Codice Civile art. 1256 - Impossibilità definitiva e impossibilità temporanea.

Cesare Trapuzzano

Impossibilità definitiva e impossibilità temporanea.

[I]. La obbligazione si estingue quando, per una causa non imputabile al debitore, la prestazione diventa impossibile [1218, 1463 ss.].

[II]. Se l'impossibilità è solo temporanea, il debitore, finché essa perdura, non è responsabile del ritardo nell'adempimento [1219]. Tuttavia l'obbligazione si estingue se l'impossibilità perdura fino a quando, in relazione al titolo dell'obbligazione [1173] o alla natura dell'oggetto [1174], il debitore non può più essere ritenuto obbligato a eseguire la prestazione ovvero il creditore non ha più interesse a conseguirla [1174].

Inquadramento

L'impossibilità sopravvenuta della prestazione che non sia imputabile al debitore produce una duplice serie di effetti (Cottino, 7), ossia la liberazione del debitore dalla responsabilità per inadempimento per un verso e l'estinzione dell'obbligo per altro verso (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 444). Nondimeno tali effetti non si evidenziano sempre in via congiunta. Infatti ricorrono casi di estinzione dell'obbligo che non escludono la responsabilità del debitore, quali le fattispecie descritte dagli artt. 1637, 1805, 2037 (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 445). Viceversa, qualora vi sia impossibilità temporanea o parziale, si determina la liberazione del debitore dall'obbligo risarcitorio, ma non l'estinzione dell'obbligazione. L'ipotesi di impossibilità a cui fa riferimento la norma è identica a quella prevista dall'art. 1218 (Giorgianni, 244; Osti, 287).

L'impossibilità definitiva

L'impossibilità deve rivestire i requisiti dell'obiettività e dell'assolutezza, ossia deve essere tale non solo per quel particolare debitore, ma per ogni soggetto, e deve costituire un ostacolo che non può essere superato neanche con uno sforzo estremo. Nelle prestazioni a carattere essenzialmente personale l'impossibilità oggettiva e soggettiva coincidono. Siffatto rigoroso criterio di enucleazione dell'impossibilità tende però a subire delle attenuazioni, nel senso di annoverare nell'ambito dell'impossibilità anche fattispecie di inesigibilità della prestazione ovvero nel senso di equiparare su un piano generale l'impossibilità soggettiva a quella oggettiva, escludendo la rilevanza della prima per le obbligazioni di genere e in specie per le obbligazioni pecuniarie (Mengoni, 286). Detta impossibilità può manifestarsi in senso fisico o giuridico e deve essere inoltre sopravvenuta, posto che l'impossibilità iniziale influisce sulla validità dell'atto e non sul rapporto. L'impossibilità della prestazione può essere definitiva o temporanea in ragione della natura dell'impedimento: qualora l'impedimento incida sull'an dell'adempimento, nel senso di rendere la prestazione inattuabile sine die e in modo irreversibile, l'impossibilità sarà definitiva; ove l'impedimento influisca sulla semplice durata, nel senso di dipendere da una causa prevedibilmente transitoria, l'impossibilità sarà temporanea (Osti, 287). Al di fuori dell'ipotesi in cui la prestazione diventi impossibile in modo perpetuo la qualificazione dell'impossibilità come definitiva o temporanea dipende dal modo di atteggiarsi del concreto regolamento di interessi del rapporto obbligatorio, ossia da una valutazione teleologico-funzionale da compiere in relazione al titolo dell'obbligazione, alla natura dell'oggetto ed ai contrapposti interessi del debitore e del creditore (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 496). Ove l'impossibilità della prestazione sia definitiva, ne consegue l'effetto estintivo dell'obbligazione, fermo restando l'obbligo del debitore di darne tempestiva comunicazione al creditore.

L'impossibilità che estingue l'obbligazione è da intendere in senso assoluto ed obiettivo e consiste nella sopravvenienza di una causa non imputabile al debitore, che impedisce definitivamente l'adempimento; il che — alla stregua del principio secondo cui genus nunquam perit — può evidentemente verificarsi solo quando la prestazione ha per oggetto la consegna di una cosa determinata o di un genere limitato e non già quando si tratta di una somma di denaro (Cass. n. 10683/2023Cass. n. 20152/2022; Cass. n. 2691/1987, in Foro it. 1989, 4, I, 1209, con nota di Valcavi). L'impossibilità sopravvenuta che estingue l'obbligazione non deve essere imputabile al creditore ed il suo interesse a ricevere la prestazione medesima non deve essere venuto meno (Cass. n. 8766/2019 ; Cass. n. 20811/2014). L'onere della prova della non imputabilità, anche remota, dell'evento impeditivo ai fini dell'estinzione dell'obbligazione deve essere offerta dal debitore (Cass. n. 6594/2012) non essendo rilevante, in mancanza, la configurabilità o meno del factum principis (Cass. n. 13142/2017).

