Codice Civile art. 1230 - Novazione oggettiva.Novazione oggettiva. [I]. L'obbligazione si estingue quando le parti sostituiscono all'obbligazione originaria una nuova obbligazione con oggetto o titolo diverso [1965 2, 1976]. [II]. La volontà di estinguere l'obbligazione precedente deve risultare in modo non equivoco (1). (1) V. art. 66 r.d. 14 dicembre 1933, n. 1669; art. 58 r.d. 21 dicembre 1933, n. 1736. InquadramentoL'estinzione dell'obbligazione per novazione oggettiva presuppone il mutamento del titolo o dell'oggetto dell'obbligazione originaria (aliquid novi), che risulti in modo inequivocabile dalla volontà espressa o tacita dei soggetti del rapporto (Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 77). Ma in senso contrario altro autore in dottrina osserva che la novazione si realizza anche quando, pur non essendovi stato il mutamento dell'oggetto o del titolo, siano apportate modificazioni accessorie al rapporto dalle parti ricondotte ad un'espressa volontà novativa (Buccisano, 31). L'integrazione di tali presupposti importa il sorgere di una nuova obbligazione, incompatibile con la persistenza dell'obbligazione originaria (Rescigno, 434). Pertanto la novazione produce un effetto al contempo estintivo e costitutivo, a fronte di un rapporto obbligatorio non ancora del tutto attuato. Ma in senso contrario altri autori affermano che le due obbligazioni potrebbero coesistere (Di Prisco, in Tr. Res., 1999, 338; Magazzù, 787). Affinché si abbia novazione non è sufficiente il cambiamento di un qualsiasi elemento del rapporto; in specie non basta una modifica quantitativa, ma è necessaria una modifica qualitativa (Perlingieri, 71; Magazzù, 814). Nondimeno può dar luogo a novazione oggettiva il mutamento dell'identità o della quantità dell'oggetto dell'obbligazione, come accade nel caso di cambiamento dei periodi o dell'ammontare delle prestazioni nella somministrazione ovvero di sostituzione dell'immobile nella locazione (Rescigno, 436). È discussa in dottrina l'ammissibilità di una novazione estesa non solo alle obbligazioni ma anche al campo dei diritti reali (in senso positivo Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 65). Ma in senso contrario la dottrina prevalente puntualizza che rispetto ai diritti reali può ricorrere solo una successione per mutamento dei soggetti ovvero una surrogazione reale nell'ipotesi di conversione dell'oggetto del diritto nel suo equivalente (Di Prisco, in Tr. Res., 1999, 337). Dubbia è la natura satisfattiva o non satisfattiva di tale modo di estinzione delle obbligazioni. La giurisprudenza ha equiparato gli effetti della sostituzione dell'oggetto della compravendita, avvenuta con il consenso delle parti, a quelli propri della novazione, sussistendone entrambi i requisiti dell'aliquid novi e dell'animus novandi, con la conseguenza che le parti si ritrovano nelle identiche posizioni con i rispettivi oneri ed obblighi (Cass. n. 8109/2015; Cass. n. 2631/2007). Anche il mutamento del regime giuridico di un rapporto di lavoro subordinato può integrare novazione (Cass. n. 8527/2009). É invece priva di effetto novativo la mera modificazione quantitativa della precedente obbligazione ed il differimento della sua scadenza, come accade nel caso di rinegoziazione del debito con emissione di cambiali (Cass. n. 2530/2015; Cass. n. 15980/2010; Cass. n. 1218/2008) o in genere la mera regolazione pattizia delle modalità di svolgimento della preesistente prestazione (Cass. n. 27028/2022). Ai sensi dell'art. 66 l. camb. e dell'art. 58 l. assegno, l'emissione o la trasmissione del titolo di credito non fa venir meno i diritti e le azioni derivanti dal rapporto causale sottostante, salvo che si dimostri che vi sia stata novazione del rapporto obbligatorio, attraverso una prova che risulti in modo inequivoco dall'interpretazione della volontà dei contraenti e non dalla semplice emissione dei titoli (Cass. n. 15408/2006). Ai fini della discriminazione tra transazione novativa e conservativa occorre verificare l'oggettiva incompatibilità nella quale i due rapporti — quello preesistente e quello nuovo — vengono a trovarsi, sicché la transazione novativa ricorre quando sia accertato che le parti, nel comporre l'originario rapporto litigioso, hanno inteso addivenire alla conclusione di un nuovo rapporto, diretto a costituire, in sostituzione di quello precedente, nuove autonome situazioni (Cass. n. 21371/2020 ; Cass. n. 27448/2005; Cass. n. 7830/2003). Nei rapporti contrattuali di durata la novazione oggettiva impedisce che il rapporto giuridico sostituito continui a produrre le obbligazioni che da esso sarebbero altrimenti normalmente derivate, ma non estingue le obbligazioni già venute in essere al momento dell'accordo novativo stesso, fatta salva la presenza di un accordo transattivo che disponga diversamente (Cass. n. 11366/2014). Qualora il venditore si impegni ad eliminare i vizi e l'impegno sia accettato dal compratore, sorge un'autonoma obbligazione di facere che, ove non estingua per novazione la garanzia originaria, a questa si affianca, rimanendo ad essa esterna e, quindi, non alterandone la disciplina (Cass. S.U., n. 19702/2012). La giurisprudenza nega che l'istituto della novazione possa trovare applicazione in materia di diritti reali (Cass. n. 15393/2002). La novazione condizionataL 'estinzione per novazione oggettiva non è impedita dall'apposizione di una condizione (Magazzù, 829). In questo caso la novazione produce effetti dal momento in cui si realizza la condizione (Di Prisco, in Tr. Res., 1999, 354); salva la diversa volontà delle parti (Magazzù, 830). Sicché, qualora si tratti di condizione sospensiva, la mancata verificazione dell'evento posto a fondamento della condizione determina la persistenza dell'obbligazione originaria. Ove si tratti di condizione risolutiva, la verificazione dell'evento comporta la reviviscenza dell'obbligazione originaria (Magazzù, 829; contra Di Prisco, in Tr. Res., 1999, 354). La novazione può essere differita alla scadenza di un termine iniziale. La novazione può essere concordata anche a fronte di un'obbligazione futura; in tale ipotesi l'effetto novativo si produrrà solo quando detta obbligazione venga ad esistenza (Di Prisco, in Tr. Res., 1999, 353), salvo che le parti non decidano di costituire immediatamente la nuova obbligazione sostitutiva di quella futura (Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 139). Non è inoltre esclusa la validità della novazione aleatoria atipica, in cui l'effetto costitutivo sia del tutto indipendente da quello estintivo, come accade qualora le parti pattuiscano la sostituzione di un'obbligazione pura ad un'obbligazione condizionata e viceversa, disponendo altresì che l'avveramento o la mancanza della condizione non influiscano sulla nuova obbligazione (Di Prisco, in Tr. Res., 1999, 353; Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 138). Per l'ammissibilità della novazione condizionata è anche la giurisprudenza, secondo cui vi è novazione anche quando le parti sostituiscano all'obbligazione originaria una nuova obbligazione, avente oggetto e titolo diverso, con l'intento inequivoco di estinguere la prima ancorché condizionatamente al puntuale adempimento dell'obbligazione nuova, non essendovi contrasto tra la natura ed i connotati della novazione oggettiva e la suddetta condizione posta dalle parti (Cass. n. 2529/1983). L' aliquid noviCon riferimento alla natura giuridica della novazione, accanto all'orientamento prevalente che ne sostiene la natura contrattuale (Buccisano, 27; Di Prisco, in Tr. Res., 1999, 341; Magazzù, 801; Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 61), vi è un'opinione minoritaria che riconduce l'istituto ad un mero effetto giuridico derivante dall'incompatibilità della nuova obbligazione con quella originaria, il quale può scaturire anche da fonti non contrattuali (Rescigno, 434). Quanto alla causa novandi, la fattispecie è qualificata come negozio a causa esterna, poiché determina l'estinzione di un