Codice Civile art. 1243 - Compensazione legale e giudiziale.

Cesare Trapuzzano
aggiornato da Rossella Pezzella

Compensazione legale e giudiziale.

[I]. La compensazione si verifica solo tra due debiti che hanno per oggetto una somma di danaro o una quantità di cose fungibili dello stesso genere e che sono ugualmente liquidi ed esigibili.

[II]. Se il debito opposto in compensazione non è liquido ma è di facile e pronta liquidazione, il giudice può dichiarare la compensazione per la parte del debito che riconosce esistente, e può anche sospendere la condanna per il credito liquido fino all'accertamento del credito opposto in compensazione [35 c.p.c.].

Inquadramento

La compensazione legale si realizza tra due debiti che abbiano un determinato oggetto e che presentino i requisiti della liquidità ed esigibilità. Si tratta invece di compensazione giudiziale ove il debito opposto in compensazione non sia liquido ma possa essere liquidato facilmente e prontamente; in tal caso in sede giudiziale può essere dichiarata la compensazione entro i limiti quantitativi in cui il debito si ritenga esistente. Inoltre il giudice, qualora sia opposto in compensazione un debito che difetti di liquidità, può disporre la sospensione della condanna in ordine al credito liquido in attesa che si accerti nel medesimo processo l'esistenza e la consistenza del debito opposto in compensazione.

Secondo la S.C. la compensazione legale presuppone la sussistenza (anteriormente al giudizio) di contrapposti crediti liquidi ed esigibili, la compensazione giudiziale presuppone che il debito opposto in compensazione sia illiquido, ma di facile e pronta liquidazione (Cass. n. 23924/2024Cass. n. 4073/1998; Cass. n. 1536/1985).

 Da ultimo, la S.C. ha puntualizzato che se è controversa, nel medesimo giudizio instaurato dal creditore principale, o in altro già pendente, l'esistenza del controcredito opposto in compensazione, il giudice non può pronunciare la compensazione, né legale, né giudiziale. Infatti la compensazione giudiziale presuppone l'accertamento del controcredito da parte del giudice innanzi al quale essa è invocata e non può fondarsi su un credito tuttora sub judice in un separato procedimento, restando esclusa in tale ipotesi la possibilità di disporre la sospensione della decisione sul credito oggetto della domanda principale o di invocare la sospensione contemplata in via generale dagli artt. 295 o 337, comma 2, c.p.c., attesa la prevalenza della disciplina speciale di cui all'art. 1243, comma 2  (Cass. n. 31359/2018 ; Cass. S.U., n. 23225/2016).

La compensazione legale

La compensazione legale deve avere ad oggetto le obbligazioni di dare somme di denaro o cose fungibili dello stesso genere. Sicché la fungibilità, intesa come sostituibilità, deve coesistere con l'omogeneità. Per contro non riguarda le obbligazioni di dare cose certe e determinate e cose infungibili. L'appartenenza ad un medesimo genere deve essere valutata in concreto, in ragione della volontà espressa dalle parti che possono avere dedotto la cosa, anche generica, come certa e determinata nel rapporto. È ammessa la compensazione legale in ordine a beni di pregio individuale purché tra essi fungibili, posto che la norma non richiede solo la fungibilità, ma esige altresì che le cose fungibili siano dello stesso genere, escludendo così la compensazione legale delle cose fungibili tra esse eterogenee. Il requisito dell'omogeneità può concernere anche i debiti pecuniari in valuta estera, previa conversione nella moneta nazionale (De Lorenzi, 69; Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 297; Schlesinger, 723). Avendo ad oggetto la compensazione legale le obbligazioni pecuniarie e quelle di dare cose fungibili dello stesso genere (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 265), è preclusa la compensazione tra somme di denaro e altre cose fungibili (Di Prisco, in Tr. Res., 1999, 319; Schlesinger, 723). Le obbligazioni di fare possono essere soggette a compensazione legale quando non sia interessata l'attività personale dell'obbligato (Di Prisco, in Tr. Res., 1999, 320); in ogni caso possono essere sottoposte a compensazione giudiziale. Inoltre i crediti devono essere liquidi ed esigibili. La liquidità si sostanzia nella certezza e determinatezza e non nel fatto che il credito sia incontestato (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 294; Schlesinger, 723); l'esigibilità impone che la pretesa di adempimento possa essere esercitata in via immediata e che il credito non sia sottoposto a condizione o a termine. Il requisito di certezza del credito ai fini dell'operatività della compensazione legale non sussiste ove il credito sia riconosciuto solo con sentenza provvisoriamente esecutiva (Ragusa-Maggiore, 26; contra Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 295).

Nel caso di compensazione tra debiti pecuniari in valuta estera il cambio rilevante è quello del giorno in cui i debiti sono coesistititi, salva diversa volontà delle parti (Cass. n. 4562/1991). L'effetto della compensazione legale deve essere fatto risalire al momento in cui i crediti coesistenti sono divenuti liquidi ed esigibili (Cass. n. 22324/2014; Cass. n. 2037/1976). La compensazione legale è preclusa ove il credito sia stato accertato con sentenza non ancora passata in giudicato, sebbene provvisoriamente esecutiva (Cass. n. 4423/1987), ovvero di credito che deve essere accertato nella sua sussistenza e nella sua quantità, in quanto la contestazione esclude la liquidità del credito medesimo, laddove la legge richiede, affinché la compensazione legale si verifichi, la contestuale presenza dei requisiti della certezza, liquidità ed esigibilità del credito (Cass. n. 13208/2010; Cass. n. 5892/1979). La compensazione, quale fatto estintivo dell'obbligazione, può essere dedotta come motivo di opposizione all'esecuzione forzata, fondata su titolo esecutivo giudiziale coperto dalla cosa giudicata, qualora il credito fatto valere in compensazione, rispetto a quello per cui si procede, sia sorto successivamente alla formazione di quel titolo, mentre in caso contrario resta preclusa dalla cosa giudicata, che impedisce la proposizione di fatti estintivi od impeditivi ad essa contrari; né ha alcun rilievo il fatto che anche il credito del debitore esecutato sia assistito da titolo esecutivo giudiziale, quest'ultimo non privando di efficacia esecutiva il titolo del creditore esecutante in quanto non vale a estinguerne il credito (Cass. n. 9912/2007).

