Codice Civile art. 1185 - Pendenza del termine.

Cesare Trapuzzano

Pendenza del termine.

[I]. Il creditore non può esigere la prestazione prima della scadenza, salvo che il termine sia stabilito esclusivamente a suo favore [1208 n. 4, 1771 2].

[II]. Tuttavia il debitore non può ripetere [2034 2] ciò che ha pagato anticipatamente, anche se ignorava l'esistenza del termine. In questo caso però egli può ripetere, nei limiti della perdita subita, ciò di cui il creditore si è arricchito per effetto del pagamento anticipato [2041 1].

Inquadramento

La norma si riferisce all'ipotesi in cui il termine di adempimento sia previsto a favore del debitore. In tal caso, il creditore non può esigere la prestazione prima della scadenza. Nondimeno, qualora il debitore abbia adempiuto prima della scadenza, non ricorrono i presupposti dell'indebito oggettivo, giacché la prestazione eseguita anticipatamente attua comunque il rapporto obbligatorio (Bianca, 218). Detta irripetibilità trova dunque il proprio fondamento nella circostanza che il pagamento anticipato costituisce in ogni caso adempimento di una preesistente obbligazione (Giorgianni, 326). Pertanto, il debitore potrà pretendere esclusivamente, nei limiti della perdita subita, ciò di cui il creditore si sia eventualmente arricchito per effetto del pagamento anticipato (Nicolò, 564).

Il termine per l'adempimento della obbligazione relativa al pagamento del canone per l'erogazione del servizio pubblico di fornitura di acqua potabile, fissato alternativamente dall'amministrazione comunale in rate bimestrali ovvero mediante attribuzione della facoltà di pagamento in unica soluzione, in assenza di diverse previsioni contrattuali, si presume a favore del debitore, con la conseguenza che la prescrizione del credito decorre solo dalla scadenza dell'ultimo dei termini utili, in quanto prima di tale data l'amministrazione non può pretendere l'adempimento della prestazione (Cass. n. 18184/2014). Qualora il creditore agisca in giudizio per ottenere l'adempimento, a fronte di un termine che sia scaduto in corso di causa, l'eccezione del debitore in ordine all'inesigibilità del pagamento prima della scadenza del termine stabilito in suo favore non potrà essere accolta poiché nelle more il termine è comunque scaduto; tuttavia il giudice potrà tenere conto dell'intempestività della domanda, limitatamente al tempo in cui è stata proposta, ai soli effetti della ripartizione delle spese di lite (Cass. n. 440/1962). La prescrizione estintiva del diritto di credito comincia a decorrere solo dopo la scadenza del termine di adempimento stabilito a favore del debitore (Cass. n. 1947/2018).

Le eccezioni all'irripetibilità del pagamento anticipato

In linea di principio l'adempimento ante tempus non è ripetibile. Infatti, si esclude che si tratti di un pagamento non dovuto, in quanto l'obbligazione adempiuta dal debitore è effettivamente esistente tra il solvens e l'accipiens. Secondo una parte della dottrina, il pagamento anticipato sarebbe comunque ripetibile, perché invalido, qualora sia stato compiuto a seguito di dolo perpetrato dal creditore (Giorgianni, 326). Lo stesso autore rileva che ugualmente ripetibile sarebbe la prestazione eseguita anticipatamente dal debitore in stato di incapacità naturale. Altro filone della dottrina ritiene che in tali evenienze la ripetibilità è comunque esclusa, ma al debitore spetterà, oltre all'azione di indebito arricchimento nei limiti della perdita subita, anche il risarcimento dei danni qualora il creditore abbia approfittato della sua incapacità legale o naturale o se abbia conseguito il pagamento con dolo (Bianca, 218).