rapporto distinto ed esterno rispetto a quello novativo. Il mutamento dell'oggetto (novazione reale) attiene alla prestazione mentre il mutamento del titolo (novazione causale) concerne la causa dell'obbligazione (Di Prisco, in Tr. Res., 1999, 348). Nel caso di annullamento dell'accordo novativo l'obbligazione originaria rivive ex nunc, con l'effetto che non possono riprendere efficacia le garanzie del debito estinto sia che fossero state concesse da terzi, sia che fossero state concesse dal debitore. Viceversa la reviviscenza avrà efficacia ex tunc nel caso di dichiarazione di nullità della novazione (Magazzù, 829). La novazione può essere rescissa e risolta ove si ritenga che si tratti di contratto a prestazioni corrispettive (Magazzù, 828). Secondo la giurisprudenza, affinché si abbia novazione oggettiva è necessario, oltre al mutamento dell'oggetto o del titolo della prestazione, l' animus e la causa novandi, consistenti, il primo, nella manifestazione inequivoca dell'intento novativo e, la seconda, nell'interesse comune delle parti all'effetto novativo (Cass. n. 9347/2023; Cass. n. 27390/2018 ; Cass. n. 20906/2004; Cass. n. 16038/2004). Sul piano oggettivo non si può prescindere dalla genesi di una nuova obbligazione incompatibile con il persistere dell'obbligazione originaria (Cass. n. 5117/1998). Così ad integrare la novazione del contratto di locazione non è sufficiente la variazione della misura del canone o del termine di scadenza, trattandosi di modificazioni accessorie (Cass. n. 22126/2020 ; Cass. n. 14620/2017; Cass. n. 11672/2007; Cass. n. 9280/2005; Cass. n. 17913/2003). Allo stesso modo non determina novazione la mera modificazione del prezzo in una compravendita (Cass. n. 12039/2000). La regolazione pattizia delle modalità di svolgimento della preesistente prestazione non comporta novazione (Cass. n. 27028/2022). Invece, la modifica della destinazione d'uso dell'immobile locato rispetto all'originaria destinazione, dalla quale non derivi innovazione della disciplina giuridica del rapporto, integra il presupposto dell'"aliquid novi” (Cass. n. 13542/2023). La novazione non forma oggetto di un'eccezione in senso proprio, come si può dedurre dalla sua nozione e dalla sua disciplina, poste a raffronto con la espressa previsione della non rilevabilità d'ufficio della compensazione (art. 1242), e quindi il giudice può rilevare d'ufficio il fatto corrispondente, comunque introdotto nel processo (Cass. n. 3026/1999). L' animus novandiL'estinzione per novazione oggettiva esige un accordo tra le parti, appunto con causa novativa, in cui deve essere manifestata in modo inequivocabile la volontà di sostituire l'obbligazione originaria. Tale manifestazione di volontà non necessariamente deve essere espressa, ma può risultare anche implicitamente ovvero per contegni concludenti ove ricorrano le condizioni oggettive della novazione (Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 76). Ma in senso contrario si evidenzia che la novazione non sempre richiede un contratto, ben potendosi verificare ipotesi di novazione volontaria a struttura unilaterale, come accade nel caso di conversione dei contratti associativi preesistenti in affitto agrario, ovvero di novazione legale (Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 77). Non si esclude che possa assumere rilevanza a tale effetto anche una mera presunzione di volontà (Rescigno, 436; Di Prisco, in Tr. Res., 1999, 345). Secondo un primo orientamento, l'animus novandi deve sussistere indefettibilmente poiché la novazione integra sempre una fattispecie contrattuale (Magazzù, 787). Altra opinione ritiene invece che l'elemento soggettivo non assuma rilevanza ove manchi la modifica obiettiva del rapporto; è peraltro necessario quando la modificazione non accessoria dia luogo ad un nuovo rapporto, ancorché compatibile con l'obbligazione originaria (Rescigno, 434). Infine, un'ulteriore impostazione distingue tra novazione tacita e novazione espressa: la prima intanto può realizzarsi