Codice Civile art. 1210 - Facoltà di deposito e suoi effetti liberatori.Facoltà di deposito e suoi effetti liberatori. [I]. Se il creditore rifiuta di accettare l'offerta reale [1209 1] o non si presenta per ricevere le cose offertegli mediante intimazione [1209 2], il debitore può eseguire il deposito [77, 78 att.]. [II]. Eseguito il deposito, quando questo è accettato dal creditore o è dichiarato valido con sentenza passata in giudicato [324 c.p.c.], il debitore non può più ritirarlo ed è liberato dalla sua obbligazione. InquadramentoLa norma riguarda la consegna delle cose mobili, unitamente ai successivi artt. 1211 e 1214. Il deposito ha natura contrattuale ed ha ad oggetto il bene dovuto: sarà irregolare qualora il bene si identifichi in una somma di denaro mentre sarà regolare non solo se il bene dovuto consista in una cosa determinata, ma anche quando le cose siano determinate solo nel genere (Cattaneo, in Comm. S.B., 1988, 188). Il deposito avente ad oggetto titoli può avvenire secondo le modalità del deposito in amministrazione di cui all'art. 1838 (Cattaneo, in Comm. S.B., 1988, 188). Secondo un'opinione dottrinaria, la fattispecie si scinde in due negozi distinti: un contratto di deposito e un negozio di accollo mediante il quale il depositario si assume l'obbligo del debitore (Falzea, 309). Secondo altri, si ricade nell'ambito di un contratto con prestazione verso il terzo, il quale assume la veste di designato al pagamento ovvero di adiectus solutionis causa, sicché l'accettazione del creditore si identifica con l'adesione del terzo interessato nel deposito previsto dall'art. 1773 (Natoli-Bigliazzi Geri, 180). In base all'impostazione prevalente, il deposito è piuttosto un contratto a favore di terzo, in cui il debitore è lo stipulante, il depositario è il promittente e il creditore è l'avente diritto (Cattaneo, in Comm. S.B., 1988, 188; Bianca, 412). Pertanto, l'accettazione del creditore equivale alla dichiarazione di volerne profittare (art. 1411, comma 2). Inoltre, il potere accordato al debitore di liberarsi coattivamente costituisce un diritto potestativo, sicché tale liberazione può avvenire anche contro la volontà del creditore, realizzando una situazione in cui l'attuazione dell'obbligo resta separata dal conseguimento del risultato che forma oggetto del credito (Cattaneo, in Comm. S.B., 1988, 188). Comunque l'effettuazione del deposito esige la capacità negoziale. Secondo la giurisprudenza, non è necessario che il deposito sia eseguito dalla stessa persona che ha compiuto l'offerta, ma può essere eseguito anche da un terzo, entro i limiti di cui all'art. 1180, disposizione di cui si ritiene applicabile anche il comma 2 (Cass. n. 1681/1958). La funzione e gli effettiAffinché il deposito eseguito dal debitore, nel caso di rifiuto dell'offerta reale o di mancata presentazione del creditore per il ricevimento delle cose offerte mediante intimazione, produca l'effetto liberatorio è necessario che detto deposito sia alternativamente accettato dal creditore ovvero convalidato con sentenza passata in giudicato. Da tale momento il debitore non può più ritirare le cose depositate. Anche un'offerta secondo gli usi è sufficiente ad attribuire al debitore la facoltà di deposito (Visintini, in Tr. Res., 1999, 148). Sicché accettazione e sentenza di convalida svolgono alternativamente la stessa funzione, ossia sono momenti confermativi della regolarità della procedura di deposito, ma sono al contempo presupposti di efficacia della liberazione del debitore. Si tratta dunque di condiciones iuris sospensive (Natoli-Bigliazzi Geri, 182). Siffatti presupposti hanno comunque effetto retroattivo, dovendosi ricondurre al momento del deposito la liberazione del debitore (Natoli-Bigliazzi Geri, 192). L'accettazione del deposito può essere espressa o anche tacita e deve essere portata a conoscenza di tutti i soggetti del rapporto (Giacobbe, 790). L'accettazione senza riserve ha valore poziore rispetto al giudizio di convalida poiché la prima comporta l'implicita ammissione dell'assenza di motivi giustificativi della mancata ricezione della prestazione formalmente offerta mentre il giudizio di convalida potrebbe lasciare impregiudicata