Codice Civile art. 1234 - Inefficacia della novazione.Inefficacia della novazione. [I]. La novazione è senza effetto, se non esisteva l'obbligazione originaria [1418 ss.]. [II]. Qualora l'obbligazione originaria derivi da un titolo annullabile [1425 ss., 1448], la novazione è valida se il debitore ha assunto validamente il nuovo debito conoscendo il vizio del titolo originario [1444 2]. InquadramentoLa norma regola le conseguenze della novazione avvenuta sulla base di un'obbligazione originaria inesistente, nulla o annullabile. Mentre nei primi due casi l'effetto caducatorio della novazione prescinde dalla consapevolezza che le parti abbiano avuto del vizio che inficiava l'obbligazione originaria, nel terzo la conoscenza a cura del debitore del vizio che affliggeva il titolo costitutivo dell'obbligazione originaria determina la convalida del negozio annullabile, sicché la novazione sarà valida. La norma invece non contempla le ipotesi in cui il titolo costitutivo dell'obbligazione originaria sia passibile di impugnativa, e segnatamente sia risolubile o rescindibile, e non regola i riflessi di tali difetti genetici o funzionali sulla validità della novazione. Anche su tali aspetti occorre interrogarsi. L'inesistenza o nullità dell'obbligazione originariaQualora il titolo costitutivo dell'obbligazione originaria sia radicalmente inesistente o nullo, anche l'accordo di novazione sarà nullo e la novazione non produrrà l'effetto costitutivo di una nuova obbligazione. E tanto perché l'obbligazione pregressa non rappresenta un mero presupposto della novazione, ma costituisce un elemento essenziale del suo oggetto. La nullità della novazione si determina indipendentemente dalla consapevolezza che le parti della novazione abbiano avuto dell'inesistenza o della nullità della fonte dell'obbligazione originaria (Magazzù, 823). Alle medesime conseguenze deve pervenirsi quando il titolo dell'obbligazione originaria sia eliminato retroattivamente (Magazzù, 823). Il vizio che inficia la novazione in tali ipotesi importa la nullità, non già la semplice inefficacia in senso stretto, nonostante la formula equivoca adoperata dalla disposizione (Di Prisco, in Tr. Res., 1999, 356; Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 147). La conferma del fatto che si tratta di radicale nullità e non di inefficacia può essere desunta dalla circostanza che, qualora l'obbligazione novata all'origine inesistente venga ad esistenza dopo l'accordo di novazione, comunque quest'ultimo non acquista in modo sopravvenuto efficacia, appunto perché colpito da invalidità. Piuttosto, tale atto nullo può assumere i connotati della donazione ovvero della transazione, qualora ricorrano nel caso concreto i presupposti di dette fattispecie contrattuali (Di Prisco, in Tr. Res., 1999, 356). La giurisprudenza sostiene che il comma 1 dell'art. in esame trova applicazione non solo nel caso di obbligazione originaria inesistente ma anche nulla (Cass. n. 115/1966; Cass. n. 2209/1950). Così qualora il titolo da cui trae fonte l'obbligazione originaria sia nullo per difetto di forma scritta ad substantiam, la relativa novazione è anch'essa nulla (Cass. n. 2070/1977). Presupponendo la novazione l'esistenza, validità ed efficacia del titolo da cui deriva l'obbligazione originaria, non può costituire oggetto della novazione un'obbligazione già in precedenza o contestualmente oggetto di rinunzia e, quindi, inesistente (Cass. S.U., n. 3525/1977, in Foro it. 1978, I, 128). La validità della novazione di un'obbligazione naturale Si discute se possa formare oggetto di novazione un'obbligazione naturale. Le tesi espresse in proposito sono le seguenti: 1) l'obbligazione naturale non può costituire oggetto di novazione poiché non rappresenta un rapporto obbligatorio giuridicamente rilevante, sicché il relativo accordo novativo sarà nullo (Magazzù, 823); 2) l'obbligazione naturale è comunque esistente e, quindi, può formare oggetto di novazione, che sarà pienamente valida ed efficace, costituendo la novazione un minus rispetto all'adempimento, comunque possibile anche per le obbligazioni naturali (Di Prisco, in Tr. Res., 1999, 354). Le tesi favorevoli evidenziano che l'assunzione di obbligazione civile in adempimento di un'obbligazione naturale sia, a fortiori rispetto all'irripetibilità della prestazione, anche irretrattabile (Rescigno, 437). In tal senso più che di configurabilità della novazione di un'obbligazione naturale si tratta delle facoltà spettanti in base alla soluti retentio. Quanto agli effetti, si rileva che il dovere morale o sociale si estinguerebbe non con l'assunzione dell'obbligazione civile bensì al momento dell'adempimento di quest'ultima. Si discute altresì in ordine all'ammissibilità della novazione di un'originaria obbligazione naturale in una nuova obbligazione che sia anch'essa naturale con diversa struttura. Una prima opinione nega la rilevanza giuridica della figura ipotizzata poiché l'unico atto giuridico concepibile per un'obbligazione naturale sarebbe l'adempimento, non già il mutamento del suo oggetto (Magazzù, 824). In senso positivo si sostiene invece la rilevanza giuridica di tale novazione poiché in tale ipotesi la sostituzione concernerebbe il solo oggetto dell'obbligazione naturale, non anche il suo titolo, sicché la novazione sarebbe conclusa dalle parti in vista del futuro ed eventuale adempimento di una prestazione diversa da quella originariamente dovuta (Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 144). La giurisprudenza nega che possa costituire oggetto di novazione un'obbligazione naturale, assimilata a tali fini ad un'obbligazione inesistente (Cass. n. 7064/1986; Cass. n. 1391/1943). L'annullabilità dell'obbligazione originariaIl comma 2 sancisce la validità dell'obbligazione novata, anche quando l'obbligazione originaria derivi da un titolo annullabile, qualora il debitore abbia assunto validamente il nuovo debito nella consapevolezza del vizio che inficiava il titolo originario. Sicché devono ricorrere due distinte condizioni: a. la valida assunzione del nuovo debito; b. la conoscenza dei vizi che colpivano l'atto costitutivo dell'obbligazione novata. Pertanto l'obbligato che conclude la novazione deve essere capace di agire e di manifestare una volontà novativa immune da vizi, con la conseguenza che, qualora sia posta in essere da un incapace ovvero da persona la cui volontà sia viziata, la novazione di obbligazione annullabile sarà suscettibile, a prescindere dal venir meno del titolo originario, di autonoma impugnazione. Non è necessaria una conoscenza specifica del tipo di invalidità cui il vizio ha dato origine, ma è sufficiente una conoscenza generica dell'invalidità del negozio. Si tratta di una specie di convalida del negozio annullabile mediante esecuzione o tacita (Rescigno, 437; Magazzù, 824; Di Prisco, in Tr. Res., 1999, 357). Secondo altra tesi, la convalida della novazione presenterebbe una propria autonomia rispetto alla fattispecie regolata dall'art. 1444, comma 2, poiché per la validità della novazione si ritiene sufficiente la sola conoscenza, da parte del debitore, dell'esistenza del vizio del titolo originario (Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 158). La verificazione di detto effetto di convalida deve essere esclusa nel caso di manifestazione di un'espressa volontà contraria, ossia quando l'accordo di novazione stabilisca che l'effetto novativo non può ritenersi raggiunto qualora l'atto costitutivo dell'obbligazione originaria sia annullabile. Sebbene la norma si riferisca al debitore, essa trova applicazione anche quando titolare del diritto di impugnativa sia il creditore, come accade quando il venditore che sia a conoscenza del dolo del compratore accetti, in sostituzione del credito per il prezzo, una nuova obbligazione. Per converso la novazione è invalida ove il debitore ignori che il titolo costitutivo dell'obbligazione originaria sia annullabile. In tal caso, secondo alcuni, la novazione sarà annullabile, salva l'ipotesi di novazione soggettiva dal lato del debitore, che sarà radicalmente nulla. Il termine per proporre siffatta azione di annullamento dovrebbe coincidere con il termine relativo alla proponibilità dell'azione di annullamento nei confronti del titolo originario. Secondo altri, in tale evenienza la novazione sarà nulla per mancanza sopravvenuta dell'oggetto (Rescigno, 438; Buccisano, 86) ovvero per derivazione (Magazzù, 825; Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 152). In ogni caso l'impugnativa dovrà investire il titolo costitutivo dell'obbligazione originaria e l'invalidità dell'accordo novativo discenderà indirettamente dalla caducazione ex tunc dell'obbligazione originaria. Sicché la nullità della novazione dipenderà dalla mancanza di oggetto (Rescigno, 431) ovvero dall'inesistenza dell'obbligazione originaria alla stregua dell'efficacia retroattiva della pronuncia di annullamento (Di Prisco, in Tr. Res., 1999, 358; Magazzù, 826). In base ad altra prospettazione, qualora abbia ad oggetto un'obbligazione derivante da titolo annullabile, la novazione si risolverebbe automaticamente, con effetto retroattivo, a seguito dell'annullamento del predetto titolo. Qualora il titolo costitutivo dell'obbligazione originaria sia inefficace, tale situazione inevitabilmente si ripercuote sul negozio novativo, nel senso che gli effetti della nuova obbligazione restano sospesi finché l'obbligazione precedente non acquisti efficacia (Di Prisco, in Tr. Res., 1999, 358). Ne discende che nell'ipotesi in cui il titolo originario sia inefficace perché posto in essere da un falsus procurator, sarà necessaria la relativa ratifica da parte del dominus affinché la novazione possa produrre effetti (Rescigno, 438). Gli ulteriori aspetti rilevantiLa norma trova applicazione anche nell'interesse del creditore quando l'obbligazione originaria abbia titolo in un contratto a prestazioni corrispettive. Qualora l'azione di annullamento del titolo costitutivo dell'obbligazione originaria sia prescritta, rimarrà ferma l'obbligazione originaria, non avendo comunque effetto la novazione invalida, ossia basata su un'obbligazione proveniente da titolo annullabile (Rescigno, 438). E ciò perché il debitore convenuto in giudizio per l'attuazione della nuova obbligazione potrà sempre eccepire detta annullabilità ai sensi dell'art. 1442, comma 4. In senso contrario si osserva che la parte convenuta per l'esecuzione della nuova obbligazione non può opporre l'annullabilità di detto titolo poiché la prescrizione dell'azione di annullamento determina la pienezza e la stabilità dell'effetto novativo (Magazzù, 826). È valida la novazione dell'obbligazione compensabile con altra obbligazione poiché detta obbligazione è comunque esistente; infatti, affinché il debito possa ritenersi estinto per compensazione, e dunque inesistente, non basta la coesistenza e la reciprocità dei debiti, ma è indispensabile l'eccezione di parte ovvero la conforme volontà delle parti (Di Prisco, in Tr. Res., 1999, 357; Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 151). È altresì valida la novazione di un'obbligazione prescritta quando il debitore sia a conoscenza della maturata prescrizione e ciononostante non se ne avvalga, implicando l'adesione alla novazione un'implicita rinunzia ad avvalersene (Di Prisco, in Tr. Res., 1999, 357). In tali casi, infatti, ricorre sul piano logico l'obbligazione preesistente, che non si estingue ove il debitore non eccepisca la prescrizione, e non troverà applicazione il comma 1. Qualora, invece, il debitore ignori che il debito novato è prescritto, la novazione sarà valida nei limiti in cui si ammetta la novabilità delle obbligazioni naturali, essendo equiparato il trattamento del debito prescritto a quello di un obbligo naturale (Di Prisco, in Tr. Res., 1999, 357). La novazione di un'obbligazione risolubile Qualora il titolo originario sia passibile di risoluzione per inadempimento, possono prospettarsi le seguenti ipotesi con particolare riguardo ai contratti sinallagmatici. Se ricorrono le condizioni per la risoluzione automatica o di diritto e i relativi presupposti si verifichino prima della conclusione della novazione, la novazione sarà nulla perché l'obbligazione originaria è inesistente (Di Prisco in Tr. Res., 1999, 359; Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 160). Occorre interrogarsi sulle conseguenze della risolubilità giudiziale. Se la risoluzione attenga ad un fatto relativo alla prestazione novata verificatosi prima della novazione, la risoluzione non potrà più essere richiesta. Ma in senso contrario altra tesi ritiene che in questo caso l'effetto preclusivo maturerebbe solo quando la novazione sia stata perfezionata nella consapevolezza della risolubilità (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 161). Quando la risoluzione riguardi fatti inerenti alla controprestazione, integrati in epoca anteriore alla novazione, l'accordo novativo precluderà la risoluzione solo quando, in base alle circostanze del caso concreto, possa desumersi l'abdicazione al relativo potere. Qualora la risoluzione sia azionata, il relativo esito positivo, che ha effetti retroattivi, determinerebbe la caducazione della novazione per mancanza della prior obligatio. Secondo un indirizzo, in tale evenienza la facoltà di richiedere la risoluzione sarebbe limitata all'ipotesi di novazione per mutamento dell'oggetto poiché nell'ipotesi di novazione per mutamento del titolo si spezzerebbe il sinallagma che giustifica la risoluzione stessa (Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 161). Qualora la risoluzione attenga ad un fatto relativo alla controprestazione, maturato successivamente alla novazione, vi sarebbe nullità della novazione per inesistenza dell'obbligazione originaria. Secondo un indirizzo più restrittivo, il negozio novativo dovrebbe considerarsi sempre nullo in caso di risoluzione retroattiva del titolo da cui deriva l'obbligazione novata (Magazzù, 827). Al creditore che non abbia eseguito la controprestazione e richieda l'esecuzione della prestazione novata può essere opposta l'eccezione di inadempimento solo ove le parti abbiano concordato tale opponibilità. In mancanza di tale accordo l'opponibilità è esclusa. In ogni caso l'opponibilità sarebbe preclusa nel caso di novazione per mutamento del titolo che reciderebbe a monte il nesso di corrispettività tra le prestazioni (Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 163). Anche l'impossibilità sopravvenuta della controprestazione produce potenziali effetti sulla novazione. È dubbio però se tale impossibilità determini l'estinzione automatica della novazione ovvero legittimi l'esercizio di un'azione di ripetizione, qualora la prestazione sia già adempiuta, oppure consenta l'impiego di altri mezzi giuridici. La novazione di un'obbligazione rescindibile o revocabile I principi innanzi esposti con riguardo al regime di validità della novazione di un'obbligazione derivante da titolo risolubile si applicano anche quando detto titolo sia rescindibile. Sulla base del titolo rescisso può essere dichiarata la nullità della novazione (Magazzù, 827). Secondo altra tesi, l'impugnazione per rescissione del titolo originario determina l'annullabilità del contratto novativo (Di Prisco, in Tr. Res., 1999, 359; Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 59), ma siffatto vizio non è causa di autonoma impugnazione del negozio novativo (Di Prisco, 359). Deve escludersi che il contratto di novazione possa importare sanatoria dell'atto rescindibile poiché il contratto rescindibile non può essere convalidato (Di Prisco, in Tr. Res., 1999, 359; Magazzù, 827). La rescissione del titolo originario è invece preclusa ove la novazione sia stata conclusa al precipuo fine di ricondurre il contratto ad equità. Quanto all'azione revocatoria esercitata nei confronti del titolo da cui discende l'obbligazione originaria, ove si ritenga che la revoca operi sul piano sostanziale, determinando l'annullamento dell'atto pregiudizievole, l'accoglimento di tale azione dovrebbe determinare la caducazione anche del negozio novativo; ove si limiti il campo di azione della revocatoria al solo ambito processuale, il negozio di novazione non dovrebbe perdere validità ed efficacia (Perlingieri, in Comm. S.B., 1988, 164). Pertanto, secondo l'opinione prevalente, incidendo la revoca dell'atto sulla mera opponibilità, detta revoca non dovrebbe avere alcun effetto riflesso sulla validità ed efficacia della novazione dell'obbligazione derivante dal titolo revocato. BibliografiaBarassi, La teoria generale delle obbligazioni, III, Milano 1964; Buccisano, La novazione oggettiva e i contratti estintivi onerosi, Milano 1968; De Lorenzi, voce Compensazione, in Dig. civ. 1988; Favero, voce Confusione, in Enc. dir., Milano 1961; Giacobbe-Guida, Remissione del debito (diritto vigente), in Enc. dir., Milano 1988; Magazzù, voce Novazione (diritto civile), in Enc. dir., Milano 1978; Ragusa-Maggiore, voce Compensazione (diritto civile), in Enc. dir., Milano, 1961; Rescigno, voce Novazione (diritto civile), in Enc. dir., Milano 1965; Schlesinger, voce Compensazione, in Nss. D. I., Torino, 1959; Tilocca, voce Remissione del debito, in Nss. D.I., Torino 1968. |