La compensazione giudiziale

La compensazione giudiziale si può realizzare quando il debito opposto in compensazione, benché non sia liquido, nondimeno sia di facile e pronta liquidazione. In difetto di tali requisiti la compensazione giudiziale non può operare, salvo che il debito non sia oggetto di domanda riconvenzionale. Ai fini della compensazione giudiziale la liquidità del credito non è esclusa da qualsiasi contestazione poiché essa non si identifica con il requisito della certezza; ne deriva che l'eccezione di compensazione non può essere paralizzata da qualsiasi contestazione (De Lorenzi, 76; Schlesinger,723; Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 294). Il credito è liquido anche quando il relativo ammontare sia determinabile attraverso un mero calcolo aritmetico (De Lorenzi, 76). L'art. 35 c.p.c. regola un aspetto relativo alla competenza quando il credito opposto in compensazione, non solo giudiziale, non rientri nella competenza del giudice adito con la domanda principale (De Lorenzi, 77; Di Prisco, in Tr. Res., 1999, 337; Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 305; Schlesinger, 730). La compensazione giudiziale opera ex nunc, ossia dal momento della pronunzia che liquida il controcredito opposto in compensazione (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 296).

S i è in presenza di compensazione impropria se la reciproca relazione di debito-credito nasce da un unico rapporto, in cui l'accertamento contabile del saldo finale delle contrapposte partite può essere compiuto dal giudice d'ufficio, diversamente da quanto accade nel caso di compensazione propria che, per operare, postula l'autonomia dei rapporti e l'eccezione di parte (Cass. n. 33872/2022; Cass. n. 28568/2021).

La compensazione giudiziale presuppone l'accertamento del controcredito a cura del giudice dinanzi al quale la compensazione è eccepita mentre non può fondarsi su un credito la cui esistenza dipenda dall'esito di un separato giudizio pendente, poiché esso potrà essere liquidato soltanto in quel giudizio, salvo che, nel corso del giudizio di cui si tratta, la parte interessata alleghi ritualmente che il credito contestato è stato definitivamente accertato nell'altro giudizio con l'efficacia di giudicato (Cass. n. 4313/2019 ; Cass. n. 1695/2015; Cass. n. 23716/2013; Cass. n. 9608/2013; Cass. n. 8338/2011; Cass. n. 325/1992; contra Cass. n. 23573/2013); allo stesso modo accade quando l'accertamento del controcredito sia demandato alla giustizia amministrativa (Cass. S.U., n. 20337/2005). Mentre nella compensazione legale gli effetti della sentenza dichiarativa retroagiscono sino al momento della coesistenza dei rispettivi crediti, nella compensazione giudiziale gli effetti si determinano solo dal momento della liquidazione del credito opposto in compensazione (Cass. n. 1536/1985). Per la giurisprudenza la contestazione del credito opposto in compensazione che non sia prima facie pretestuosa e priva di fondamento, rende il credito illiquido e dunque non compensabile (Cass. n. 14818/2002; Cass. n. 4161/1982). La possibilità del giudice di sospendere la condanna in ordine al credito liquido, fino all'accertamento del credito opposto in compensazione, ha un semplice carattere cautelativo, così da impedire che il debitore che eccepisce la compensazione debba essere costretto ad adempiere immediatamente; non si tratta infatti di una sospensione del processo in senso proprio ex art. 295 c.p.c. (Cass. n. 5319/1983), in quanto il processo prosegue affinché il giudice possa pronunciarsi sul credito illiquido opposto in compensazione. La sospensione non può essere comunque disposta qualora il credito opposto in compensazione sia di incerta esistenza (Cass. n. 5809/1988). La giurisprudenza ritiene che il requisito dell'omogeneità dei crediti possa essere letto con minor rigore quando si tratti di compensazione giudiziale, avendo il giudice una certa discrezionalità nell'ammettere la compensazione di crediti di cose che si facciano valere come crediti di valori contro crediti di denaro, purché in sede di liquidazione sia agevole la conversione di questi valori in una somma di denaro (Cass. n. 275/1951).

Bibliografia

Barassi, La teoria generale delle obbligazioni, III, Milano 1964; Buccisano, La novazione oggettiva e i contratti estintivi onerosi, Milano 1968; De Lorenzi, voce Compensazione, in Dig. civ., 1988; Favero, voce Confusione, in Enc. dir., Milano 1961; Giacobbe-Guida, Remissione del debito (diritto vigente), in Enc. dir., Milano, 1988; Magazzù, voce Novazione (diritto civile), in Enc. dir., Milano 1978; Ragusa-Maggiore, voce Compensazione (diritto civile), in Enc. dir., Milano, 1961; Rescigno, voce Novazione (diritto civile), in Enc. dir., Milano 1965; Schlesinger, voce Compensazione, in Nss. D. I., Torino, 1959; Tilocca, voce Remissione del debito, in Nss. D. I., Torino, 1968.

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