Codice Civile art. 1194 - Imputazione del pagamento agli interessi.

Cesare Trapuzzano

Imputazione del pagamento agli interessi.

[I]. Il debitore non può imputare il pagamento al capitale, piuttosto che agli interessi e alle spese, senza il consenso del creditore [1960].

[II]. Il pagamento fatto in conto di capitale e d'interessi deve essere imputato prima agli interessi [1199 2].

Inquadramento

La norma prevede un criterio legale di imputazione che limita il potere di imputazione rimesso al debitore. Sicché l'atto attraverso il quale il debitore imputa il pagamento prima al capitale piuttosto che agli interessi è inefficace. Tuttavia l'inefficacia riguarda esclusivamente l'aspetto della priorità dell'imputazione e non altri aspetti, quali la scelta dell'obbligazione cui riferire il pagamento (Bianca, 339). Secondo altra ricostruzione, la norma si riferirebbe alla sola ipotesi di adempimento parziale accettato dal creditore: in tale evenienza il legislatore non ha voluto in radice eliminare la possibilità di un'ulteriore fruttificazione a vantaggio del creditore, il quale già ha dovuto accontentarsi di un adempimento non integrale. Diversamente il capitale, venendo pagato, cesserebbe di produrre interessi (Natoli, in Tr. C.M., 1984, 149; Di Majo, Pagamento, in Enc. dir. 1981, 567). La previsione presuppone che siano simultaneamente liquidi ed esigibili tanto il credito per capitale quanto il credito accessorio per interessi e spese. Ma un autore ritiene che le spese possano essere illiquide, sicché in tal caso l'imputazione non può che avvenire in modo approssimativo con possibilità di supplemento al momento della liquidazione (Natoli, in Tr. C.M., 1984, 150). Con il consenso del creditore il criterio di priorità nell'imputazione del pagamento può essere derogato.

Secondo la giurisprudenza, il principio non opera quando il credito sia incerto ed illiquido (Cass. n.11014/1991; Cass. n. 1982/1990). Ma per la tesi che le spese possano essere illiquide si pronunzia un isolato arresto (Cass. n. 2850/1966). Lo spazio applicativo della previsione è riservato ai pagamenti eseguiti volontariamente e non si estende ai pagamenti coattivi, tra cui rientrano quelli disposti da ordinanze anticipatorie (Cass. n. 20574/2008; Cass. n. 10281/2001; Cass. n. 9668/1991; Cass. n. 2222/1982).

Il consenso del creditore

La previsione in ordine all'inefficacia dell'imputazione fatta prioritariamente al capitale può essere oggetto di deroga quando vi sia il consenso specifico del creditore. Pertanto, quando le parti concordino sull'imputazione primaria al capitale, tale imputazione produce regolarmente i suoi effetti, poiché il limite previsto dalla legge è convenzionalmente derogabile. Il consenso del creditore non deve essere inteso come una manifestazione negoziale di volontà, bensì come il semplice ricevimento del pagamento che sia accompagnato dalla specifica imputazione al capitale proveniente dal debitore. Ove il debitore non intenda accettare tale imputazione dovrà rifiutare il pagamento, senza che a suo carico sia prospettabile la mora. Ne consegue che il ricevimento della prestazione con la puntuale imputazione al capitale è significativo del consenso a cui allude la previsione. E ciò perché il potere di imputazione spetta al solo debitore.

Il consenso del creditore deve essere dimostrato dal debitore (Cass. n. 10692/2005; Cass. n. 2434/1988) e ciò perché il criterio legale di imputazione agli interessi non costituisce fatto che debba essere specificamente dedotto in funzione del raggiungimento di un determinato effetto giuridico, risolvendosi, per converso, in una conseguenza automatica di ogni pagamento (Cass. n. 15053/2003). La giurisprudenza afferma ancora che, affinché possa operare la deroga convenzionale, il consenso deve essere espresso, sicché dall'accettazione dell'adempimento parziale non può desumersi l'adesione alla imputazione delle somme in deroga al criterio legale, anche qualora l'offerta di pagamento parziale sia accompagnata da una imputazione operata dal debitore e difforme da quella legale, altrimenti il creditore sarebbe gravato dell'onere, non previsto né desumibile dall'art. 1194, di rifiutare il pagamento (Cass. n. 975/2004, in Foro it. 2004, I, 1446). Non costituisce prova sufficiente di tale consenso, nel caso di pagamento effettuato da un'amministrazione in tema di appalti, il fatto che il privato creditore, tenuto a rilasciare ricevuta di pagamento, abbia sottoscritto per quietanza il titolo di spesa in cui l'amministrazione stessa abbia imputato a deconto del capitale la somma erogata a parziale pagamento del debito (Cass. n. 19426/2017; Cass. n. 17197/2012; Cass. n. 10692/2005). Per converso, è stata ritenuta significativa del consenso prestato all'imputazione prioritaria del pagamento al capitale la proposizione della domanda giudiziale per il conseguimento degli accessori di un credito previdenziale (Cass. n. 17948/2006). Nel caso di consenso prestato dal creditore per l'imputazione del pagamento prima al capitale e poi agli interessi, questi ultimi, ove siano maturati per un periodo inferiore a sei mesi, non sono produttivi di ulteriori interessi a favore del creditore (Cass. n. 7960/1991). L'accettazione da parte del creditore del provvedimento reso dal giudice dell'esecuzione ai sensi degli artt. 596 e 598 c.p.c., in ordine alla graduazione dei crediti nel progetto di distribuzione, non presenta gli estremi del consenso finalizzato alla rimozione del limite legale, essendo tale provvedimento insuscettibile di giudicato ed essendo il suo ambito di operatività limitato al processo esecutivo (Cass. n. 87/1980). La non necessità del consenso del creditore per l'imputazione al capitale non può trarsi da una mera prassi amministrativa (Cass. n. 12869/2002).

