Codice Civile art. 1259 - Subingresso del creditore nei diritti del debitore.

Cesare Trapuzzano

Subingresso del creditore nei diritti del debitore.

[I]. Se la prestazione che ha per oggetto una cosa determinata è divenuta impossibile, in tutto o in parte, il creditore subentra nei diritti spettanti al debitore in dipendenza del fatto che ha causato l'impossibilità [1203], e può esigere dal debitore la prestazione di quanto questi abbia conseguito a titolo di risarcimento [1780 2].

Inquadramento

Il creditore che sia rimasto insoddisfatto a causa dell'impossibilità della prestazione non imputabile al debitore ha facoltà di ottenere quanto sia entrato o possa entrare nel patrimonio del debitore a titolo di surrogato o di elementi rappresentativi della prestazione mancata. La disposizione è ricondotta all'esigenza di onnicomprensività della spettanza del bene al creditore (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 523). Pertanto, secondo la previsione, devono essere limitati o esclusi, in base al fatto che l'impossibilità sia parziale o totale, i vantaggi ingiustificati che il debitore conseguirebbe qualora, oltre alla propria liberazione a seguito dell'impossibilità sopravvenuta della prestazione dovuta al fatto del terzo, potesse ottenere anche il surrogato della mancata prestazione (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 530). Sicché la norma evoca un principio che ha un generale fondamento razionale nel divieto dell'ingiustificato arricchimento. Il subentro regolato dalla disposizione è stato da alcuni qualificato come un'ipotesi di surrogazione o successione legale nel credito; altra opinione ha evidenziato che tale subingresso non comporta né l'attribuzione di un'azione surrogatoria al creditore né una vera successione nei diritti del debitore (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 531). Infatti il subingresso non presuppone il permanere del rapporto obbligatorio originario (Mosco, 434; Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 531); peraltro il debitore rimasto inerte non perde l'azione propria nei confronti del responsabile (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 531). Deve essere altresì esclusa l'eventualità che al subentro possa attribuirsi il significato di un acquisto a titolo originario da parte del creditore, essendo altrimenti di difficile comprensione come possa il debitore conseguire il risarcimento dal terzo (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988,532).

L'oggetto della prestazione impossibile

La norma fa testuale riferimento alle prestazioni che hanno ad oggetto una cosa determinata; nondimeno non è esclusa l'applicazione ad altre prestazioni in forza di un'interpretazione analogica (Osti, 299) ovvero diretta (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 523). Pertanto la disposizione può trovare applicazione anche alle prestazioni di fare o non fare, alle prestazioni aventi ad oggetto cose appartenenti ad un genus limitatum, alle prestazioni aventi ad oggetto la concessione in godimento di un bene (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988,523), alla condizione che il risarcimento ottenuto dal debitore sia rappresentativo della cosa oggetto della prestazione divenuta impossibile. Ma altra dottrina ritiene che la norma non si applichi alle obbligazioni di fare o non fare proprio per la non configurabilità del risarcimento come rappresentazione dell'obbligo divenuto impossibile (Mosco, 435) mentre altro autore reputa che la norma non possa essere interpretata analogicamente o estensivamente poiché ha inteso limitare il suo ambito applicativo alle sole obbligazioni di dare una cosa determinata (Giorgianni, 47). La norma pacificamente non ha alcuno spazio applicativo con riferimento ai contratti ad efficacia reale retti dal principio consensualistico in cui la tutela per l'impossibilità della prestazione in favore del creditore segue altra via; per l'effetto la norma non si applica alle obbligazioni di consegna di cose che siano già di proprietà del creditore avente diritto al consegna e non opera automaticamente (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 524; Osti, 300). Nondimeno può trovare applicazione agli obblighi di trasferire una cosa determinata, come avviene per l'obbligo del mandatario senza rappresentanza, nel caso di mandato ad acquistare beni immobili, di ritrasferire al mandante il bene acquistato per suo conto, e agli obblighi derivanti da contratti la cui efficacia traslativa sia differita allo spirare di un termine.

La S.C.ha ritenuto che la previsione trovi applicazione anche qualora la prestazione abbia ad oggetto una cosa appartenente ad un genus limitatum, che sia interamente perita o che comunque renda impossibile che il creditore si procuri alcuna cosa appartenente a tale genus, sicché il debitore debba ritenersi liberato dall'obbligazione assunta (Cass. n. 3740/1955).

Le cause dell'impossibilità

Il subingresso previsto dalla norma opera quando la causa dell'impossibilità consiste nel fatto illecito del terzo o nel fatto dell'autorità o comunque nel caso fortuito idoneo a far sorgere in capo al debitore il diritto ad un'indennità sostitutiva della cosa oggetto dell'obbligazione (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 528). Esso si può esercitare anche prima della scadenza dell'obbligazione originariamente convenuta quando è certo che non potrà esservi alla scadenza alcun adempimento poiché la prestazione è divenuta impossibile (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988,529).

L'oggetto del diritto di subingresso

Il creditore ha diritto a rivendicare il risarcimento esclusivamente nei limiti del danno subito (Osti, 300). Il termine risarcimento non deve essere inteso in senso stretto poiché l'interpretazione della norma non può porsi in antitesi con la funzione dell'istituto (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988,530). Qualora anche il debitore abbia patito un danno in proprio, il risarcimento o l'indennità devono essere ripartiti secondo le rispettive ragioni (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988, 538). Affinché il subingresso possa operare è necessario che il creditore se ne avvalga mediante un'apposita dichiarazione e non entra in via automatica nella sua sfera giuridica (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988,534). Il creditore può subentrare nei diritti spettanti al debitore in dipendenza del fatto che ha causato l'impossibilità della prestazione ed agire conseguentemente a tale titolo contro il terzo che deve rendere la prestazione risarcitoria o indennitaria oppure, qualora il debitore abbia già ricevuto tale prestazione dal terzo, può agire contro il debitore per chiedere la corresponsione di quanto il debitore stesso abbia ricevuto a tale titolo. Qualora il creditore agisca verso il terzo, il creditore subentrante deve dimostrare la riferibilità al terzo della causa dell'impossibilità (Perlingieri, in Comm. S. B., 1988,540). Il creditore che agisce verso il debitore deve dimostrare l'esistenza dell'obbligazione e l'impossibilità sopravvenuta mentre è onere del debitore dimostrare che non ha ricevuto alcun risarcimento riconducibile all'impossibilità della prestazione.

In base all'esercizio del subingresso il creditore non può conseguire un importo maggiore dell'ammontare del danno patito dal debitore (Cass. n. 1697/1958).

Bibliografia

Cottino, L'impossibilità sopravvenuta della prestazione e la responsabilità del debitore. Problemi generali, Milano, 1955; Giorgianni, L'inadempimento, Milano, 1975; Mengoni, La responsabilità contrattuale (diritto vigente), in Enc. dir., Milano, 1988; Mosco, Impossibilità sopravvenuta, in Enc. dir., Milano, 1970; Osti, Impossibilità sopravveniente, in Nss. D. I., Torino, 1962.

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