L'impossibilità temporanea

Ove l'impedimento all'esecuzione della prestazione possa essere prevedibilmente eliminato con il decorso del tempo, l'impossibilità sarà temporanea (Mosco, 435; contra Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 445497). L'impossibilità temporanea può attenere tanto al comportamento dovuto dal debitore quanto all'obbligo di cooperazione sancito a carico del creditore; in entrambi i casi vale ad esonerare il debitore da responsabilità per il ritardo (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 445 499). Infatti, qualora la prestazione sia temporaneamente impossibile per causa non imputabile al debitore, questi è liberato dall'obbligo di risarcire i danni derivanti dal ritardo nell'adempimento.

Secondo la S.C. ove l'impossibilità non imputabile della prestazione sia temporanea, si determina soltanto la sospensione del contratto, naturalmente non oltre i limiti dell'interesse del creditore al conseguimento della prestazione, senza responsabilità del debitore per il ritardo nell'inadempimento (Cass. n. 1037/1995).

L'impossibilità temporanea perdurante

A seguito della cessazione della causa che rende la prestazione temporaneamente impossibile, rivive il rapporto obbligatorio, nel frattempo rimasto sospeso, secondo il suo originario assetto, purché l'interesse del creditore non sia scemato per il decorso del tempo, come accade qualora sia stato previsto un termine essenziale, e purché il debitore si debba ancora ritenere obbligato (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 445500). Il fatto che il legislatore ricolleghi il mutamento dell'impossibilità temporanea in definitiva all'interesse del creditore ha indotto a ritenere che in questa evenienza non si ricade nell'ambito dell'impossibilità in senso stretto bensì dell'inutilità di una prestazione ancora possibile. Invece si tratterebbe di vera impossibilità nella seconda ipotesi di impossibilità delineata dal comma 2, ossia quando il debitore non possa più essere ritenuto obbligato a eseguire la prestazione, ipotesi che esige l'intervento di circostanze sopravvenute, da valutarsi oggettivamente e senza alcuna considerazione della maggiore gravosità della prestazione, tali da escludere la previsione di una possibile futura cessazione dell'ostacolo. Ma tale lettura è stata sottoposta a un attento vaglio critico, nel senso che il dato giuridicamente rilevante per il prodursi dell'effetto estintivo dell'obbligazione sarebbe unico e sarebbe rappresentato dal venir meno dell'interesse del creditore, nonostante la svista in cui è incorso il legislatore, ovvero si tratterebbe di due diverse circostanze, ma concorrenti ad individuare un'unica fattispecie (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 501). Il debitore non può ritenersi obbligato quando sia assolutamente incerta la durata dell'impedimento (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 500; Giorgianni, 74). In base ad altra impostazione il debitore non può più reputarsi obbligato quando il decorso del tempo trasformi l'impossibilità temporanea in definitiva, restando esclusa ogni considerazione in ordine alla maggiore onerosità della prestazione (Mosco, 435). La sopravvenuta carenza di interesse del creditore può anche derivare dal raggiungimento dello scopo per altra via, come accade quando un'inondazione asporti i detriti che il debitore era tenuto a rimuovere (Di Majo, in Comm. S. B., 1988, 276). L'interesse del creditore deve essere valutato in relazione al titolo e all'oggetto dell'obbligazione sicché deve essere esclusa la rilevanza di interessi meramente soggettivi, non espressi almeno direttamente nel titolo dell'obbligazione (Di Majo, in Comm. S. B., 1988, 273). La disposizione trova applicazione anche alle obbligazioni di durata e periodiche (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 502).

Secondo la giurisprudenza, una volta cessata l'impossibilità temporanea, il debitore deve adempiere, indipendentemente da un proprio diverso interesse economico, che potrà eventualmente essere fatto valere sotto il profilo dell'eccessiva onerosità sopravvenuta (Cass. n. 956/1986). È onere del debitore dimostrare che il creditore non ha più interesse all'adempimento all'esito della cessazione della causa di impossibilità temporanea, qualora il creditore domandi l'adempimento (Cass. n. 956/1986).

Bibliografia

Cottino, L'impossibilità sopravvenuta della prestazione e la responsabilità del debitore. Problemi generali, Milano, 1955; Giorgianni, L'inadempimento, Milano, 1975; Mengoni, La responsabilità contrattuale (diritto vigente), in Enc. dir., Milano, 1988; Mosco, Impossibilità sopravvenuta, in Enc. dir., Milano, 1970; Osti, Impossibilità sopravveniente, in Nss. D. I., Torino, 1962.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario