Codice Civile art. 1258 - Impossibilità parziale.Impossibilità parziale. [I]. Se la prestazione è divenuta impossibile solo in parte, il debitore si libera dall'obbligazione eseguendo la prestazione per la parte che è rimasta possibile [1181, 1464, 1672]. [II]. La stessa disposizione si applica quando, essendo dovuta una cosa determinata, questa ha subito un deterioramento, o quando residua alcunché dal perimento totale della cosa [994 2, 996]. InquadramentoQualora la prestazione divenga in via sopravvenuta parzialmente impossibile, il debitore sarà esentato da responsabilità nei limiti della parte attinta dall'impossibilità ma dovrà comunque adempiere la parte rimasta possibile. Qualora tale impossibilità parziale intervenga nel contesto di un contratto a prestazioni corrispettive, l'altra parte ha diritto ad una corrispondente riduzione della prestazione e può recedere dal contratto qualora non abbia apprezzabile interesse all'adempimento parziale ai sensi dell'art. 1464. L'impossibilità parziale non deve essere imputabile al debitore e deve presentare gli stessi requisiti dell'impossibilità totale e definitiva (Giorgianni, 44; Osti, 288). L'impossibilità parziale comporta una diminuzione quantitativa della prestazione, il cui oggetto sia divisibile (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 517). Detta impossibilità parziale, se vista in funzione del tempo anziché in relazione all'oggetto, può essere temporanea o definitiva (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 517). La valutazione in ordine all'interesse del creditore all'accettazione di un adempimento parziale è rimessa al giudice di merito, oltre ogni apprezzamento puramente subiettivo che possa essere espresso dal creditore stesso (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 519; Mosco, 436). I requisiti dell'impossibilità parzialeL'impossibilità parziale incide sull'oggetto dell'obbligazione determinando una modificazione quantitativa della prestazione, di modo che il debitore rimane obbligato ad eseguire la prestazione rimasta possibile (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 517). Ciò esige che sia possibile ed attuale la prestazione residua, che l'impossibilità non sia imputabile a colpa del debitore e che la prestazione non sia indivisibile per sua natura o per il modo in cui le parti l'hanno considerata (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 518). Ove l'impossibilità parziale sia definitiva, il debitore si libera dall'obbligazione eseguendo la prestazione residua; ove al contrario l'impossibilità parziale sia temporanea, il debitore resta comunque obbligato anche per la parte dell'obbligazione temporaneamente impossibile. A fronte dell'esecuzione della prestazione residua, vi sarebbe un vero e proprio obbligo del creditore di riceverla; secondo altra tesi, pur rimanendo ferma la liberazione del debitore che esegua la prestazione residua, il creditore avrebbe facoltà di rifiutarla, qualora non abbia più interesse a ricevere la prestazione (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 519). E ciò perché ricorrerebbe un legittimo motivo di rifiuto che precluderà la mora del creditore: infatti sul creditore ricadrebbe il rischio dell'impossibilità sopravvenuta non imputabile, non il rischio delle sue conseguenze dannose (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 520). Qualora si tratti di obbligazioni generiche e di fare, l'impossibilità che colpisca i beni o servizi che ne costituiscono l'oggetto non esonera il debitore, ove possibile, dall'obbligo di prestare beni e servizi qualitativamente diversi alla condizione che la differenza qualitativa non incida sull'identità economico-sociale della prestazione. Ove ciò sia, l'obbligazione si estingue. La disciplina dell'impossibilità parziale si estende all'ipotesi del deterioramento della res dovuta e al perimento, quando residui alcunché della cosa dovuta in forma specifica, sempre che tali eventi non siano imputabili al debitore. In questo caso l'equiparazione all'impossibilità parziale avviene con una forzatura, trattandosi a rigore di inesattezza qualitativa e non quantitativa della prestazione (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 520). Affinché la prestazione avente ad oggetto la cosa deteriorata o ciò che residua della cosa perita sia esigibile,è comunque necessario che il deterioramento o il perimento non siano tali da incidere oltre i limiti di un esatto adempimento, mutando altrimenti la qualità o la destinazione della prestazione; in tale ultima ipotesi si concretizzerebbe un aliud pro alio e verrebbe meno il presupposto del potere attribuito al debitore di conseguire la propria liberazione per intero eseguendo la prestazione per la parte che è rimasta possibile (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 519). La qualificazione dell'impossibilità come totale o parziale non dipende dalla ponderazione dell'interesse del creditore in ordine al soddisfacimento del suo interesse, ma deve essere compiuta sulla scorta di criteri di natura obiettiva (Cass. n. 170/1947). L'onere della prova dell'impossibilità parziale della prestazione ricade sul debitore (Cass. n. 7300/2004). BibliografiaCottino, L'impossibilità sopravvenuta della prestazione e la responsabilità del debitore. Problemi generali, Milano, 1955; Giorgianni, L'inadempimento, Milano, 1975; Mengoni, La responsabilità contrattuale (diritto vigente), in Enc. dir., Milano, 1988; Mosco, Impossibilità sopravvenuta, in Enc. dir., Milano, 1970; Osti, Impossibilità sopravveniente, in Nss. D. I., Torino, 1962. |