L'ambito di applicazione

La previsione non è applicabile al pagamento dell'amministrazione (Cass. n. 14465/2004) e in materia tributaria, con specifico riguardo al ritardato rimborso dell'Iva (Cass. n. 4767/2004; Cass. n.10653/2001). Al creditore non può essere riconosciuta la facoltà di imputare ad interessi extralegali i pagamenti ricevuti ad estinzione del debito, ove questi non siano stati fatti oggetto di una valida pattuizione (Cass. n. 819/2000). La norma è invece applicabile agli indennizzi dovuti ai soggetti danneggiati da vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni ed emoderivati (Cass. n. 17047/2003) nonché ai titoli di credito (Cass. n. 8063/1993). La norma ha trovato specifica applicazione in giurisprudenza con riferimento alle rate mensili di versamento dell'accisa sul gas metano (Cass. n. 3100/2014).

L'inapplicabilità ai debiti di valore

È prevalente l'orientamento secondo cui l'applicazione della disposizione presuppone che tanto il credito per il capitale quanto quello accessorio per gli interessi e le spese siano simultaneamente liquidi ed esigibili. Pertanto, in tema di risarcimento del danno, i versamenti di somme effettuati in favore del creditore prima della liquidazione (giudiziale o negoziale) non sono imputabili agli interessi ma al capitale (Cass. n. 6022/2003; Cass. n. 5707/1997). In questa prospettiva si afferma che la norma è applicabile solo alle obbligazioni di valuta, non a quelle di valore (Cass. n. 8104/2013; Cass. n. 17743/2005; Cass. n. 11450/2003). Pertanto, in materia di risarcimento del danno da fatto illecito, qualora, prima della liquidazione definitiva, il responsabile versi un acconto al danneggiato, tale pagamento va sottratto dal credito risarcitorio devalutando alla data dell'evento dannoso sia il credito risarcitorio (se liquidato in moneta attuale) che l'acconto versato, quindi detraendo quest'ultimo dal primo e calcolando sulla differenza il danno da ritardato adempimento (Cass. n. 6347/2014). Ma un arresto della S.C. osserva che la norma fa riferimento al caso in cui il creditore accetti un pagamento parziale che potrebbe legittimamente rifiutare ed è posta, pertanto, nell'interesse del medesimo creditore che, ove costretto a subire anche la diversa imputazione operata dal debitore, perderebbe il beneficio dell'ulteriore fruttificazione del proprio capitale; ne conseguirebbe l'erroneità dell'interpretazione che rinviene il presupposto applicativo nella contemporanea liquidità del credito per capitale e di quello per accessori (Cass. n. 3748/2005).

Bibliografia

Bianca, Diritto civile, IV, L'obbligazione, Milano 1997; Bigliazzi Geri, voce Buona fede nel diritto civile, in Dig. civ., 1988; Di Majo, Le modalità delle obbligazioni, Bologna-Roma, 1986; Di Majo, L'adempimento dell'obbligazione, Bologna 1993; Giorgianni, voce Obbligazione (diritto privato), in Nss. D.I., Torino, 1965; Nicolò, voce Adempimento (diritto civile), in Enc. dir., Milano, 1958; Rescigno, voce Obbligazioni (nozioni), in Enc. dir., Milano 1979; Rodotà, voce Diligenza (diritto civile), in Enc. dir., Milano, 1964; Romano, voce Buona fede (diritto privato), in Enc. dir., Milano, 1959; Rovelli, voce Correttezza, in Dig. civ., 1989; Schlesinger, Il pagamento al terzo, Milano, 1961.

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