Codice Civile art. 1280 - Debito di specie monetaria avente valore intrinseco.Debito di specie monetaria avente valore intrinseco. [I]. Il pagamento deve farsi con una specie di moneta avente valore intrinseco, se così è stabilito dal titolo costitutivo del debito, sempreché la moneta avesse corso legale al tempo in cui l'obbligazione fu assunta. [II]. Se però la moneta non è reperibile, o non ha più corso, o ne è alterato il valore intrinseco, il pagamento si effettua con moneta corrente che rappresenti il valore intrinseco che la specie monetaria dovuta aveva al tempo in cui l'obbligazione fu assunta. InquadramentoLa norma si riferisce al debito che abbia ad oggetto pezzi monetari di valore intrinseco, alla stregua della previsione contenuta nel titolo costitutivo; inoltre, è necessario che al momento dell'assunzione dell'obbligazione tali pezzi monetari avessero effettivo corso legale (Inzitari, in Tr. Gal., 1983, 187). Non è invece richiesto che tali pezzi siano stati originariamente somministrati, né che si tratti di un debito di restituzione (Inzitari, in Tr. Gal., 1983, 187). I pezzi monetari devono essere metallici e devono riportare una peculiare denominazione, come le lire auree. Sicché la disposizione attiene al periodo in cui in Italia vigeva il regime della convertibilità aurea della moneta avente corso legale. Non ricadono nella disposizione i debiti aventi ad oggetto pezzi monetari non qualificati per il loro contenuto metallico, ipotesi in cui dovrà trovare applicazione il principio nominalistico e non quello del valore intrinseco (Di Majo, 284). Sono estranee alla previsione anche le clausole valore metallico (Ascarelli, in Comm. S. B., 1992, 378). Si è ritenuto che la norma possa trovare applicazione in via analogica anche con riferimento alle monete straniere di metallo pregiato (Bianca, 169). Qualora ricorrano le condizioni indicate, il pagamento deve essere eseguito con tale moneta. Quando le parti, nello stipulare un debito in lire-oro, non avessero fatto specifico riferimento ad un contenuto aureo della moneta, doveva intendersi che avessero voluto riferirsi al contenuto aureo legale della lira al momento della scadenza del debito o al tempo del pagamento (Cass. n. 1832/1955). Le conseguenze dell'impossibilità della prestazione in moneta avente valore intrinsecoIl debito avente ad oggetto monete di valore intrinseco non può essere equiparato ad un debito avente ad oggetto un dare cose. Ne discende che l'impossibilità di reperire i pezzi monetari aventi valore intrinseco non estingue l'obbligazione, bensì implica l'obbligo di pagamento in moneta corrente che rappresenti il valore intrinseco che la specie monetaria dovuta aveva al tempo in cui l'obbligazione fu assunta. All'impossibilità di reperimento sono assimilati i casi in cui la moneta non abbia più corso o in cui il valore intrinseco sia alterato. La previsione allude in via diretta ai soli debiti quantitativamente determinati in funzione di una certa quantità di metallo e, più precisamente, a quelli in cui la quantità di metallo che misura la prestazione sia determinata attraverso il contenuto dei pezzi che ne vengono indicati come oggetto. Tuttavia, tale riferimento consente l'estensione a tutte le ipotesi in cui al perimento dei pezzi monetari dovuti non corrisponda l'impossibilità di continuare a fare ricorso alla misura fissata per la determinazione quantitativa del debito. In realtà, tale normativa non è diversa da quella prevista per l'ipotesi di perimento dei pezzi di cui all'art. 1277 e può essere riassunta nel senso che, risultando impossibile la prestazione dei pezzi dovuti, ne dovrà essere prestato l'equivalente, cioè un numero di pezzi valutari che, al momento del pagamento, rappresentino, nei termini dell'adottata unità di misura, quello stesso multiplo, o sottomultiplo, di questa, al quale corrispondevano i pezzi indicati nel titolo del debito (Ascarelli, in Comm. S. B., 1992, 378). Il rischio di variazioni del valore della moneta non grava sul creditore e avvicina la fattispecie ai debiti di valore (Inzitari, in Tr. Gal., 1983, 188). BibliografiaBianca, Diritto civile, IV, L'obbligazione, Milano, 1997; Breccia, Le obbligazioni, Milano, 1991; Di Majo, voce Obbligazioni pecuniarie, in Enc. dir., Milano, 1979; Distaso, voce Somma di denaro (Debito di), in Nss. D. I., Torino, 1970; Mastropaolo, voce Obbligazione, V, Obbligazioni pecuniarie, in Enc. giur., Roma, 1990. |