in quanto vi sia l'effettivo mutamento del titolo o dell'oggetto mentre la seconda è comunque valida ed efficace anche qualora sostituisca all'obbligazione originaria un'altra obbligazione uguale, ma non identica (Buccisano, 31; Di Prisco, in Tr. Res., 1999, 345; contra Magazzù, 790; Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 78). Qualora difetti una volontà finalizzata all'estinzione dell'obbligazione originaria, si dovrà ritenere che le parti abbiano inteso costituire una nuova obbligazione alternativa o congiuntiva alla precedente (Di Prisco, in Tr. Res., 1999, 345). Secondo la giurisprudenza, la novazione oggettiva si configura come un contratto estintivo e costitutivo di obbligazioni, caratterizzato dalla volontà di far sorgere un nuovo rapporto obbligatorio in sostituzione di quello precedente con nuove ed autonome situazioni giuridiche; di tale contratto sono elementi essenziali, oltre ai soggetti e alla causa, l'animus novandi, consistente nell'inequivoca, comune intenzione di entrambe le parti di estinguere l'originaria obbligazione, sostituendola con una nuova, e l'aliquid novi, inteso come mutamento sostanziale dell'oggetto della prestazione o del titolo del rapporto (Cass. n. 17328/2012). L'animus costituisce quindi elemento essenziale che deve essere in concreto provato (Cass. n. 12039/2000; Cass. n. 9867/2000; Cass. n. 9354/2000). Pertanto la mera sostituzione di una cambiale con altri titoli di credito non implica, in difetto della prova di una diversa volontà delle parti, una novazione dell'obbligazione e del rapporto cambiario, potendo essa risolversi in una mera dilazione di pagamento (Cass. n. 22916/2010). L'animus novandi è altresì escluso se le parti, nel sostituire l'oggetto dell'obbligo precedente, richiamano tutti gli altri patti già stipulati, in tal modo consentendo la coesistenza tra la nuova e l'originaria obbligazione (Cass. n. 6893/1999). Gli arresti giurisprudenziali escludono ancora che la conversione in affitto dei contratti associativi stipulati antecedentemente all'entrata in vigore della l. n. 203/1982 integri gli estremi della novazione oggettiva, operando essa indipendentemente dalla volontà del concedente, bensì determina una mera modificazione dell'originaria fattispecie negoziale (mezzadria, colonia e quant'altro), innestandosi automaticamente il rapporto convertito su quello sino ad allora esistente nonché mancando ogni traccia dell'indispensabile animus novandi e dell'aliquid novi — risultando del tutto identico l'oggetto contrattuale, cioè il medesimo fondo rustico (Cass. n. 7174/1997). Per la possibilità che la novazione possa desumersi da fatti concludenti si è espressa anche la giurisprudenza (Cass. n. 9620/1987). In ogni caso la ponderazione in ordine alla ricorrenza dell'elemento soggettivo costituisce giudizio di fatto sottratto al sindacato di legittimità (Cass. n. 5665/2010; Cass. n. 6380/2001; Cass. n. 4544/1985). BibliografiaBarassi, La teoria generale delle obbligazioni, III, Milano 1964; Buccisano, La novazione oggettiva e i contratti estintivi onerosi, Milano 1968; Cottino, L’impossibilità sopravvenuta della prestazione e la responsabilità del debitore. Problemi generali, Milano, 1955; De Lorenzi, voce Compensazione, in Dig. civ., 1988; Favero, voce Confusione, in Enc. dir., Milano 1961; Giacobbe-Guida, Remissione del debito (diritto vigente), in Enc. dir., Milano 1988; Giorgianni, L’inadempimento, Milano, 1975; Magazzù, voce Novazione (diritto civile), in Enc. dir., Milano 1978; Mengoni, La responsabilità contrattuale (diritto vigente), in Enc. dir., Milano, 1988; Mosco, Impossibilità sopravvenuta, in Enc. dir., Milano, 1970; Osti, Impossibilità sopravveniente, in Nss. D. I., Torino, 1962; Ragusa-Maggiore, voce Compensazione (diritto civile), in Enc. dir., Milano, 1961; Rescigno, voce Novazione (diritto civile), in Enc. dir., Milano 1965; Schlesinger, voce Compensazione, in Nss. D. I., Torino, 1959; Tilocca, voce Remissione del debito, in Nss. D.I., Torino, 1968 |