Nella giurisprudenza di merito si è sostenuto che anche un comportamento in buona fede del creditore, ove sia stato obiettivamente ingannevole per il debitore, nel senso di indurlo al pagamento anticipato, dovrebbe impedire l'irripetibilità della prestazione eseguita (Trib. Firenze 24 novembre 1959). Non ricade tra i pagamenti anticipati irripetibili l'ipotesi della corresponsione dell'indennità di anzianità prima della cessazione del rapporto lavorativo con inganno per il datore di lavoro, e ciò perché il fatto che l'indennità di anzianità dipenda dal progressivo svolgersi del rapporto di lavoro non implica che il lavoratore abbia diritto di ottenerne il pagamento prima della fine del rapporto stesso, la quale ha il valore non già di un termine di scadenza, cui sia conseguentemente applicabile l'art. 1185, bensì di una condizione di diritto cui è subordinata la perfezione dell'obbligazione, determinandosi l'importo dell'indennità con riferimento all'anzianità maturata a detta data e alla retribuzione allora percepita, sicché in questo caso la prestazione eseguita dal datore di lavoro prima della conclusione del rapporto sarà ripetibile (Cass. n. 1646/1983). E ciò quando la risoluzione del rapporto lavorativo sia fittizia e di ciò il datore di lavoro sia inconsapevole. Diverso è il caso in cui il lavoratore chieda la corresponsione anticipata dell'indennità di anzianità rapportata al periodo di servizio già compiuto e il datore di lavoro, pur conoscendo l'esistenza, anche a proprio favore, del termine per l'adempimento di tale obbligazione, costituito dalla cessazione del servizio del dipendente, aderisca alla richiesta nonostante il rapporto di lavoro continui tra le parti con le reciproche obbligazioni, compresa quella del successivo maturarsi di anzianità; in questa fattispecie non può trovare accoglimento la pretesa del datore di lavoro alla restituzione di quanto da lui erogato, e neppure può consentirsi alcuna azione di arricchimento illecito, ai sensi dell'art. 1185: la norma infatti concede l'azione di arricchimento solo al debitore che abbia pagato anticipatamente senza conoscere l'esistenza del termine a proprio favore. Ne consegue che il datore di lavoro, non solo non può pretendere la restituzione della somma erogata a titolo di anticipato pagamento dell'indennità di anzianità, ma neppure ripetere gli interessi legali, non potendo questi costituire un'autonoma causa di utilità per il creditore, diversa dal suo arricchimento (Cass. n. 3769/1977).

I limiti all'esercizio dell'azione di indebito arricchimento

Attraverso la previsione secondo cui il debitore che abbia eseguito un pagamento anticipato può ripetere ciò di cui il creditore si è arricchito, si intende fare riferimento allo interusurium, ossia alla differenza tra il valore del credito al tempo del pagamento e il valore del medesimo credito al momento della scadenza (Nicolò,564), differenza che rappresenta l'interesse (sconto). Tuttavia, affinché l'azione di indebito arricchimento possa essere avanzata, è necessario che il debitore ignori che al momento del pagamento non è ancora scaduto il termine previsto a suo favore; ove il debitore ne sia consapevole, l'azione è preclusa (Di Majo, in Comm. S. B., 1988, 200).

Secondo la giurisprudenza, l'art. 1185, comma 2, prevede una particolare figura di azione di arricchimento senza giusta causa (Cass. n. 1330/1985).

Bibliografia

Bianca, Diritto civile, IV, L'obbligazione, Milano 1997; Bigliazzi Geri, voce Buona fede nel diritto civile, in Dig. civ., 1988; Di Majo, Le modalità delle obbligazioni, Bologna-Roma, 1986; Di Majo, L'adempimento dell'obbligazione, Bologna 1993; Giorgianni, voce Obbligazione (diritto privato), in Nss. D.I., Torino, 1965; Nicolò, voce Adempimento (diritto civile), in Enc. dir., Milano, 1958; Rescigno, voce Obbligazioni (nozioni), in Enc. dir., Milano 1979; Rodotà, voce Diligenza (diritto civile), in Enc. dir., Milano, 1964; Romano, voce Buona fede (diritto privato), in Enc. dir., Milano, 1959; Rovelli, voce Correttezza, in Dig. civ., 1989; Schlesinger, Il pagamento al terzo, Milano, 1961.

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