ogni questione circa la legittimità del comportamento del creditore (Bigliazzi Geri, 6). Ancora prima della liberazione, il deposito, oltre a determinare gli effetti propri di siffatto tipo contrattuale, produce degli effetti immediati, il più importante dei quali è l'eccezione di deposito, mediante la quale il debitore può rifiutare legittimamente di eseguire la prestazione, ove venga richiesta dal creditore. Tuttavia, qualora in seguito non vi sia né accettazione né convalida, il rifiuto di adempiere risulterà a posteriori privo di giustificazione e il debitore sarà considerato in mora solvendi (Cattaneo, in Comm. S.B., 1988, 193; Falzea, 336). Il semplice deposito determina altresì l'onere del creditore di rivolgersi al depositario anziché al debitore (Falzea, 334). Ulteriore effetto prodotto dal deposito accettato o convalidato è rappresentato dall'impossibilità di ritirare la cosa depositata (art. 1213). Si parla, al riguardo, di irrevocabilità del deposito. L'obbligazione si estingue in ragione della produzione dell'effetto liberatorio, ma prima di questo momento il rapporto obbligatorio rimane in vita, cosicché il debitore può sempre adempiere indipendentemente dal rimedio del deposito (Falzea, 334). Inoltre, i creditori del deponente conservano la facoltà di agire sul bene. Ad avviso della S.C., l'accettazione, anche tacita, del deposito ha effetto liberatorio, con efficacia retroattiva (alla data del deposito stesso) e determina l'estinzione dell'obbligazione, con effetto assimilabile a quello della datio in solutum. Da ciò consegue che, una volta intervenuto il ritiro da parte del creditore della somma depositata, senza sollevare riserve, non vi è luogo ad alcuna valutazione sulla congruità della prestazione depositata ed accettata, la stessa non può più essere messa in discussione sotto il profilo dell'esattezza dell'adempimento ed il debitore non potrà richiedere indietro la somma depositata (Cass. n. 19261/2018). Nondimeno, qualora nonostante il ritiro della somma di danaro depositata il creditore ne deduca l'insufficienza, l'effetto liberatorio è possibile esclusivamente a seguito del giudizio di convalida (Cass. n. 743/1983). Per la tesi della costituzione in mora retroattiva del debitore, qualora all'esito della sollevazione dell'eccezione di deposito il diniego di aderire alla pretesa di adempimento del creditore risulti privo di pregio, perché il deposito non sia né accettato né convalidato, è anche la giurisprudenza (Cass. n. 129/1958). È stata ritenuta valida l'offerta seguita da deposito sul conto corrente bancario a nome del depositante, ma vincolato in favore del creditore e da quest'ultimo liberamente riscuotibile (App. Napoli, 9 gennaio 1951; Pret. Sulmona, 1 agosto 1950). Ancora, il deposito della somma rifiutata dal creditore può essere eseguito mediante versamento dell'importo dovuto in un libretto al portatore, il quale deve, tuttavia, essere posto nella disponibilità del depositario. Ne consegue che la scelta dell'istituto di credito depositario di consegnare materialmente al debitore detto libretto al portatore, senza vincoli di destinazione delle somme ivi versate, priva di effetto il deposito, ai sensi dell'art. 1213, comma 1, valendo come ritiro dello stesso (Cass. n. 3248/2012). Il procedimento di convalidaLa pronunzia positiva susseguente alla proposizione del giudizio di convalida ha natura costitutiva (Falzea, 386; Cattaneo, in Comm. S.B., 1988, 196; Bianca 420). Essa può avere la forma della sentenza o dell'ordinanza conclusiva del procedimento sommario di cognizione. Legittimato ad agire è lo stesso soggetto che ha effettuato il deposito (art. 1212). Legittimato passivo è invece il creditore e non il terzo legittimato a ricevere al quale sia stata eventualmente indirizzata l'offerta. Deve essere citato in giudizio anche il depositario e, ove l'attore sia un terzo estraneo all'obbligazione, anche il debitore (Cattaneo, in Comm. S.B., 1988, 197). Qualora ricorra un'ipotesi di solidarietà attiva o vi sia indivisibilità attiva e il deposito sia stato eseguito a favore di uno solo dei concreditori, l'azione di convalida deve essere proposta contro tutti i creditori, compresi quelli ai quali