma dovuta decorrono dal giorno della domanda giudiziale, nel caso in cui in essa siano stati esplicitamente richiesti, o dalla pronuncia del decreto che liquida l'indennizzo, nel caso in cui non siano stati richiesti con la domanda (Cass. n. 10096/2023).

Il concorso delle fonti

Si realizza concorso di fonti o cumulo di responsabilità nelle fattispecie in cui l'obbligazione può derivare contemporaneamente da più fonti autonome. Frequentemente accade che una condotta dolosa o colposa si presenti al contempo lesiva dei diritti derivanti da un rapporto contrattuale e violativa del precetto di neminem laedere posto a fondamento della responsabilità extracontrattuale (Breccia, in Tr. I.Z., 1991, 105). E ciò specie nelle materie del lavoro, della tutela del consumatore, del trasporto di persone. Qualora si ravvisino i presupposti per l'applicazione delle regole in tema di responsabilità contrattuale e in tema di responsabilità aquiliana, è ormai generalmente ammesso il cumulo delle relative azioni (Breccia, in Tr. I.Z., 1991, 105). Tale cumulo garantisce una maggiore e più efficace tutela al danneggiato, il quale potrà invocare, in relazione alle circostanze del caso concreto, la disposizione che reputa più favorevole ovvero potrà richiedere la tutela che residua dopo avere speso senza esito l'altra forma di tutela che gli compete.

Anche la giurisprudenza ammette il concorso di responsabilità risalenti al medesimo fatto nelle fattispecie che concernono il risarcimento del danno verso il datore di lavoro per un sinistro verificatosi durante lo svolgimento della prestazione lavorativa (Cass. n. 11766/2002), la responsabilità del vettore nel caso di trasporto di persone (Cass. n. 8656/1996), tra cui ricade il danno rivendicato dai prossimi congiunti dei passeggeri deceduti in occasione di un disastro aereo (Cass. n. 1855/1989), la responsabilità del vettore nel trasporto di cose (Cass. n. 3565/1980), la responsabilità del comune che non abbia curato la manutenzione degli edifici adibiti a scuole, quando ne sia derivato un danno ai suoi dipendenti (Cass. n. 14107/2011), la responsabilità del Ministero della pubblica istruzione o dell'ente gestore di una scuola privata nel caso di alunni che subiscano danni durante il tempo in cui dovrebbero esser sorvegliati dal personale della scuola (Cass. n. 16947/2003). In questi casi spetta al danneggiato la scelta del rimedio ritenuto più confacente.

Ipotesi eterogenea è quella in cui alla causazione del medesimo danno abbiano concorso la condotta di inadempimento contrattuale e il fatto illecito di due diversi soggetti, il che genera un vincolo di responsabilità solidale, come nel caso della concorrente responsabilità dell'appaltatore e del progettista e direttore dei lavori per il danno risentito dal committente (Cass. n. 14650/2012) ovvero nel caso di concorso dell'inadempimento contrattuale della società e della responsabilità degli amministratori nei confronti del contraente terzo (Cass. n. 17110/2002).

Ulteriore fattispecie è quella in cui dal medesimo fatto siano scaturiti più danni, di cui il danneggiante risponde in via cumulativa a titolo contrattuale ed extracontrattuale, come accade nel caso di inadempimento del venditore che implichi, oltre alla responsabilità contrattuale da inadempimento o da inesatto adempimento, anche la responsabilità extracontrattuale, qualora il pregiudizio arrecato al compratore abbia leso interessi di quest'ultimo che, essendo sorti al di fuori del contratto, hanno la consistenza di diritti assoluti (Cass. n. 11410/2008).

Bibliografia

Bianca, Diritto civile, IV, L'obbligazione, Milano 1997; Bigliazzi Geri, voce Buona fede nel diritto civile, in Dig. civ., 1988; Di Majo, Le modalità delle obbligazioni, Bologna-Roma, 1986; Di Majo, L'adempimento dell'obbligazione, Bologna 1993; Giorgianni, voce Obbligazione (diritto privato), in Nss. D.I., Torino, 1965; Nicolò, voce Adempimento (diritto civile), in Enc. dir., Milano, 1958; Rescigno, voce Obbligazioni (nozioni), in Enc. dir., Milano 1979; Rodotà, voce Diligenza (diritto civile), in Enc. dir., Milano, 1964; Romano, voce Buona fede (diritto privato), in Enc. dir., Milano, 1959; Rovelli, voce Correttezza, in Dig. civ., 1989; Schlesinger, Il pagamento al terzo, Milano, 1961.

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