l'offerta non è stata rivolta e quelli presso i quali nulla è stato depositato. Nei confronti di questi ultimi la pronuncia avrà solo l'effetto estintivo e non farà sorgere gli obblighi di cui all'art. 1215; inoltre, tali concreditori potranno pretendere dal beneficiario del deposito la loro quota in via di regresso, anche ove vi sia insolvenza del depositario o perimento della cosa (Cattaneo, in Comm. S.B., 1988, 197). La domanda può essere spiegata anche in via riconvenzionale e anche unitamente alla domanda di convalida dell'offerta solenne. Oggetto del giudizio è l'esistenza dell'obbligazione, la validità dell'offerta, ove non sia già stata acclarata, e la presenza dei requisiti indicati dall'art. 1212 e relative disp. att. (Bianca, 419). Fino al passaggio in giudicato della pronunzia, il possesso rimane in testa al debitore, ove già non spetti al creditore; dal passaggio in giudicato la cosa rimane soggetta alla sola detenzione del depositario, poiché il possesso non può trasferirsi al creditore senza il suo consenso (Cattaneo, in Comm. S.B., 1988, 198). All'esito del passaggio in giudicato della pronuncia di convalida si sposta il rischio di perimento o deterioramento della cosa e si trasferisce la stessa proprietà della cosa, ove tale effetto non si sia ancora prodotto, come accade nelle obbligazioni generiche (Cattaneo, in Comm. S.B., 1988, 200). La competenza territoriale del giudice da adire per la convalida si determina secondo i fori ordinari, salvo che non sia pendente il giudizio principale sul rapporto obbligatorio, caso in cui la causa accessoria ricadrà per connessione nella competenza del giudice della causa principale (Cass. n. 8625/1990). Il giudizio di convalida instaurato contro il terzo legittimato a ricevere è senza effetti, salvo che tale soggetto non sia munito dei poteri di rappresentanza processuale (Cass. n. 3865/1955). Quanto alla natura del giudizio, il procedimento di convalida dell'offerta reale e del successivo deposito liberatorio, relativi ad obbligazioni aventi ad oggetto una somma di denaro, é un giudizio di liberazione coattiva del debitore, essendo la sentenza che lo definisce volta ad estinguere, con efficacia costitutiva, il debito, accertando la validità del deposito, ai sensi dell'art. 76 e ss. disp. att., a favore del creditore; oggetto di tale procedimento é la verifica della ritualità di tutte le modalità, formali e temporali, prescritte dalla relativa disciplina normativa affinché il debitore si liberi della sua obbligazione e, pertanto, parti necessarie del detto procedimento sono soltanto il debitore e il creditore (Cass. n. 21757/2021;Cass. n. 23844/2008). Anche secondo la giurisprudenza, il passaggio in giudicato della sentenza di convalida determina il trasferimento del rischio di perimento o deterioramento della cosa (Cass. n. 1190/1963). L'azione ex art. 1210, comma 2, che sia introdotta dal debitore dopo la notifica del precetto, o dopo l'inizio dell'esecuzione, per l'accertamento degli effetti liberatori dell'offerta reale, verificatisi tanto prima del precetto, quanto prima dell'inizio dell'esecuzione, oppure ancora dopo l'inizio di questa, ha natura sostanziale e va qualificata, rispettivamente, quale opposizione a precettoex art. 615, comma 1, c.p.c., se proposta prima della esecuzione, e quale opposizione all'esecuzione ai sensi del comma 2 del medesimo articolo, se introdotta, invece, dopo il suo inizio (Cass. n. 14155/2014). In ultimo, poiché la convalida dell'offerta reale coinvolge diritti patrimoniali disponibili, la controversia sulla validità dell'offerta reale può essere devoluta ad arbitri e può anche essere definita in via negoziale mediante un negozio di accertamento o con strumenti conciliativi o transattivi (Cass. n. 7520/2003). BibliografiaBianca, Diritto civile, IV, L'obbligazione, Milano 1997; Bigliazzi Geri, voce Mora del creditore, in Enc. giur., Milano, 1990; Ghera-Liso, voce Mora del creditore (dir. lav.), in Enc. dir., Milano 1979; Giacobbe, voce Mora del creditore (dir. civ.), in Enc. dir., Milano, 1976; Falzea, L'offerta reale e la liberazione coattiva del debitore, Milano, 1947; Natoli-Bigliazzi Geri, Mora accipiendi e mora debendi, Milano, 1975. |